Quella finestra vuota alla fine dell’ultimo Angelus

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Passano alcuni momenti prima che si richiuda la finestra, dopo che Benedetto XVI ha benedetto e salutato la folla venuta a salutarlo. E in quel lasso di tempo resta la finestra aperta, il drappo rosso ed una luce che si vede trapelare, mentre qualche raggio di sole continua ad aprire l’atmosfera. “Quella finestra vuota – racconta uno dei moltissimi giovani che si sono posizionati sotto la finestra del Papa dalla mattina presto – mi fa pensare al fatto che non vedremo più Benedetto XVI a quella finestra. Ci sarà un altro Papa, ma non subito. Già domenica prossima non ci sarà nessuno a dire l’Angelus.

C’è un po’ di nostalgia. Ma in molti in realtà sono venuti per assistere a un momento storico. C’è addirittura chi – come Federica, 18 anni – che afferma: “A me questo Papa non mi ha mai preso, ma sono venuta lo stesso, magari oggi mi ricredo”. E c’è chi, invece, si è mosso spinto da un sincero affetto, da una fede fortissima. C’è Virginia, una giovane mamma di due gemelline di otto anni, che viene molto spesso a seguire gli Angelus e a pregare con il Papa. “Ma non c’è mai – afferma – tutta questa gente”.

È vero, la gente è moltissima, 150 mila persone. Alle dieci del mattino, c’è un certo regolare afflusso da via della Conciliazione, mentre larghi tratti di piazza San Pietro sono ancora vuoti. Poi, man mano, la piazza si riempie, e si arriva ben oltre le cinquantamila persone contate ad occhio la scorsa settimana da Domenico Giani, il comandante della Gendarmeria vaticana, almeno tre volte tanto. C’è qualche gruppo parrocchiale che arriva guidato dal parroco, si mette in un punto e comincia la recita del Rosario. Ci sono giovani sacerdoti che, durante l’attesa, accendono l’I-Pad e pregano con l’I-breviary. E ci sono anche molti che non sono davvero credenti praticanti. “Non volevo perdere questo momento storico”, dicono.

In effetti, è il primo “ultimo Angelus” di un Papa, anche perché la tradizione dell’Angelus domenicale è abbastanza recente, e alcuni storici la fanno risalire ad una idea di Luigi Gedda, sotto il pontificato di Pio XII. La piazza intanto si è riempita. I più festosi, i messicani, arrivati con chitarre, fisarmonica e tamburi a cantare “te quereremos siempre”, ti ameremo sempre. I più seri, un gruppo di slovacchi, già dalle nove di mattina fisso sugli stessi sanpietrini. E ci sono anche gli scout di Serra San Bruno, la certosa visitata da Benedetto XVI durante il suo pontificato: “Eravamo lì quando è venuto il Papa, siamo qui per salutarlo”, sostiene Claudia, un capo scout.

È quasi ora dell’Angelus, e i giornalisti salgono su, al Braccio di Carlo Magno, la terrazza sul colonnato di sinistra guardando di fronte piazza San Pietro. Tira vento, ed è bene, perché spazza via le nuvole della mattina. Il comandante Domenico Giani è lì, “per avere un miglior colpo d’occhio sulla folla”. Non sa ancora come sarà gestita la sicurezza del Papa emerito, forse a Castel Gandolfo le guardie svizzere rimarrano fino alle 20 del 28, ovvero fino a fine pontificato, e poi lasceranno il compito ai gendarmi, forse invece continueranno a garantire la sicurezza di Benedetto. Tutto è da definire.

Come è da definire quando uscirà il motu proprio che andrà a chiarire alcuni punti della Universi Dominici Gregis, la costituzione apostolica che regola il periodo dopo la morte o rinuncia del Papa e dopo il conclave. “Di certo uscirà prima di Natale”, scherza monsignor Giuseppe Sciacca, numero due del Governatorato e uno degli estensori di questo documento – anche perché a lui spetta il compito di “consulente legale” della Camera Apostolica. Sciacca è salito sul braccio insieme a Francesco Rutelli e alla moglie Barbara Palombelli. Spiega che il motu proprio era necessario perché “c’erano delle possibilità di fraintendimenti ermeneutici”, e dunque era meglio chiarire tutto, per evitare litigi sull’interpretazione. Quando gli viene chiesto se questo farà scuola per altre eventuali rinunce del Pontefice, afferma che “nessuna legge si fa solo per un momento, l’applicazione è universale”. Ma in fondo, poi potrebbe arrivare un nuovo Papa e cambiare proprio la Costituzione Apostolica.

Il Papa esce dalla finestra, e le persone in piazza sono molto emozionate. Molti dicono di aver capito la scelta di Benedetto XVI. Alcuni, però, vorrebbero di più. “Me lo aspettavo più commosso, era glaciale”. In realtà, non lo era. Era semplicemente il Papa. Un Papa che in questi anni tutti hanno imparato ad amare. E allora ci sta che magari qualcuno giochi a cercare un difetto, per sentirne meno la mancanza.

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