Il Papa fa chiarezza su come eleggere il suo successore

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Si è dimesso il 18 febbraio scorso da arcivescovo di Edimburgo, perché stava per compiere i 75 anni, l’età della pensione. Ma sul cardinal Keith Michael Patrick O’Brien è calata anche la scure delle accuse a lui rivolte di aver abusato di quattro sacerdoti. E così, ha annunciato che rinuncerà a partecipare al conclave, per evitare che i “riflettori siano tutti focalizzati su di me”, come ha detto in una dichiarazione pubblica. Resta da vedere se la Congregazione generale dei cardinali accetterà la sua rinuncia a partecipare al Conclave. Ma è anche così – come denunciato negli scorsi giorni dalla Segreteria di Stato vaticana – che i media possono influenzare un conclave.

Un conclave la cui data di inizio potrebbe essere prima del 15 marzo. Benedetto XVI ha voluto fare chiarezza su alcune norme della Universi Dominici Gregis, la costituzione pastorale promulgata nel 1996 che regolamenta l’elezione del Pontefice. Una costituzione – ha spiegato mons. Celata, vice camerlengo, in un briefing con i giornalisti – che è stata, sì, scritta considerando la possibile rinuncia di un Papa, ma le cui regole sono state definite tenendo a mente soprattutto l’ipotesi della morte. E così, erano necessari degli accorgimenti, delle “chiarificazioni ermeneutiche”, per far sì che il testo non fosse motivo di discussione in congregazione. Modifiche – ha spiegato Celata – che vanno dalle più importanti alle meno importanti.

Il motu proprio si chiama Normas Nonnullas, ed è il secondo di Benedetto XVI che va a integrare la Universi Dominici Gregis. Alcune novità sono di rilievo. Viene integrato l’art. 37, dove era scritto che si doveva attendere da un minimo di quindi a un massimo di venti giorni l’arrivo dei cardinali prima di iniziare un conclave. Non si poneva il problema se i cardinali fossero presenti a Roma già da prima della scadenza dei quindici giorni. Ora, il Papa concede al “Collegio dei cardinali la facoltà di anticipare l’inizio del Conclave se consta della presenza di tutti i cardinali elettori”. Dunque, se i cardinali decideranno di cominciare a votare nella Sistina da prima del 15 marzo, lo potranno fare.

Viene anche stabilito in maniera chiara come definire la maggioranza dei due terzi. La norma diceva che, nel caso in cui il numero dei cardinali presenti non potesse essere diviso per tre, si sarebbero richiesti i due terzi più uno dei votanti. Come interpretarla? Si doveva approssimare la cifra dei due terzi per difetto o per eccesso? Il Papa ha voluto semplificare la norma, richiedendo il minimo dei voti richiesti, ovvero “almeno due terzi dei suffragi come elettori presenti e votanti”. Perché la precisazione riguardo gli elettori “presenti e votanti”? Perché dal 34esimo scrutinio si andrà al ballottaggio, e i due cardinali che andranno al ballottaggio saranno, sì, presenti alla votazione, ma non vi potranno partecipare. “Hanno voce passiva e non attiva”, sostiene Celata.

Anche la disciplina sul segreto riguardo il conclave viene lievemente modificata: il Papa ha voluto specificare che chiunque violerà il segreto – tra quanti non cardinali prendono in qualche modo parte al Conclave, come cerimonieri (innalzati al numero di otto) o come i tecnici che si preoccupano della “bonifica” della Sistina – sarà soggetto a “scomunica latae sententiae”, e non ad un provvedimento che dovrà essere eventualmente scelto dal Pontefice che verrà, e questa è inserita nel giuramento che tutti devono prestare, davanti a dei protonotari che faranno da testimoni. Mentre, per i cardinali che violano il segreto, c’è il principio dell’onerata conscientia. Ovvero, ci si fida della loro discrezione, e in caso di violazione del segreto, deciderà il Papa quali provvedimenti prendere.

Ma il Papa ha pensato a tutto: i cardinali sono tenuti alla riservatezza e alla clausura, non si può loro rivolgere la parola nemmeno durante il tragitto verso la Sistina. Ma nell’Universi Dominici Gregis si diceva che non si poteva parlare ai cardinali durante “il trasporto” verso la Sistina. Solo che nel 2005 c’erano cardinali che non avevano voluto usufruire della navetta, ed erano voluti andare a piedi. Come regolamentare magari il gendarme che attacca bottone con i cardinali durante il tragitto? Ecco allora che il motu proprio specifica che i cardinali “durante il percorso non dovranno essere avvicinati da nessuno”.

Quali cardinali potranno entrare in conclave? Il Motu Proprio precisa che “nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto”. C’è, ovviamente, chi può rinunciare, per motivi di salute o per motivi personali. Nel caso dei primi –  ad esempio, se un cardinale non partecipa ad una votazione perché ha la febbre – il cardinale può essere ammesso agli altri scrutinii. Ma se uno rinuncia di entrare nella Sistina per motivi personali, non vi può più entrare.

Il cardinal O’Brien ha deciso di rinunciare, e ne ha dato l’annuncio. Alcuni sostengono che la sua rinuncia potrebbe essere accolta dalla Congregazione dei Cardinali, consapevole della fondatezza delle accuse su O’Brien. Ma – se la rinuncia venisse accolta – verrebbe da chiedersi se non sia stata la pressione mediatica a privare il conclave di uno degli elettori. Come c’è stata forte pressione mediatica per spingere il cardinal Mahony, arcivescovo emerito di Los Angeles, a rinunciare a partecipare al Conclave, dopo essere stato accusato di aver coperto gli scandali di pedofilia.

Sono queste le pressioni che denunciava la Segreteria di Stato nel comunicato diramato lo scorso sabato. E intanto, ha fine una delle querelle del pre-conclave: sarà il cardinal decano, Angelo Sodano, a celebrare la Messa pro-eligendo romano pontifice, la mattina del giorno in cui si aprirà il conclave. Sodano, ultra ottantenne, non entrerà in Sistina. E per questo si era ventilato che, ad interpretazione stretta della norma, celebrando la messa in Basilica solo i cardinali elettori, non sarebbe stato lui a dire l’importante omelia della Messa che precede il conclave, ma il cardinal Giovan Battista Re, decano dei cardinali dell’ordine dei vescovi. Il Papa nel motu proprio ha chiarito che la Messa in Basilica sarà invece aperta a tutto il collegio cardinalizio, anche ai cardinali ultraottantenni che non entreranno in conclave. Sodano celebrerà messa, dirà l’omelia e tornerà a casa, mentre i cardinali nel pomeriggio si recheranno verso la Sistina per eleggere il successore di Pietro.

E al successore di Pietro andrà anche il dossier su Vatileaks. La commissione cardinalizia che si è occupata della fuga di documenti riservati è stata ricevuta in udienza in mattinata dal Papa. I cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi hanno consegnato il dossier nelle mani del Papa, e terminato il loro incarico. La commissione è sciolta, e nessuno ha potuto leggere il dossier all’infuori del Papa. Una relazione che “ha consentito di rilevare – si legge nel comunicato della Santa sede – accanto a limiti e imperfezioni propri della componente umana di ogni istituzione, la generosità, rettitudine e dedizione di quanti lavorano nella Santa Sede a servizio della missione affidata da Cristo al Romano Pontefice”. Un modo di spazzare via le illazioni su lobby e cordate che infesterebbero la vita della Curia Romana. E il comunicato specifica che del contenuto delle conclusioni dei tre cardinali “è a conoscenza solo il Pontefice”. Nulla è trapelato all’esterno, e nemmeno i tre cardinali potranno parlarne nelle Congregazioni Generali. Il prossimo Papa, poi, deciderà cosa fare del documento.

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