A Gerusalemme la Settimana Santa

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La Settimana Santa è iniziata a Gerusalemme con le celebrazioni della Domenica delle Palme e per la prima volta, come Patriarca Latino di Gerusalemme, Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa ha presieduto sia la Messa Pontificale della Domenica delle Palme al Santo Sepolcro, sia la processione pomeridiana da Betfage, sul Monte degli Ulivi, alla Porta dei Leoni, presso la Chiesa di Sant’Anna, nella Città Vecchia.

Per la processione pomeridiana da Betfage alla Città Vecchia, le autorità israeliane avevano precedentemente fissato a 300 il numero massimo di persone autorizzate a partecipare. Tuttavia, la processione ha richiamato più di 2000 fedeli, per lo più cristiani stranieri, alcuni dei quali migranti, che lavorano e vivono nel Paese, oltre ai religiosi e alle religiose che prestano servizio in Terra Santa e ad una manciata di gerosolimitani.

Ma i cristiani palestinesi della Cisgiordania e di Gaza non hanno potuto assistere alle celebrazioni, e non saranno presenti neppure a quelle della Passione del Signore a Gerusalemme, perché fin dall’inizio della diffusione del Covid-19 in Terra Santa, nel marzo dell’anno scorso, non hanno potuto avere il permesso di visitare e pregare nei Luoghi Santi.

Sulla strada per la Città Vecchia, il Patriarca si è fermato presso la Cappella del Dominus Flevit, ha pregato su Gerusalemme e l’ha benedetta con la reliquia della Croce:

“Fa parte della missione specifica della nostra Chiesa di Gerusalemme pregare per questa Città Santa e preservare la sua vocazione ad essere una casa di preghiera per tutti i popoli, dove tutti sono egualmente cittadini, e dove ogni credente trova la propria casa”.

Nel messaggio pasquale il patriarca Pizzaballa ha ricordato che a causa del coronavirus pochi cristiani potranno partecipare alla Settimana Santa: “Siamo una piccola rappresentanza, ma con noi c’è tutta la Chiesa: ci sono i cristiani delle diverse comunità della diocesi che non hanno potuto raggiungerci a causa delle attuali restrizioni, e ci sono i cristiani di tutto il mondo che, anche se non hanno potuto raggiungerci fisicamente, oggi sono pregano noi, con il cuore e la mente rivolti a Gerusalemme”.

Ed ha dichiarato l’amore della Chiesa per Gerusalemme: “Noi Chiesa di Gerusalemme, amiamo questa città, nella quale affondano le radici della nostra identità cristiana. Essa rappresenta per ciascuno di noi il desiderio di riconciliazione universale e di pace che Dio desidera per tutta la famiglia umana. E per questo vogliamo pregare e lavorare, perché questo desiderio e questa profezia si possano avverare”.

Inoltre ha sottolineato il desiderio dell’unità: “Le ferite e le divisioni che purtroppo ancora caratterizzano la vita di questa nostra città, non devono scoraggiarci. Al contrario, devono spingerci con sempre maggiore determinazione a testimoniare la fede nella vittoria di Cristo sulla morte, ad essere noi per primi, noi Chiesa, segno di unità e riconciliazione. Non dobbiamo dubitare di questo! Per chi ha fede, la croce non è segno di sconfitta e morte, ma di amore, di vita, di riconciliazione e di perdono”.

La croce, ha sottolineato il patriarca, è l’amore di Cristo: “Per questo benediciamo la città con la croce, perché possa essere sempre più segnata dall’amore di Cristo, e diventare luogo di incontro, di rispetto e di accettazione reciproca.

Niente e nulla dunque ci spaventi, i continui ostacoli di ogni giorno non fermino la nostra carità, nessuno creda di spegnere la nostra gioia di credenti nel Cristo, figlio di Davide! Oggi noi qui, piccolo resto, ribadiamo il nostro impegno e la nostra determinazione a dire ‘si’ a Cristo, e seguirlo sulla via della croce e della redenzione, via di amore e di vita!”

Inoltre, lunedì scorso, il custode di Terra Santa, p. Francesco Patton, ha incentrato la sua riflessione durante la messa celebrata nella chiesa di san Lazzaro, a Betania, dove, secondo la Tradizione, sarebbe la tomba di Lazzaro, ha parlato del profumo della Resurrezione:

“A Betania comincia a diffondersi un altro odore, quello buono e profumato della vita. Il profumo della risurrezione, sei giorni dopo, segnerà l’inizio di un mondo nuovo e sarà un profumo capace di riempire tutto il creato, l’universo e la nostra storia. Il profumo di Betania, che è profezia del profumo di Pasqua, è abbondante. Il profumo di Pasqua, che sprigiona dal sepolcro vuoto, è infinito”.

Quindi p. Patton ha fatto il paragone tra è Giuda e a Maria: “Il cuore di Maria non calcola ma ama, il cuore di Giuda non ama ma calcola. Il cuore di Giuda è un registratore di cassa che a tutto assegna un prezzo in moneta sonante, oggi al profumo e tra pochi giorni alla vita stessa di Gesù.

Il cuore di Giuda manifesta la falsità diabolica dell’amore teorico e ideologico che si riempie la bocca di slogan, compreso quello dell’amore per i poveri, ma ignora le persone concrete”.

Infine ha chiuso l’omelia con l’esortazione per vivere la Pasqua: “Per vivere bene la Pasqua di Gesù chiediamo anche per noi di poter essere unti e di poter respirare il profumo della Pasqua. Chiediamo di poter vivere il calore dell’amicizia con Lui e per Lui, ma anche per le persone che vivono con noi e che Lui stesso ci fa incontrare e nelle quali si rende presente Lui stesso. Chiediamo di entrare nella prospettiva dell’amore gratuito e personale, che porterà lo stesso Gesù a dare la vita per ciascuno e ciascuna di noi”.

(Foto: Patriarcato di Gerusalemme)

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