Come Papa Benedetto XVI ha onorato le donne

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In questo giorno si celebra la giornata internazionale della donna; una ricorrenza molto importante per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922. Anche la Chiesa, nonostante molti non prendono in considerazione questo pensiero, ha sempre dato molta importanza alla presenza femminile tantochè papa Benedetto XVI nel 2010 ha dedicato ben 13 catechesi alle figure femminili del medioevo ed al loro pensiero: Ildegarda di Bingen, proclamata dottore della Chiesa dallo stesso papa nel 2012, Chiara di Assisi, Matilde di Hackeborn, Gertrude la Grande, Angela da Foligno, Elisabetta d’Ungheria, Brigida di Svezia, Margherita d’Oingt, Giuliana di Cornillon, Caterina da Siena, Giuliana di Norwich, Veronica Giuliani, Caterina da Bologna.

Il beato papa Giovanni Paolo II nell’enciclica ‘Mulieris dignitatem’ scrisse: “La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l’amore gratuito di un’altra persona; per le donne che vegliano sull’essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne ‘perfette’ e per le donne ‘deboli’ per tutte:… così come assumono, insieme con l’uomo, una comune responsabilità per le sorti dell’umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l’umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell’ineffabile Trinità”. E lo stesso Concilio Vaticano II nel messaggio finale affermava: “Viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. E’ per questo che, in un momento in cui l’umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l’umanità a non decadere”.

Nel 2004 il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card Ratzinger, così scriveva nella Lettera ai vescovi sulla collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo: “Tra i valori fondamentali collegati alla vita concreta della donna, vi è ciò che è stato chiamato la sua ‘capacità dell’altro’. Nonostante il fatto che un certo discorso femminista rivendichi le esigenze ‘per se stessa’, la donna conserva l’intuizione profonda che il meglio della sua vita è fatto di attività orientate al risveglio dell’altro, alla sua crescita, alla sua protezione. Questa intuizione è collegata alla sua capacità fisica di dare la vita. Vissuta o potenziale, tale capacità è una realtà che struttura la personalità femminile in profondità. Le consente di acquisire molto presto maturità, senso della gravità della vita e delle responsabilità che essa implica. Sviluppa in lei il senso ed il rispetto del concreto, che si oppone ad astrazioni spesso letali per l’esistenza degli individui e della società. E’ essa, infine, che, anche nelle situazioni più disperate, e la storia passata e presente ne è testimone, possiede una capacità unica di resistere nelle avversità, di rendere la vita ancora possibile pur in situazioni estreme, di conservare un senso tenace del futuro e, da ultimo, di ricordare con le lacrime il prezzo di ogni vita umana”.

In base a tale assunto il card. Ratzinger chiedeva precise tutele per la donna nel mondo del lavoro ed il riconoscimento per quello svolto all’interno della famiglia: “Il problema non è solo giuridico, economico ed organizzativo; è innanzitutto un problema di mentalità, di cultura e di rispetto. Si richiede, infatti, una giusta valorizzazione del lavoro svolto dalla donna nella famiglia. In tal modo le donne che liberamente lo desiderano potranno dedicare la totalità del loro tempo al lavoro domestico, senza essere socialmente stigmatizzate ed economicamente penalizzate, mentre quelle che desiderano svolgere anche altri lavori potranno farlo con orari adeguati, senza essere messe di fronte all’alternativa di mortificare la loro vita familiare oppure di subire una situazione abituale di stress che non favorisce né l’equilibrio personale né l’armonia familiare… E’ opportuno comunque ricordare che i valori femminili, ora richiamati, sono innanzitutto valori umani: la condizione umana, dell’uomo e della donna, creati ad immagine di Dio, è una e indivisibile… Pertanto la promozione della donna all’interno della società deve essere compresa e voluta come una umanizzazione realizzata attraverso quei valori riscoperti grazie alle donne. Ogni prospettiva che intende proporsi come una lotta dei sessi è solamente un’illusione ed un pericolo: finirebbe in situazioni di segregazione e di competizione tra uomini e donne e promuoverebbe un solipsismo che si alimenta ad una falsa concezione della libertà”.

E ha delineato la sua presenza all’interno della Chiesa: “Per quanto riguarda la Chiesa, il segno della donna è più che mai centrale e fecondo. Ciò dipende dalla identità stessa della Chiesa, che essa riceve da Dio ed accoglie nella fede. E’ questa identità ‘mistica’, profonda, essenziale, che occorre tenere presente nella riflessione circa i rispettivi ruoli dell’uomo e della donna nella Chiesa… Guardare Maria ed imitarla, tuttavia, non significa votare la Chiesa ad una passività ispirata a una concezione superata della femminilità e condannarla a una vulnerabilità pericolosa, in un mondo in cui ciò che conta è soprattutto il dominio e il potere. In realtà la via di Cristo non è né quella del dominio, né quella del potere come viene inteso dal mondo. Dal Figlio di Dio si può imparare che questa ‘passività’ è in realtà la via dell’amore, è un potere regale che sconfigge ogni violenza, è ‘passione’ che salva il mondo dal peccato e dalla morte e ricrea l’umanità. Affidando l’apostolo Giovanni a sua Madre, il Crocifisso invita la sua Chiesa ad imparare da Maria il segreto dell’amore che trionfa”.

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