Papa: l’annuncio del Vangelo comporta la Croce

Condividi su...

Con  la celebrazione eucaristica della messa crismale, celebrata con  alcuni cardinali e vescovi, i superiori della Segreteria di Stato e i Membri del Consiglio presbiteriale della diocesi di Roma, è iniziato il triduo che introduce alla gioia della Pasqua e papa Francesco ha sottolineato il cambiamento di sentimenti nelle persone che ascoltano Gesù:

“Il Vangelo ci presenta un cambiamento di sentimenti nelle persone che ascoltano il Signore. Il cambiamento è drammatico e ci mostra quanto la persecuzione e la Croce sono legate all’annuncio del Vangelo. L’ammirazione suscitata dalle parole di grazia che uscivano dalla bocca di Gesù durò poco nell’animo della gente di Nazaret”.

Nell’omelia il papa racconta come Gesù smaschera il maligno: “Il Signore, che a volte faceva silenzio o se ne andava all’altra riva, questa volta non rinunciò a commentare, ma smascherò la logica maligna che si nascondeva sotto l’apparenza di un semplice pettegolezzo di paese…

Il Signore, come sempre, non dialoga con lo spirito maligno, risponde soltanto con la Scrittura. Nemmeno i profeti Elia ed Eliseo furono accettati dai loro compatrioti e invece lo furono da parte di una vedova fenicia e di un siro malato di lebbra: due stranieri, due persone di altra religione.

I fatti colpiscono nel segno e provocano l’effetto che aveva profetizzato Simeone, quell’anziano carismatico: che Gesù sarebbe stato ‘segno di contraddizione’ (semeion antilegomenon)”.

Ciò significa che l’annuncio della Parola porta persecuzione: “La parola di Gesù ha il potere di far uscire alla luce ciò che uno porta nel cuore, che di solito è un miscuglio, come il grano e la zizzania. E questo provoca combattimento spirituale…

Non era l’ora, ma la velocità con cui si scatenarono la furia e la ferocia dell’accanimento, capace di uccidere il Signore in quello stesso momento, ci mostra che sempre è l’ora. E questo è ciò che desidero condividere oggi con voi, cari sacerdoti: che l’ora dell’annuncio gioioso e l’ora della persecuzione e della Croce vanno insieme”.

Infatti l’annuncio del Vangelo è legato all’abbraccio della croce, perché il Padre è sempre misericordioso: “La tenerezza del padre misericordioso attrae irresistibilmente il figlio prodigo perché ritorni a casa, ma suscita anche l’indignazione e il risentimento del figlio maggiore.

La generosità del padrone della vigna è motivo di gratitudine per gli operai dell’ultima ora, ma è anche motivo di aspri commenti per i primi, che si sentono offesi perché il loro padrone è buono”.

Anzi il Padre è talmente misericordioso che dona il proprio Figlio: “La vicinanza di Gesù che va a mangiare con i peccatori guadagna cuori come quello di Zaccheo, quello di Matteo, quello della Samaritana…, ma provoca anche sentimenti di disprezzo in coloro che si credono giusti.

La magnanimità di quell’uomo che manda il suo figlio pensando che sarà rispettato dai vignaioli, scatena tuttavia in essi una ferocia fuori da ogni misura: siamo di fronte al mistero dell’iniquità, che porta a uccidere il Giusto”.

Tale misericordia è malvista da molti che credono che sia lecita la persecuzione: “Tutto questo, cari fratelli sacerdoti, ci fa vedere che l’annuncio della Buona Notizia è legato misteriosamente alla persecuzione e alla Croce”.

Da questa situazione il papa trae due riflessioni: “La prima: non meraviglia constatare che la Croce è presente nella vita del Signore all’inizio del suo ministero e perfino prima della sua nascita.

E’ presente già nel primo turbamento di Maria davanti all’annuncio dell’Angelo; è presente nell’insonnia di Giuseppe al sentirsi obbligato ad abbandonare la sua promessa sposa; è presente nella persecuzione di Erode e nei disagi che patisce la Santa Famiglia, uguali a quelle di tante famiglie che devono andare in esilio dalla propria patria…

Se le circostanze determinassero il potere salvifico della Croce, il Signore non avrebbe abbracciato tutto. Ma quando è stata la sua ora, Egli ha abbracciato la Croce intera. Perché nella Croce non c’è ambiguità! La Croce non si negozia.

La seconda riflessione è la seguente. E’ vero che c’è qualcosa della Croce che è parte integrante della nostra condizione umana, del limite e della fragilità. Però è anche vero che c’è qualcosa di ciò che accade nella Croce che non è inerente alla nostra fragilità, bensì è il morso del serpente, il quale, vedendo il crocifisso inerme, lo morde e tenta di avvelenare e screditare tutta la sua opera.

Morso che cerca di scandalizzare – questa è un’epoca degli scandali-, morso che cerca di immobilizzare e rendere sterile e insignificante ogni servizio e sacrificio d’amore per gli altri. E’ il veleno del maligno che continua a insistere: salva te stesso. E in questo morso, crudele e doloroso, che pretende di essere mortale, appare alla fine il trionfo di Dio”.

Quindi per il papa la croce abbracciata da Gesù è salvifica: “Queste sono le riflessioni. Chiediamo al Signore la grazia di trarre profitto da questi insegnamenti: c’è Croce nell’annuncio del Vangelo, è vero, ma è una Croce che salva. Pacificata con il Sangue di Gesù, è una Croce con la forza della vittoria di Cristo che sconfigge il male, che ci libera dal Maligno”.

Il papa ha concluso l’omelia con un ricordo, sottolineando che Dio opera sempre secondo la propria Grazia: “Una volta, in un momento molto buio della mia vita, chiedevo una grazia al Signore, che mi liberasse da una situazione dura e difficile. Un momento buio.

Sono andato a predicare gli Esercizi spirituali ad alcune religiose e l’ultimo giorno, com’era abituale in quel tempo, si sono confessate. E’ venuta una suora molto anziana, con gli occhi chiari, proprio luminosi. Era una donna di Dio…

Questo mi ha fatto tanto bene: sentire che il Signore ci dà sempre quello che chiediamo, ma lo fa nel suo modo divino. Questo modo implica la croce. Non per masochismo, ma per amore, per amore sino alla fine”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50