Quando un cardinale non sa gestire la libertà che gli dà il Papa

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Un lunedì storico questo 25 febbraio 2013. Non solo perché è stato reso noto il motu proprio che Benedetto XVI ha firmato il 22 febbraio scorso che mette a punto alcuni dettagli interpretativi della Universi Dominici Gregis, la costituzione apostolica che contiene le norme per lo svolgimento del conclave, ma perché è successo qualcosa che si pensava relegato al medioevo e risolto con il Concilio Vaticano I: la intromissione di un potere “mondano” nelle scelte interne della Chiesa cattolica. A rendere possibile questa ingerenza un cardinale scozzese vescovo di Edimburgo dal 1985 e porporato dall’ottobre 2003. Importante la data della imposizione della berretta rossa. Non è un cardinale creato da Benedetto XVI. Piuttosto è una nomina di quegli ultimi difficili anni del pontificato di Giovanni Paolo II segnati dalla malattia del Papa e marcati dal lavoro dei collaboratori. Quello che in sintesi ha voluto evitare Benedetto XVI. Il cardinale Keith Michael Patrick O’Brien spiega in una dichiarazione pubblicata sul sito della diocesi, di aver rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età e anche per una salute non buona lo scorso 12 novembre. Il Papa le ha accettate il 18 febbraio e sono state pubblicate oggi. Il cardinale aggiunge che non parteciperà al futuro conclave per non attirare i media su di se e distoglierli dall’evento.

A parte il fatto che sembra una considerazione un po’ egocentrica, la storia del cardinale e i media è scoppiata sapientemente solo pochi giorni fa. Le notizie sul cardinale riguardano brutte vicende di supposti abusi sessuali. Che evidentemente erano sfuggite a molti e fin dal 1985. Strano emergano ora. Comunque sia, e qualunque sia il peccato del cardinale, non sta certo alla stampa decidere se è più o meno degno. Il cattolicesimo, forse molti non lo sanno, è guidato dalla misericordia, grazia divina che gli uomini possono implorare nella confessione sacramentale. Segreta. La opinione pubblica si basa, giustamente, sulla legge e sul diritto. Gli stati usano il diritto, che è proprio di ogni diversa nazione, inviolabile da altre. Ecco il diritto che seguono i cardinali è quello canonico. E per un cardinale è un dovere partecipare alla elezione del Papa. Non è una specie di possibilità cui rinunciare “per non avere gli occhi della stampa addosso”. Alla luce di quanto detto da O’Brian diventa molto chiara la nota della Segreteria di Stato di sabato scorso. Anzi suona addirittura come un avvertimento. Si parlava di “libertà” di secoli in cui i “Cardinali hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano.”

Ecco che un cardinale oggi riporta di moda il passato. E stavolta il “potere” è quello irrazionale della “opinione pubblicata”. “Oggi- diceva la nota- si tenta di mettere in gioco il peso dell’opinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono l’aspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo.” Ecco, magari anche dentro la Chiesa non si ha la chiara consapevolezza di cosa sta succedendo. Magari non l’hanno nemmeno quei porporati più o meno elettori che parlano un po’ troppo con i giornali, cioè i “potenti” di oggi, in questi giornate così dense e uniche. Il Papa con il motu proprio datato 22 febbraio, giorno della Cattedra di San Pietro, ha voluto chiarire la interpretazione di alcuni punti e articoli per rendere più certa e più libera la scelta di un nuovo Papa. Dal chiarimento sulla regola dei 15 giorni di attesa dei cardinali prima di iniziare il conclave, alla specificazione del numero di cerimonieri e tecnici che seguono il conclave, alle pene per la violazione del segreto del conclave e fino alla conferma del fatto che nessuno può togliere il diritto ad un cardinale di votare ed essere votato. Tranne ovviamente se stesso.

Ma a quel punto dovrà spiegare anche alla Chiesa il perché. Se il cardinale di Edimburgo è colpevole di ciò che si sta raccontando, farebbe meglio a dirlo piuttosto che nascondersi dietro ai media. Se invece è innocente, perché si lascia strumentalizzare dai media?

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