Card. Re: nell’Eucarestia Dio ama fino alla fine

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E’ stato il card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio a presiedere all’altare della Cattedra, nella basilica di san Pietro, la santa messa ‘nella Cena del Signore’, che segna l’inizio del Triduo Pasquale; ma a causa dell’emergenza sanitaria, durante la celebrazione non ha luogo il rito della lavanda dei piedi e la processione offertoriale. Insieme hanno concelebrano alcuni cardinali e vescovi, i superiori della Segreteria di Stato e i canonici della basilica.

Il vangelo di Giovanni, ‘Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine’, ha aperto l’omelia del cardinale:

“Queste solenni parole dell’Evangelista Giovanni, che sono risuonate qualche istante fa, introducono il racconto della lavanda dei piedi ai discepoli da parte di Nostro Signore Gesù Cristo e aprono il ricordo del dono di se stesso che Gesù ci ha lasciato nell’ora dell’addio; al tempo stesso, avviano il grande discorso da lui pronunciato nella vigilia dell’offerta di sé al Padre per la nostra salvezza”.

Ed  ha sottolineato l’amore di Gesù verso i discepoli: “Li amò sino alla fine’; questa toccante affermazione vuol dire che li amò fino alla sua morte sulla croce il giorno dopo, il Venerdì Santo, ma intende anche significare un amore fino all’estremo, cioè fino al grado sommo e insuperabile della capacità di amare.

L’amore di Dio si mostra nell’istituzione dell’Eucarestia:  “L’esistenza dell’Eucaristia si spiega solo perché Cristo ci ha amati ed ha voluto farsi vicino a ciascuno di noi per tutti i secoli, fino alla fine del mondo. Solo un Dio poteva ideare un dono così grande e solo una potenza e un amore infiniti potevano attuarlo.

La Chiesa ha sempre considerato il sacramento dell’Eucaristia come il dono più prezioso di cui è stata arricchita. E’ il dono mediante il quale Cristo cammina con noi come luce, come forza, come nutrimento, come sostegno in tutti i giorni della nostra storia”.

L’Eucarestia è il centro della Chiesa: “Essa deve essere il centro e il cuore anche della vita di ogni cristiano. Chi crede nell’Eucaristia non si sente mai solo nella vita.

Sa che nella penombra e nel silenzio di tutte le chiese c’è Uno che conosce il suo nome e la sua storia, Uno che lo ama, che lo aspetta e che volentieri lo ascolta. E davanti al tabernacolo ognuno può confidare quanto ha nel cuore e ricevere conforto, forza e la pace del cuore”.

Quindi l’Eucaristia è vita: “L’amore di Cristo per noi ci impegna a dare testimonianza di amore reciproco da parte nostra. L’Eucaristia è appello all’apertura verso gli altri, all’amore fraterno, al saper perdonare e al venire in aiuto di chi è in difficoltà; è invito alla solidarietà, al sostenerci l’un l’altro, a non abbandonare nessuno; è richiamo all’operoso impegno per i poveri, per i sofferenti, per gli emarginati; è luce per riconoscere il volto di Cristo nel volto dei fratelli, specialmente delle persone ferite e più bisognose”.

Inoltre, visto che per motivo del coronavirus, non può esserci adorazione fino a tarda notte, il decano ha invitato i fedeli a pregare in casa: “Ritornando però alle nostre case dobbiamo continuare a pregare col pensiero e col cuore pieni di gratitudine per Gesù Cristo, che ha voluto restare presente fra noi come nostro contemporaneo sotto i veli del pane e del vino.

Da Lui, che ha vissuto nella sua carne e nella sua anima la sofferenza fisica e la solitudine, vogliamo attingere la forza di cui abbiamo bisogno, ora più che mai, per far fronte alle grandi sfide di questa pandemia che miete migliaia di vittime ogni giorno in tutto il pianeta”.

Infine ha ricordato che questo è stato anche il giorno del tradimento: “La sera che vede la più alta manifestazione dell’amore e dell’amicizia verso di noi, è anche la sera del tradimento. Attorno alla stessa mensa nel Cenacolo si affrontarono l’amore di Dio e il tradimento dell’uomo”.

Ma anche della riconciliazione: “Il Giovedì Santo è pertanto anche un invito a prendere coscienza dei propri peccati; è un appello a mettere un po’ di ordine nella nostra vita e a metterci sulla strada del pentimento e del rinnovamento per ottenere da Dio il perdono.

Nell’Eucaristia Dio si è talmente avvicinato a noi che non dobbiamo mai sentirci abbandonati, perché siamo sempre da Lui cercati, amati e invitati a ottenere col pentimento e col Sacramento della Riconciliazione la gioia del suo perdono ed a iniziare una ripresa spirituale col cuore più aperto a Dio e a tutti i nostri fratelli e sorelle”.

Nello stesso momento papa Francesco ha celebrato la messa ‘In Coena Domini’ a casa del card. Angelo Becciu, nella cappella privata all’interno del palazzo dell’ex Sant’Uffizio.

(Foto: Santa Sede)

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