Benedetto XVI: non abbandono la Chiesa , ma la servo con la preghiera

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“Vi ringrazio per l’affetto e la condivisione, specialmente nella preghiera, di questo momento particolare per la mia persona e per la Chiesa.” E’ il saluto del Papa ai 150 mila di piazza San Pietro. Benedetto XVI puntuale si affaccia dallo studio sulla piazza per il suo ultimo angelus e con serenità commenta come sua abitudine le letture della secondo domenica di Quaresima. E dalle letture spiega: “questa Parola di Dio la sento in modo particolare rivolta a me, in questo momento della mia vita. Il Signore mi chiama a “salire sul monte”, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede questo è proprio perché io possa continuare a servirla con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui l’ho fatto fino ad ora, ma in un modo più adatto alla mia età e alle mie forze.” Le parole del Papa sono interrotte più volte dagli applausi, i cronisti comprono la voce del Papa pur di dire qualcosa di “storico” e normalmente banale.

La folla però ascolta i saluti ai diversi gruppi nelle diverse lingue che Benedetto XVI prosegue a fare con serenità e gioia, ma anche con gratitudine. Anche per il sole che splende sulla Piazza: “ringraziamo Dio per questo poco di sole”. Nella riflessione liturgica il Papa legge il Vangelo della Trasfigurazione, quella di Gesù “è un’esperienza profonda di rapporto con il Padre durante una sorta di ritiro spirituale che Gesù vive su un alto monte in compagnia di Pietro, Giacomo e Giovanni, i tre discepoli sempre presenti nei momenti della manifestazione divina del Maestro.” Preghiera come momento massimo di intimità con Dio anche per noi. E “la presenza poi di Mosè ed Elia, che rappresentano la Legge e i Profeti dell’antica Alleanza, è quanto mai significativa: tutta la storia dell’Alleanza è orientata a Lui, il Cristo, che compie un nuovo «esodo» (9,31), non verso la terra promessa come al tempo di Mosè, ma verso il Cielo.”

Certo è bello, come dice Pietro: “«Maestro, è bello per noi essere qui» (9,33) rappresenta il tentativo impossibile di fermare tale esperienza mistica. Commenta sant’Agostino: «[Pietro]…sul monte…aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gli ispiravano perciò una santa condotta?» (Discorso 78,3).” Ed ecco l’insegnamento per noi tutti: il primato della preghiera “senza la quale tutto l’impegno dell’apostolato e della carità si riduce ad attivismo. Nella Quaresima impariamo a dare il giusto tempo alla preghiera, personale e comunitaria, che dà respiro alla nostra vita spirituale. Inoltre, la preghiera non è un isolarsi dal mondo e dalle sue contraddizioni, come sul Tabor avrebbe voluto fare Pietro, ma l’orazione riconduce al cammino, all’azione.” Ma ovvio che per Benedetto oggi il Vangelo dica qualcosa di più personale. Salire sul monte per pregare e così servire la Chiesa.

E per farlo chiede l’intercessione della Vergine Maria: “lei ci aiuti tutti a seguire sempre il Signore Gesù, nella preghiera e nella carità operosa.” Poi l’abbraccio della folla, e anche il sole sembra lasciare la piazza insieme alla figura di Benedetto XVI che non vedremo più a questa finestra. I cronisti continuano ad infilzare una banalità dopo l’altra, e forse qualcuno dei presenti in piazza andrà in chiesa a pregare come ha chiesto il Papa con le sue ultime parole: “ in preghiera siamo sempre vicini.”

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