23 aprile 2021. Celebrazione della Festa di San Giorgio nella Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli

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Il Real Circolo Francesco II di Borbone/Royal Club Francis II of Bourbon e il Comitato Pro Francesco II di Borbone invitano alla Solenne Celebrazione Eucaristica per la memoria liturgica di San Giorgio Megalomartire, venerdì 23 aprile 2021 alle ore 19.00 presso la Reale Basilica di Santa Chiara in Napoli.

A sinistra: Lo stemma del Real Circolo Francesco II di Borbone, di colore amaranto, il coloro della Bandiera Reale del Regno delle Due Sicilie, non bianca, utilizzata soltanto dai Re e poi dal Capo della Real Casa delle Due Sicilie per diritto dinastico ereditario. Il motto Nobilitas et Virtus in Traditione, sotto lo stemma del sodalizio (la nobiltà e la virtù si trovano nell’esercizio della tradizione), assegnato dal Duca di Calabria, S.A.R. Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Capo della Real Casa della Due Sicilie per decreto del 16 gennaio 2021 [QUI]. A destra: San Giorgio trafigge il drago, affresco di Ludovico Pogliaghi, Palazzo San Giorgio, Genova.

Il 23 aprile 2021 per la Festa di San Giorgio verrà recitata una speciale preghiera ecelebrato il rito della purificazione con l’incenso nella Cappella Reale dei Borbone nel Complesso monumentale di Santa Chiara a Napoli

È trascorso un anno dal termine dei lavori di restauro storico-artistico e di conservazione architettonico, commissionati da S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, su proposta del il Real Circolo di Francesco II di Borbone. Il 9 marzo del 2020 S.A.R. il Duca di Calabria ha riaperto la Real Cappella dei Borbone nel Complesso monumentale di Santa Chiara a Napoli al culto dei numerosi fedeli devoti della Beata Regina Maria Cristina e per l’omaggio dei napoletani alle spoglie degli augusti sovrani del Regno delle Due Sicilie e dei loro familiari [QUI].

S.A.R. il Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, Gran Maestro del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, in preghiera davanti alla Cappella Reale dei Borbone (Foto di Maurizio Di Cesare).

Il desiderio che la storica e significativa Real Cappella dei Borbone nel Complesso monumentale di Santa Chiara a Napoli potesse ritornare agli antichi splendori, emerse nel corso della programmazione di una serie di iniziative, tra la Provincia dei Frati Minori di Napoli e il Real Circolo di Francesco II di Borbone.

Successivamente al Solenne Pontificale in onore di San Giorgio Martire a Santa Chiara nel 2019, il progetto sotto la direzione tecnica del Cav. Arch. Don Vittorio Talamo de Vargas Machuca, fu proposto, in concerto con la Real Commissione per l’Italia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, dal Presidente del Real Circolo Francesco II, il Gr. Uff. Dott. Paolo Rivelli al Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, S.A.R. il Principe Don Pedro, Duca di Calabria, che approvò e accettò di sponsorizzare i lavori.

La Real Cappella dei Borbone a Santa Chiara restaurata (Foto di Vik van Brantegem).

L’opera di restauro e conservazione architettonica fu eseguita con scrupolo e competenza per ripristinare nel giusto valore storico, artistico e sentimentale un monumento che custodisce tanta storia di una Dinastia che ha dato alle popolazioni meridionali d’Italia dignità, autorevolezza e principalmente notevole progresso industriale, civile, scientifico e culturale, e solamente per un fato avverso e non certo per viltà, non poté completare la gloriosa opera.

La Reale Basilica di Santa Chiara (Foto di Vik van Brantegem).

La Reale Basilica di Santa Chiara

La Reale Basilica di Santa Chiara è la più grande basilica gotico-angioina della città di Napoli, caratterizzata da un monastero che comprende quattro chiostri monumentali, un edificio di culto monumentale tra i più importanti e grandi complessi monastici della città [QUI].

Voluta da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca, quest’ultima devota alla vita di clausura seppur impossibilitata a rispondere a tale vocazione, fu chiamato all’edificazione della chiesa l’architetto Gagliardo Primario che avviò i lavori nel 1310 per poi terminarli nel 1328, aprendo al culto definitivamente nel 1330 seppur la consacrazione a Santa Chiara avverrà solo nel 1340. La chiesa, costruita in forme gotiche provenzali, assurse ben presto a una delle più importanti di Napoli al cui interno lavorarono alcuni dei più importanti artisti dell’epoca, come Tino di Camaino e Giotto.

Nella basilica di Santa Chiara, il 14 agosto 1571, vennero solennemente consegnati a Don Giovanni d’Austria il vessillo pontificio di Papa Pio V ed il bastone del comando della coalizione cristiana prima della partenza della flotta della Lega Santa per la battaglia di Lepanto contro i Turchi Ottomani.

Tra il 1742 e il 1796 venne ampiamente ristrutturata in forme barocche da Domenico Antonio Vaccaro e Gaetano Buonocore. Gli interni furono abbelliti con opere di Francesco de Mura, Sebastiano Conca e Giuseppe Bonito; a Ferdinando Fuga si deve invece l’esecuzione del pavimento marmoreo, avvenuta nel 1762.

Durante la Seconda Guerra Mondiale un bombardamento degli alleati del 4 agosto 1943 provocò un incendio durato quasi due giorni che distrusse in parte alcuni interni della chiesa e causò la perdita di tutti gli affreschi eseguiti nel XVIII secolo e gran parte di quelli giotteschi eseguiti durante l’edificazione dell’edificio, di cui si sono salvati solo pochi frammenti. I lavori di restauro si concentrarono sull’architettura medievale rimasta intatta dai bombardamenti, riportando la basilica all’aspetto originario trecentesco.

Sulla controfacciata si trova al lato sinistro il sepolcro di Agnese e Clemenza di Durazzo, di ignoto autore di inizi Quattrocento: l’opera appare simile nella struttura al monumento funebre a Maria di Valois del Camaino posto nella zona presbiteriale.

Il pavimento marmoreo settecentesco di Ferdinando Fuga fa parte dei rifacimenti barocchi scampati ai bombardamenti alleati della Seconda guerra mondiale e presenta decorazioni lungo tutta la sua architettura con al centro il grande stemma angioino.
Nella zona presbiteriale è posto sulla parete di fondo il parziale sepolcro di Roberto d’Angiò, opera dei fiorentini Giovanni e Pacio Bertini. Ai lati del sepolcro del re ci sono quelli di Maria di Durazzo (a sinistra) e del primogenito Carlo d’Angiò, duca di Calabria (a destra), databili 1311-1341 con il primo attribuito ad ignoto maestro durazzesco, mentre il secondo a Tino di Camaino.

Al centro del presbiterio si trova l’altare maggiore che, ad eccezione della mensa, è ancora quello originario (1336 circa, attribuibile almeno in parte a Pacio Bertini).

Sulla parete destra del presbiterio è invece il sepolcro di Maria di Valois, databile al 1335 circa ed anch’esso attribuito al Camaino.

La decima cappella a destra che, assieme a quella di San Francesco d’Assisi, è l’unica ad aver conservato la struttura barocca, è la Reale Cappella dei Borbone, dove riposano i Sovrani delle Due Sicilie, da Ferdinando I a Francesco II, Maria Cristina di Savoia e Filippo di Borbone, figlio di Carlo III deceduto prematuramente in età ancora giovane. Nella parete frontale è invece la tela tardo cinquecentesca dell’Incredulità di san Tommaso opera del fiorentino Girolamo Macchietti.

Il chiostro maiolicato o il chiostro delle Clarisse è uno dei quattro chiostri monumentali del monastero di Santa Chiara di Napoli, tra le architetture ed espressioni artistiche più celebri e note della città.

San Giorgio Megalomartire

San Giorgio (Cappadocia, 275-285 circa – Nicomedia, 23 aprile 303) è stato, secondo una consolidata e diffusa tradizione, un martire cristiano, venerato come santo megalomartire (in greco Hàghios Geòrgios ho Megalomàrtys, Ἅγιος Γεώργιος ὁ Μεγαλομάρτυς) da quasi tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi.

Patrono di Arcieri, cavalieri, soldati, combattenti movimento scout, esploratori/guide; Canada, Catalogna, Etiopia, Georgia, Inghilterra, Lituania, Malta, Portogallo, Repubblica di Genova, Reggio di Calabria; patrono e protettore del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il cui attuale Gran Maestro è S.A.R. il Serenissimo Principe Don Pedro di Borbone delle Due Sicilie e Orléans, Duca di Calabria, Conte di Caserta, Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie.

Morì prima di Costantino I, probabilmente sotto le mura di Nicomedia (oppure a Lydda), secondo alcune fonti nel 303. Il suo culto è molto diffuso ed è antichissimo, risalendo almeno al IV secolo. Occupa anche un posto nell’agiografia islamica, che gli dà il titolo onorevole di Profeta.

La grande diffusione del culto di san Giorgio, originariamente venerato in Oriente, si ebbe inizialmente in Europa in conseguenza delle Crociate in Terrasanta, e più precisamente ai tempi della battaglia di Antiochia. Accadde che, nell’anno 1098, durante una delle più furiose battaglie, i cavalieri crociati e i condottieri inglesi vennero soccorsi dai genovesi, i quali ribaltarono l’esito dello scontro e consentirono la presa della città, ritenuta inespugnabile. Secondo la leggenda, il martire si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani in una miracolosa apparizione, accompagnato da splendide e sfolgoranti creature celesti con numerose bandiere, nelle quali campeggiavano croci rosse in campo bianco.

San Giorgio trafigge il drago, affresco di Ludovico Pogliaghi, Palazzo San Giorgio, Genova.

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Foto di copertina: San Giorgio che combatte il drago. Libro d’Ore di Etienne Chevalier, un codice miniato di Jean Fouquet, databile al 1452-1460 e in più musei: Museo Condé di Chantilly, British Library di Londra (Add. 37.421), Metropolitan Museum di New York, Bibliothèque nationale de France di Parigi (Lat 1416), Departement des Arts graphiques del Louvre di Parigi (RF 1679, MI 1093), Museo Marmottan di Parigi e Upton House di Bearsted. L’opera è considerata tra i capolavori di Fouquet e della miniatura del XV secolo in generale. Ogni pagina, in pergamena, misura 16,5×12 cm.

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