Stasera la Via Crucis affidata ai bambini

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“Caro Gesù, Tu sai che anche noi bambini abbiamo delle croci, che non sono né più leggere né più pesanti di quelle dei grandi, ma sono delle vere e proprie croci, che sentiamo pesanti anche di notte. E solo Tu lo sai e le prendi sul serio. Solo Tu. Solo Tu sai quanto è difficile per me imparare a non aver paura del buio e della solitudine. Solo Tu sai quanto è difficile non riuscire a trattenermi e risvegliarmi ogni mattina tutto bagnato.

Solo Tu sai quanto è difficile non riuscire a parlare bene come gli altri, a pensare svelto e a fare i conti giusti. Solo Tu sai quanto è difficile vedere i miei genitori litigare e sbattere forte la porta e non parlarsi per giorni. Solo Tu sai quanto è difficile essere preso in giro dagli altri e accorgersi di venire escluso dalle feste.

Solo Tu sai che significa essere povero e dover rinunciare a quello che hanno i miei amici. Solo Tu sai quanto è difficile liberarsi da un segreto che mi fa tanto male e non sapere a chi dirlo per paura di essere tradito, accusato o non creduto”.

Così inizia la Via Crucis che papa Francesco celebrerà questa sera ancora in tempo di coronavirus in piazza san Pietro, affidate al Gruppo Scout Agesci ‘Foligno I’ ed alla parrocchia romana ‘Santi Martiri di Uganda’, mentre le immagini che accompagneranno le diverse Stazioni saranno disegni realizzati da bambini e ragazzi della Casa Famiglia ‘Mater Divini Amoris’ e della Casa Famiglia ‘Tetto Casal Fattoria’.

Quindi per il secondo anno una Via Crucis di Venerdì Santo con il papa, senza la presenza fisica dei fedeli, in diretta televisiva in mondovisione. Nell’introduzione i bambini parlano con Gesù, immaginandolo nella famiglia di Nazareth:

“Caro buon Gesù, Tu sei stato bambino come me, anche Tu hai giocato e forse sei caduto e ti sei fatto male; anche Tu sei andato a scuola e forse qualche compito non è andato un gran che bene; anche Tu hai avuto una mamma e un papà e sai che qualche volta non ho molta voglia di obbedire quando mi dicono di fare i compiti, di portare via la spazzatura, di rifare il letto e di mettere a posto la cameretta; anche tu sei andato a catechismo e alla preghiera e sai che non sempre ci vado con tanta gioia”.

E chiedono un aiuto nel sopportare le loro piccole croci: “Caro mio buon Gesù, Tu sai soprattutto che nel mondo ci sono bambini che non hanno da mangiare, non hanno istruzione, sono sfruttati e costretti a fare la guerra. Aiutaci ogni giorno a portare le nostre croci come Tu hai portato la tua.

Aiutaci a diventare sempre più buoni: ad essere come Tu ci vuoi. E ti ringrazio perché so che mi stai sempre vicino e che non mi abbandoni mai, soprattutto quando ho più paura, e perché hai mandato il mio Angelo Custode che ogni giorno mi protegge e illumina”.

E nelle stazioni della Via Crucis, come nella prima, i bambini raccontano i loro episodi di vita: “Quando ero in prima elementare, Marco, un bambino della mia classe, è stato incolpato di aver rubato la merenda del suo compagno di banco. Sapevo che non era vero, ma sono rimasto in silenzio, non era un mio problema, e poi tutti indicavano lui come il colpevole. Perché sarei dovuto intervenire?

Ogni volta che ci ripenso provo ancora vergogna, sento dolore per quella mia azione. Avrei potuto aiutare questo mio amico, dire la verità e aiutare a fare giustizia, invece mi sono comportato come Pilato e ho preferito far finta di niente.

Ho scelto la strada più comoda e me ne sono lavato le mani. Oggi me ne pento tanto: avrei voluto avere un po’ di coraggio, seguire il mio cuore e aiutare il mio amico in difficoltà. A volte sentiamo solo la voce di chi fa e vuole il male, mentre la giustizia è una strada in salita, con ostacoli e difficoltà, ma abbiamo Gesù al nostro fianco, pronto a sostenerci e aiutarci”.

Nella IV stazione i bambini raccontano il rapporto con la mamma: “Quando penso a mia mamma, vedo il suo volto gentile, sento il calore dei suoi abbracci e mi rendo conto di tutto il suo amore per me. Lei mi accompagna dappertutto, agli allenamenti di calcio, al corso di inglese e al catechismo la domenica mattina.

La sera, anche se è stanca, mi aiuta mentre faccio i compiti; e quando di notte ho degli incubi, si mette accanto a me, mi tranquillizza e aspetta che mi addormenti di nuovo. Se ho un problema, un dubbio, o semplicemente dei brutti pensieri, lei è sempre disponibile ad ascoltarmi con il suo sorriso. E nei momenti più brutti, non ho bisogno di dire parole, basta uno sguardo, lei capisce subito e mi aiuta a superare ogni sofferenza”.

Nella XII stazione i bambini si interrogano sul significato del perdono: “Poco tempo fa, dopo aver trattato l’argomento in classe, ho scritto un tema sui bambini vittime di mafia. Mi chiedo: come si possono compiere azioni così terribili?

E’ giusto perdonare queste cose? E io, sarei in grado di farlo? Gesù, morendo sulla croce, ha donato a tutti la salvezza. Non è venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori che hanno l’umiltà e il coraggio di convertirsi”.

Mentre nella XIII stazione emerge il ricordo di un bambino che ha perso il nonno per coronavirus: “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno faticava a respirare.

E’ stata l’ultima volta che ho visto il nonno, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine. Non ho potuto stargli vicino fisicamente, dirgli addio ed essergli di conforto. Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”.

Ecco il significato di questa Via Crucis affidata ai bambini, sintetizzato magistralmente su Avvenire dall’insegnante e scrittore, Eraldo Affinati, raccontando storie di vita dei suoi ragazzi di scuola:

“Affidare le riflessioni e i disegni della Via Crucis di quest’anno, tanto difficile e speciale, significa innanzitutto rilanciare il grande tema educativo così centrale nel magistero di papa Francesco. Inoltre ci aiuta a comprendere il lascito insieme drammatico e prezioso della pandemia.

E’ accaduto tutto molto in fretta: la stessa rapidità che dalle lacrime di sangue piovute sulla terra del Getsemani ci porta alla salita sul monte del Calvario, l’abbiamo ritrovata tra i primi contagiati e la tragica conta dei morti che ogni giorno siamo costretti a registrare. Come nelle peggiori sciagure, un’ombra gigantesca ha nuovamente oscurato il pianeta…

Eppure sono stati questi ragazzi, sempre pronti a rialzarsi dopo essere caduti a terra, a farmi intravedere il bagliore che spunta dietro il Golgota”.

(Foto: Santa Sede)

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