Da Treviso: ‘il Risorto vivo e presente tra noi’

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“Non c’è abisso di amore e di umanità più profondo e inesauribile di quello che ci dischiude il Risorto che è vivo e presente fra noi”: lo ha scritto il vescovo di Treviso, mons. Michele Tomasi, nel messaggio pasquale alla diocesi.

La riflessione del presule parte dal riconoscere che “non c’è abisso di umanità più profondo di quello che si schiude sulla Croce di Cristo. Il nostro sguardo rimane tuttora come ipnotizzato dal sortilegio del contagio, che tutto sembra ricomprendere in sé, ora come ora, come se null’altro esistesse sotto il sole. E per quanti lottano per la vita, e per i morti di questo contagio, davvero è là tutto il peso e il grido, dell’esistenza e della morte, la domanda sul senso delle cose e della vita”.

La riflessione non poteva non partire dalla pandemia che si sta vivendo: “Il nostro sguardo rimane tuttora come ipnotizzato dal sortilegio del contagio, che tutto sembra ricomprendere in sé, ora come ora, come se null’altro esistesse sotto il sole.

E per quanti lottano per la vita, e per i morti di questo contagio, davvero è là tutto il peso e il grido, dell’esistenza e della morte, la domanda sul senso delle cose e della vita.

E anche chi fatica a trovare un senso in quanto ci sta succedendo, perché troppo grande è il peso delle conseguenze della pandemia, sulle relazioni umane che sostanziano il vivere, sulle fonti di sostentamento, sulle normali forme del vivere che vengono rese più difficili, fragili e stentate ha bisogno di trovare una voce, un luogo e un tempo che possano almeno esprimere ciò che, muto, sta soffrendo in questo tempo”.

Però di fronte a tale situazione il vescovo incoraggia alla speranza: “Non c’è abisso di amore più profondo di quello che si è schiuso sulla Croce di Cristo. Il Vivente non è tra i morti. Tutto ciò che Gesù, Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, ha preso con sé, su di sé sul legno della Croce è ora con Lui, non è rimasto preda del sepolcro e della morte.

Gesù si è donato tutto per amore, ha consumato nell’amore tutto se stesso. Davvero: ‘E’ compiuto’. Tutto è giunto al suo compimento, al suo fine, alla sua verità. Nulla di ciò che Gesù ha vissuto nella sua vicenda terrena è rimasto imprigionato nel sepolcro, nulla del suo corpo, della sua esistenza storica è andato perduto, perché tutto egli ha vissuto nella pienezza definitiva dell’amore che lo lega al Padre”.

La Resurrezione non è astrazione, ma corporeità: “Tutto ciò che egli ha vissuto è risorto con Lui: le sue amicizie, le sue relazioni, i suoi sentimenti, la sua passione per i piccoli e gli esclusi.

E anche tutto ciò che è nostro, tutto ciò che è dei piccoli e dei poveri, tutto il male della storia dell’uomo, ciò a cui noi non riusciamo più a porre rimedio e che ci sembra ormai irrecuperabile, tutto ciò che non è più nelle nostre mani rimane però tra le sue. Nei segni dei chiodi e nella ferita al fianco che Lui permette di toccare a Tommaso, sul suo corpo glorioso”.

Il ‘sepolcro vuoto’ è un segno reale per annunciare che la Chiesa è vicino agli uomini ed alle donne secondo l’insegnamento della costituzione conciliare ‘Gaudium et Spes’: “Non c’è abisso di amore e di umanità più profondo e inesauribile di quello che ci dischiude il Risorto che è vivo e presente fra noi.

Il sepolcro vuoto e i racconti delle donne e dei discepoli continuano ad annunciare al mondo che è avvenuto qualcosa di grande, qualcosa che cambia il mondo per sempre, che dà slancio alla vita di chi si lascia provocare dall’annuncio antico e sempre nuovo della Pasqua. Il Signore è veramente Risorto, è presente e opera tra noi.

Egli ci trasforma, rende capaci anche noi di agire nel suo amore e di essere segno e strumento di speranza gli uni per gli altri e per tutti. La presenza e la forza del Risorto rendono possibile in questo tempo difficile autentica solidarietà, sostegno ai più deboli, assunzione di responsabilità individuale e collettiva per il bene di tutti”.

E’ proprio Gesù che libera la speranza: “Il Viandante di luce sulle nostre strade illumina il cammino e Lui, vivente per amore, ci libera dalla paura e dalla solitudine e accende la speranza”.

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