Bloccato al Senato l’iter del Ddl Zan liberticida, inutile, dannosa e pericolosa. #RestiamoLiberi

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Il Ddl Zan “porta dritto al processo la semplice perplessità che taluno manifesti sul fatto che autodichiarare il cambio del proprio sesso sia sufficiente per farlo ritenere mutato. Poi l’eventuale condanna sarà demandata alla discrezionalità del giudicante, ma intanto vi è la certezza della chiamata in giudizio, con gli annessi e connessi delle spese materiali, delle ansie e di avere a carico chissà per quanti anni una pendenza giudiziaria. Zan non si ferma qui: «La legge – sono sempre sue parole – serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza. Se dici che una donna trans non è donna è come se dicessi a una persona che non è cattolica»: il che elimina la linea di confine fra «instillare un atteggiamento di prudenza» e spingere all’autocensura. Zan ammette con chiarezza, pur se non in modo esplicito, che il testo unico di cui è relatore viola il diritto di manifestare il pensiero” (Alfredo Mantovano, magistrato in Cassazione).

Ieri, essendo venuti a conoscenza del fatto che gli attivisti LGBTQI+ e i radicali hanno organizzato un movimento online per fare pressioni sui capigruppo affinché sostengano il Disegno di legge Zan, ideologico e liberticida, abbiamo dato la notizia che l’Ufficio di Presidenza della Commissione giustizia del Senato si sarebbe riunito per decidere se calendarizzare o meno un pacchetto di proposte di legge presentate dai deputati Zan (PD), Scalfarotto (Italia Viva- Renzi), Boldrini (PD ex LEU) e altri, che mira a introdurre pesanti sanzioni penali per i colpevoli del reato di “omofobia”. La nota lobby arcobaleno cerca di far passare in parlamento il progetto di legge liberticida Zan, che, nonostante l’evidente inutilità della legge stessa, voluta solo per mettere un bavaglio a chi si oppone all’ideologia gender, “un errore della mente umana”, come l’ha chiamato Papa Francesco [Quello che Papa Francesco pensa dell’ideologia del gender. “Un grande nemico del matrimonio”. “I bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma” – 17 marzo 2021].

++++ URGENTE +++ La nota lobby arcobaleno cerca di far passare in parlamento la legge totalitaria e liberticida Zan palesemente inutile, voluta solo per mettere un bavaglio a chi si oppone all’ideologia gender – 30 marzo 2021

Applauso alla posizione di libertà del centrodestra che blocca l’iter del Ddl Zan in Senato

La Capigruppo della Commissione Giustizia del Senato, che ieri pomeriggio avrebbe dovuto decidere la calendarizzazione del Ddl Zan è stata sconvocata a data da definire. L’opposizione messo in atto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia ha reso impossibile il proseguimento dell’iter parlamentare del provvedimento voluto da Pd e M5s, sostenuto da Italia Viva e Leu e purtroppo approvato dalla Camera quattro mesi fa.

Hanno creato scandalo, all’interno del mondo della lobby arcobaleno, le parole del Senatore Simone Pillon della Lega e il netto rifiuto di tutto il partito – in sintonia con molte componenti della società civile ed ecclesiale (in primis la Conferenza Episcopale Italiana) – nell’approvare una legge che sembra a tutti gli effetti liberticida, inutile, dannosa e pericolosa.

La cantante Elodie dal suo profilo Instagram si è scagliata contro l’ostruzionismo di centrodestra, con il commento: “Indegni”. E poi, parlando in particolare del Senatore leghista Simone Pillon e delle sue dichiarazioni a difesa della vita, contro l’aborto, il programma arcobaleno LGBTQI+ e l’ideologia gender, ha rilanciato: “Questa gente non dovrebbe stare in Parlamento. Questa gente è omotransfobica“. E con questo fornisce in un oneliner la prova della pericolosità del Ddl liberticida Zan: chi la pensa diversamente non ha neanche il diretto di essere eletto in Parlamento. Più chiaro di così non si può.

Proprio Simone Pillon è stato ieri tra i primi a esprimere la sua soddisfazione con il rinvio del Ddl liberticide Zan, in un post sulla pagina Facebook: “Ufficio di presidenza sconvocato. Anche per oggi niente Zan. Ne parleremo più avanti con la speranza che prevalga il buon senso. La commissione giustizia sta lavorando febbrilmente per approvare il decreto sul riordino dell’esame di avvocato. Decine di migliaia di giovani attendono di poter svolgere la prova per cominciare una attività professionale. Penso che queste dovrebbero essere le vere priorità. Le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare. Con buona pace di Elodie e di tutta la compagnia cantante…”.

Il Ddl liberticide Zan, almeno per ora, non riesce a passare il fuoco di sbarramento dei gruppi parlamentari di centrodestra. Pd e M5s non sono sicuri di avere i numeri sufficienti per spuntare l’inserimento nel calendario dei lavori con una votazione in Commissione Giustizia. Invece, il senatore dem Monica Cirinnà assicura che: “ll Pd chiederà assolutamente l’incardinamento” e sul rischio di spaccare la maggioranza su un tema etico spiega: “Non c’è patto di maggioranza sui provvedimenti d’Aula, vale sui provvedimenti del governo, quindi economia o pandemia”. Nei corridoi però si vocifera che sicuramente i tempi si allungheranno nella speranza di uscire dallo stallo e non si esclude che il Ddl sull’omofobia arriverà direttamente sul tavolo della capigruppo del Senato, nella speranza di trovare in quella sede un possibile accordo. Difficile però immaginare quale potrebbe essere il punto di incontro.

Le parole di Matteo Salvini di ieri sono chiare: “Non servono nuove norme, ma occorre applicare severamente quelle che esistono già”. Sulla stessa linea Forza Italia con Maurizio Gasparri che dichiara: “Non c’è nessuna necessità di varare in fretta e furia il Ddl Zan” e Olimpia Tarzia, Responsabile del Dipartimento Bioetica e Diritti Umani di Forza Italia osserva: “Nella drammatica morsa della terza ondata in cui si trova il Paese, desta sconcerto il fatto che alcuni partiti pretendano di calendarizzare il Ddl sull’omofobia”. Dal fronte di Fratelli d’Italia il senatore Alberto Balboni ha annunciato: “Voteremo contro l’incardinamento del Ddl Zan in Commissione Giustizia per evitare che, con la scusa di difendere i più deboli, si approvi una legge che violerebbe gravemente la libertà di pensiero e di opinione della maggioranza degli Italiani”.

Omofobia, non serve una nuova legge
Comunicato della Conferenza Episcopale Italiana

“Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, sottolinea Papa Francesco, mettendo fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva.
Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale – costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini.
Al riguardo, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.
Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.
Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso.
Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto.
Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese.
La Presidenza della CEI
Roma, 10 giugno 2020


Ricordando la posizione dei vescovi italiani, riportiamo le dichiarazioni di tre di loro. La Conferenza Episcopale Italiana si è espresso il 10 giugno 2020 su un provvedimento che, in nome della giusta lotta contro le discriminazioni – che non sono solo quelle legate all’orientamento sessuale che una persona può assumere – di fatto rischia di introdurre una legge liberticida, che lede il diritto alla libera espressione del proprio pensiero e delle proprie convinzioni, e tende a sostenere un “pensiero unico” su questioni antropologiche decisive per il presente e il futuro dell’uomo.

Vescovo di Pavia Sanguineti: «Assurdo, in un periodo simile, dare priorità al DDL Zan»

Anche il Vescovo di Pavia, Mons. Corrado Sanguineti, si è espresso duramente in merito al Ddl liberticide Zan. In un messaggio pubblicato ieri sul sito della Diocesi di Pavia, Sanguinetti si è detto stupido della priorità e attenzione data ad un Ddl giudicato «inutile» in un momento storico come quello attuale.
«Stupisce – scrive Sanguineti – che nella grave situazione che il paese sta vivendo, dopo un anno di un’epidemia ancora in corso, con gravissime urgenze sociali ed economiche e un logoramento evidente della vita di famiglie, anziani, ragazzi e giovani, vi sia, da parte di alcune forze politiche, la tenace intenzione di portare all’esame del Senato il disegno di legge sull’omofobia, approvato alla Camera quattro mesi fa, con il rischio di produrre fratture e tensioni nell’attuale governo di unità nazionale, nato per affrontare l’emergenza del Covid-19, promuovendo un piano efficace di vaccinazione e sostenendo la progressiva e piena ripresa delle attività sociali, culturali e lavorative in Italia».
«Come cittadino e come vescovo – prosegue – spero che la Commissione Giustizia del Senato oggi non autorizzi il passaggio del Ddl in Senato, in un momento così critico per la vita della nazione, e riconfermo le perplessità e gli interrogativi, espressi già nel Comunicato della CEI dello scorso 10 giugno, su un provvedimento che, in nome della giusta lotta contro le discriminazioni – che non sono solo quelle legate all’orientamento sessuale che una persona può assumere – di fatto rischia di introdurre una legge liberticida, che lede il diritto alla libera espressione del proprio pensiero e delle proprie convinzioni, e tende a sostenere un “pensiero unico” su questioni antropologiche decisive per il presente e il futuro dell’uomo».
Secondo il Vescovo di Pavia, «di tutto l’Italia ha bisogno in questo momento, ma non certo di una legge ideologica: nulla di significativo è stato cambiato nel testo approvato alla Camera e ora proposto al Senato. Permane intatto il rischio della deriva liberticida e di favorire forme d’indottrinamento delle teorie del Gender definite da Papa Francesco “uno sbaglio della mente umana”. Mi auguro – conclude – che i nostri rappresentanti politici, delle differenti formazioni, soprattutto se cattolici o comunque amanti dell’autentica libertà di pensiero, sappiano assumere decisioni sagge e illuminate».

Vescovo di Ventimiglia-San Remo Suetta: «Ddl Zan è inutile, i crimini sono già perseguiti»

Anche il vescovo di Ventimiglia-San Remo, Mons. Antonio Suetta – contattato al telefono da Pro Vita & Famiglia – ha ribadito la sua contrarietà al Ddl Zan. Mons. Suetta ha confermato le posizioni della Conferenza Episcopale Italiana che già in passato ha sottolineato come «non si riscontra alcun vuoto normativo ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide». Lo stesso Suetta ha poi rimandato alla lettura di un suo messaggio pubblicato lo scorso giugno proprio sul tema del Ddl Zan sull’omotransfobia. «In riferimento alla proposta di legge –afferma Suetta – dall’esame delle relazioni emerge una duplice premessa che ne vorrebbe motivare l’urgente necessità di approvazione: da una parte il bisogno di colmare un vuoto normativo; dall’altra una emergenza sociale, cioè una significativa quantità di offese, anche gravi, tale da giustificare una risposta punitiva mirata. Al riguardo – sottolinea il vescovo di Ventimgilia-San Remo – illustri giuristi hanno ampiamente evidenziato come non ci sia alcuna lacuna normativa nel nostro ordinamento poiché già contiene tutta una articolata serie di norme in grado di tutelare da qualsiasi tipo di offesa alla persona (i delitti contro la vita, contro l’incolumità personale, contro l’onore, contro la personalità individuale, contro la libertà personale, contro la libertà morale)».
Suetta ha poi citato i dati Oscad più volti messi in risalto da Pro Vita & Famiglia per quanto riguarda i crimini d’odio. Dati che, come ricorda Suetta, «rilevano la bassissima incidenza tanto che tra il 2010 e il 2018 le discriminazioni per ragioni di orientamento sessuale o di identità di genere sono sati 212, pari cioè a 26,5 segnalazioni all’anno».
«Pur nella convinzione che anche un solo gesto è degno di essere condannato e stigmatizzato – ha concluso il vescovo – mi pare tuttavia evidente che non emerga una situazione di emergenza sociale o di diffuso sentimento discriminatorio, tale da giustificare una legge speciale. E’ doveroso tutelare le persone vulnerabili in quanto persone, non in quanto appartenenti ad un gruppo specifico».

Vescovo emerito di Ascoli Piceno D’Ercole: «Perché è necessario bloccare il Ddl Zan»

Tra le voci che si sono alzate per chiedere uno stop ad una eventuale legge liberticida, inutile, dannosa e pericolosa, anche quella di Mons. Giovanni D’Ercole, Vescovo emerito di Ascoli Piceno. Contattato telefonicamente da Pro Vita & Famiglia, Mons. D’Ercole ha rimandato alle parole da lui stesso espresse tramite un post Facebook e riprese da Informazione Cattolica sui social.
«Preghiamo – afferma D’Ercole – perché al nostro Paese sia risparmiata questa legge sulla quale la Conferenza Episcopale Italiana si è già pronunciata in modo molto chiaro il 10 giugno dello scorso anno. Rileggiamo insieme quello che la CEI ha detto: “Non si riscontra alcun vuoto normativo ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni. Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso”».
«La legge – continua D’Ercole – è già stata migliorata ma ha bisogno di ancora una riflessione perché nulla di molto significativo mi pare sia cambiato nella formulazione del testo modificato alla Camera e ora proposto al Senato. Permane intatto, secondo moltissimi cittadini italiani tra i quali anche me, il rischio della deriva liberticida e dell’indottrinamento dei giovani mediante le teorie del “Gender” che papa Francesco ha definito “sbaglio della mente umana”».
«Pur rispettando le opinioni di tutti – sottolinea D’Ercole – ci si chiede se in questo tempo di Covid sia proprio urgente spaccare l’armonia del popolo italiano già tanto sofferente con un argomento così divisivo. Come cittadini lavoriamo perché non prevalga la visione della vita che veicola questa legge. Come cristiani preghiamo perché il Signore illumini la mente e il cuore dei politici chiamati a decidere su questa legge che una parte considerevole degli italiani considera per lo meno non necessaria e taluni pericolosa. Siamo nella Settimana Santa, la settimana più importante dell’anno per i cristiani, e penso che non pochi deputati e senatori d’ispirazione cristiana lavoreranno perché un argomento così delicato sia rimandato a tempi di più attenta e pacato confronto. Noi carissimi – conclude – non facciamo polemiche ma preghiamo, liberi di manifestare la nostra opinione e pronti al confronto con tutti».

Disegno di legge Zan: liberticida, inutile, dannosa e pericolosa. Un libro spiega il perché

La gentile minaccia del Ddl San sull’omofobia: se pensi sbagliato, finisci in tribunale. La paradossale clausola «salva-idee» del Ddl Zan demolita dai termini della norma e dalle parole del suo stesso promotore. Omofobia e reati di opinione: la condanna è in forse ma il processo è sicuro. Parola di Zan.
Di cosa si tratta spiega il volume Legge omofobia perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo a cura di Alfredo Mantovano (Cantagalli 2021, 256 pagine), magistrato in Cassazione, Vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, già parlamentare e Sottosegretario all’Interno. L’opera  – con i contributi di Domenico Airoma, Daniela Bianchini, Francesco Cavallo, Francesco Farri, Carmelo Leotta, Alfredo Mantovano, Roberto Respinti, Mauro Ronco, Angelo Salvi e Aldo Rocco Vitale – è l’esito della comune riflessione maturata all’interno del Centro Studi Rosario Livatino, è una guida alla lettura dei 10 articoli del testo unificato del Ddl Zan, al fine di inquadrare la novità legislativa nel contesto attuale e fornire al lettore elementi per valutare la sostanziale inutilità delle disposizioni proposte, se il loro scopo è impedire ingiuste discriminazioni in danno di persone omosessuali, esistendo già doverosi ed efficaci presidi di tutela nel nostro ordinamento.

Omofobia, quando una legge dà l’allarme sugli effetti che ha
Stabilire in una norma che «sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni», è preoccupante e nell’ipotesi migliore irrispettoso della Costituzione

Anticipazione da Legge omofobia: perché non va. La proposta Zan esaminata articolo per articolo a cura di Alfredo Mantovano

In un’intervista successiva all’approvazione dell’emendamento ‘salva-idee’, alla domanda sul fatto che «si ha comunque il diritto di ritenere che un uomo che si dichiari donna non sia donna» e se «con una simile legge dirlo in tv sarebbe considerato istigazione all’odio», il relatore del testo unico anti-omofobia Alessandro Zan ha risposto: «No, ma resta un atteggiamento di non rispetto». Ma un’associazione lgbt potrebbe fare causa dopo la legge Zan? La replica del suo autore è stata che «lo decide un giudice» confermando che a suo avviso – ma non è un’opinione di scarso peso, visto che è il relatore – porta dritto al processo la semplice perplessità che taluno manifesti sul fatto che autodichiarare il cambio del proprio sesso sia sufficiente per farlo ritenere mutato. Poi l’eventuale condanna sarà demandata alla discrezionalità del giudicante, ma intanto vi è la certezza della chiamata in giudizio, con gli annessi e connessi delle spese materiali, delle ansie e di avere a carico chissà per quanti anni una pendenza giudiziaria.

Zan non si ferma qui: «La legge – sono sempre sue parole – serve a instillare nelle persone un atteggiamento di prudenza. Se dici che una donna trans non è donna è come se dicessi a una persona che non è cattolica»: il che elimina la linea di confine fra «instillare un atteggiamento di prudenza» e spingere all’autocensura. Zan ammette con chiarezza, pur se non in modo esplicito, che il testo unico di cui è relatore viola il diritto di manifestare il pensiero. Se una persona resta ferma – pur se in modo rispettoso, senza usare diffamazioni o minacce – sulla distinzione fra uomo e donna rischia, e non poco: con la sua legge affermare che «una donna trans non è donna» è un reato, garantisce con certezza la citazione a giudizio e con una certa probabilità pure la condanna.

La differenza rispetto all’impianto originario della legge Mancino c’è tutta, e per bocca del relatore. Si potrebbe replicare che la posizione dell’onorevole Zan rileva, ma in misura inferiore rispetto alla lettera dell’articolo 4: questo, come ha spiegato il capogruppo del Partito democratico in Commissione Giustizia Alfredo Bazoli nell’aula della Camera il 28 ottobre 2020, «l’articolo che garantisce in maniera piena la libertà di manifestazione del pensiero». E allora, valgano le espressioni e le parole adoperate in questo articolo, al netto delle dichiarazioni che ne hanno accompagnato l’introduzione.

L’articolo 4 si può suddividere in tre parti:
1) «Sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni»;
2) «nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte»;
3) «purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».

1. Nell’ordinamento italiano la ‘salvezza’ della «libera espressione di convincimenti e di opinioni» non deriva dalla graziosa concessione di una legge ordinaria: quella libertà trova riconoscimento, fondamento e tutela nell’articolo 21 della Costituzione. Stabilire in una legge ordinaria che «sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni» nella migliore delle ipotesi è irrispettoso per la Costituzione, che pure rappresenta il complesso di norme fondamentali alla cui stregua valutare la legittimità delle disposizioni ordinarie. Equivale a dire che non è sufficiente che sia scritto lì, tant’è che si sente il bisogno di ribadirlo: il Parlamento del 2020 si ritiene con tutta evidenza più importante dell’Assemblea costituente. Nella migliore delle ipotesi… Il senso dell’inserimento di quella frase nel mezzo del testo unico Zan nei fatti è una segnalazione di allarme: vi è necessità di rimarcare quel che è incontestabilmente scritto nella Costituzione solo perché il rischio della violazione di quest’ultima è reale. Restando nell’area dei «princìpi fondamentali», come verrebbe letto un articolo di legge che stabilisse che «sono fatti salvi i diritti inviolabili dell’uomo»? Farebbe immediatamente domandare chi e in che modo li sta mettendo in discussione.

2. Il «sono fatte salve» riguarda anche il passaggio successivo, cioè «le condotte legittime». È vero che da decenni la tecnica legislativa ha abituato a tutto, ma scrivere che ‘è legittimo quel che è legittimo’ fa correre il dubbio sulla padronanza anche dei fondamentali di quella tecnica. Nel Codice penale l’espressione «salvo che…» può avere lo scopo di delimitare l’area di applicazione di una fattispecie incriminatrice rispetto a un’altra: si pensi al delitto di cui all’articolo 316-ter, che punisce l’indebita percezione di erogazioni pubbliche, e che esordisce con un «salvo che» la condotta non integri una truffa aggravata. Oppure, sottesa al «salvo che» vi è la base concettuale delle cause di non punibilità, dalla legittima difesa allo stato di necessità: una condotta materiale in sé illecita – financo togliere la vita a una persona – non va incontro alla sanzione penale se sussistono le circostanze obiettive descritte dalle varie scriminanti. Qui invece la lettera della norma ‘fa salve’, cioè ritiene non punibili condotte che vengono definite già in sé ‘legittime’: a che serve? Quel che segue non aiuta, perché si aggiunge che la ‘salvezza’ attiene alle «condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte»: par di trovarsi, se è lecita l’espressione, di fronte a una ‘legittimità rafforzata’, visto che il «pluralismo delle idee» o «la libertà delle scelte», come prima si sottolineava, hanno fondamento costituzionale.

3. Il groviglio diventa inestricabile di fronte alla chiusura della norma, che prevede una deroga alla clausola di salvezza: la lettera di essa va nel senso che non tutte le condotte di «libera espressione di convincimenti od opinioni» sono in realtà «fatte salve», bensì solo quelle che, pur costituendo «condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte» tuttavia non siano tali da «determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Dunque, l’articolo 4, dopo aver sancito che ‘è legittimo quel che è legittimo’, precisa che l’area della legittimità, pur ‘rafforzata’ col richiamo a valori costituzionali come il «pluralismo delle idee» e la «la libertà delle scelte», conosce tuttavia una restrizione quando da esse derivi «il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti».

Attenzione: la deroga alla clausola ‘salva idee’ non riguarda condotte riguardanti «atti discriminatori o violenti»; tenere queste condotte fa ricadere senza ombra di dubbio in una delle incriminazioni che il Codice penale prevede da sempre. La deroga, se le parole hanno un significato, riguarda condotte «legittime» corrispondenti a manifestazioni di idee, che però «legittime» non sono più allorché il magistrato ritenga che da esse derivi il pericolo prima indicato…

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