Bisogna fermare il genocidio culturale azero nei territori occupati della Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh

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Il suo intervento su Radio Roma Libera del 7 aprile 2021 [QUI], che riportiamo di seguito, Marco Tosatti ha dedicato alla distruzione della memoria storica armena da parte degli azeri e dei militanti islamisti nella parte della Repubblica di Artsakh rimasta nelle loro mani dopo il cessato il fuoco imposto dalla Russia.

Giorni dopo che l’Azerbaigian ha preso il controllo dei villaggi di Talish e Madaghis nella Regione di Martakert nella Repubblica di Artsakh, le sue forze armate hanno iniziato vandalizzare, distruggere e profanare monumenti armeni (in particolare il memoriale armeno di Talish) e khachkar (“pietre incrociate” in armeno, un cippo funerario scolpito che si trova tipicamente in Armenia).
Il Presidente della Commissione permanente per i diritti umani del parlamento armeno, Naira Zohrabyan, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook delle foto – che riportiamo in questo articolo – scattate nelle due città, che ritraggono i risultati della ferocia dei soldati azeri contro il patrimonio armeno.

Dopo la guerra scatenata nel 2020 dall’Azerbaijan aiutato militarmente dalla Turchia contro gli armeni dell’Artsakh, che ha portato a un cessate il fuoco sponsorizzato da Mosca, e all’occupazione azera di ampie porzioni del territorio autonomo armeno, si è rapidamente avvenuto quello che si temeva, e che non di rado accade quando militanti islamici occupano un territorio.

Inutilmente le autorità armene avevano più volte messo in guardia la comunità internazionale da un futuro troppo facilmente prevedibile, chiedendo di agire e di bloccare quella che sarebbe stata la politica azera. Che si è puntualmente avverata. Le organizzazioni armene internazionali e nazionali chiedevano che si intervenisse per impedire a Baku di sradicare l’eredità culturale e spirituale armena nel Nagorno Karabakh.   L’accordo di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, molto doloroso per l’Armenia, che ha permesso all’esercito dell’Azerbaijan di occupare buona parte della piccola Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, ha rapidamente portato i suoi frutti dolorosi. Non solo in termini di esodo, e di azioni di crudeltà inutile ed efferata, come l’uccisione da parte dei militanti islamici pro Azerbaijan di alcuni vecchi, rimasti nei villaggi conquistati; fatti documentati da video e fotografie. Ma anche nella distruzione di quanto potesse richiamare l’antica presenza armena nella zona.

Per esempio, nella Regione di Hadrut, gli azeri, dopo aver distrutto una storica testimonianza armena cristiana nella città occupata di Shushi, la piccola chiesa di Surb Hovhannes Mkrtich (San Giovanni Battista) o Kanach Zham, hanno raso al suolo anche la piccola chiesa di Zoravor Surp Astvatsatsin (Potente Santa Madre di Dio) a Mekhakavan, come ha documentato la BBC in un suo reportage; e non c’era nessun motivo di carattere militare che rendesse necessario questo atto, dal momento che le ostilità si erano concluse [Azerbajgian ha rasato al suolo storiche chiese armene a Sushi e a Mekhakavan nell’Artsakh occupato con la guerra di aggressione del 2020 – 28 marzo 2021].

Non sono  molti, purtroppo, i siti web che siano sensibili a questo genere di problemi. E vogliamo ricordare qui Korazym.org, gestito da Vik van Brantegem, pluridecennale assistente della Sala Stampa della Santa Sede, che spesso si fa eco delle iniziative della piccola ma molto attiva comunità armena di Roma. Korazym twittava pochi giorni fa: “Un’altra chiesa armena distrutta dagli azeri dopo la guerra in Artsakh. Giorno dopo giorno il patrimonio culturale armeno viene cancellato dal regime dell’Azerbaijan nei territori occupati. Un genocidio culturale che non può rimanere impunito”.

La piccola chiesa Zoravor Surp Astvatsatsin (Potente Santa Madre di Dio) a Mekhakavan, di cui oggi non resta pietra su pietra, era già stata profanata, a metà novembre, una profanazione accompagnata, inutile a dirsi, dalle consuete grida di “Allahu Akbar”.

La Commissione Nazionale Armena per l’UNESCO @ArmUnesco ha pubblicato un video che documenta la profanazione della piccola chiesa di Zoravor Surp Astvatsatsin a Mekhakavan dai soldati azeri dopo l’occupazione, uno dei quali si è arrampicato sul tetto, per buttare giù la campana e abbattere la croce.

“La Repubblica di Artsakh ha allertato la comunità internazionale in numerose occasioni sul terrorismo culturale orchestrato dallo Stato dell’Azerbaijan, i suoi sforzi per cancellare il patrimonio culturale armeno nei territori che sono sotto la sua occupazione militare, promuovendo ulteriormente la sua politica espansionistica genocida”, ha detto il Ministero degli Esteri dell’Artsakh. “Questa politica di genocidio è un crimine contro l’umanità, una grave violazione delle norme, delle convenzioni, delle risoluzioni e degli accordi internazionali e una minaccia per l’intero mondo civilizzato”, ha aggiunto. “Chiediamo alle organizzazioni internazionali competenti di prendere tutte le misure necessarie per prevenire l’eliminazione del patrimonio culturale armeno e di condannare risolutamente la politica genocida dell’Azerbajian”, conclude la nota.

Ma finora l’Occidente, e anche il Vaticano tacciono. Ci sono popoli per cui la settimana di Passione sembra non finire con la domenica di Resurrezione.

Marco Tosatti
Radio Roma Libera, 7 aprile 2021

Il 17 giugno 2017 il Presidente della Repubblica di Artsakh Bako Sahakyan ha visitato il villaggio di Talish della regione di Martakert per partecipare a una solenne cerimonia di apertura del monumento “Revived Talish”. Il Presidente ha espresso gratitudine agli autori di questa iniziativa affermando che il monumento ha un significato particolare e riflette la nostra ferma volontà e determinazione a ripristinare l’antico splendore di questo insediamento, renderlo di nuovo affollato e prospero. Nel suo discorso Bako Sahakyan ha sottolineato che la restaurazione di Talish era tra i programmi strategici statali significativi, che avrebbero preso vita incondizionatamente. “Questo monumento è un messaggio al mondo che mostra che la nostra volontà è inflessibile, la fede nella nostra forza è salda e l’ottimismo è inesauribile. Rispondiamo alla barbarie con la nostra unità, il nostro potenziale per vivere, creare e costruire ”, ha detto Bako Sahakyan. Il Primate della diocesi Artsakh della Chiesa Apostolica Armena, Mons. Pargev Martirosyan, altri funzionari erano presenti all’evento.

Il monumento armeno di Talish dopo l’occupazione dell’Azerbajgian.

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