Numeri ufficiali Covid-19 del 25 marzo 2021. Foto dell’infermiera che abbraccia il bambino in cura intensiva simbolo per coloro che con abnegazione curano

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Oggi sono 5 mesi esatti dall’entrata in vigore del coprifuoco per il Covid-19. 151 giorni. L’eccezione diventata regola. E si continua anche a morire con il Covid-19. E questo da 399 giorni. Senza e con coprifuoco.
E c’è anche che con abnegazione continua a curare i malati di Covid-19. Lo ricordiamo con la foto simbolo dell’infermiera che abbraccia il bambino scattata ad Ancona.
Un’infermiera bardata con tuta le protezioni anti-Covid-19 coccola un bambino di 7 mesi positivo al Coronavirus e ricoverato per un intervento delicato. La foto è stata scattata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Salesi di Ancona il 3 marzo scorso e, appena diffusa dal Resto del Carlino, è diventata subito virale. Il medico che ha immortalato la scena: “Foto scattata dal monitor di controllo”. La mamma del bimbo: “Quella foto un ritorno alla vita”.
“Sia io che mio figlio – ha spiegato la mamma del bambino – eravamo positivi al Covid, non potevo vederlo e così mi hanno mandato questa immagine di umanità e professionalità. Il personale della rianimazione è stato esemplare, non lo dimenticherò – ha detto ancora la mamma, Roberta Ferrante, al Resto del Carlino – In particolare una dottoressa che mi chiamava sempre per tenermi aggiornata sulle condizioni di mio figlio. C’è stata una frase che mi ha tranquillizzato visto che non potevo essere lì con lui: ‘Stia tranquilla signora, di suo figlio ce ne occupiamo noi, lei non si deve preoccupare’ e così è stato. Nel momento più drammatico della mia vita sentirmi dire questo e poi vedere quella foto lontana da mio figlio, è stato un ritorno alla vita dopo un incubo durato giorni”.
Il Resto del Carlino ha intervistato anche l’anestesista che ha immortalato il momento di tenerezza tra l’infermiera e il piccolo. “La scena era molto dolce e quando me ne sono accorta ho preso il cellulare il mano e ho scattato” ha raccontato Monica Pizzichini. La foto, spiega il medico, è stata “scattata attraverso il monitor di controllo che abbiamo nella sala comando del reparto dove osserviamo tutti i pazienti. Una telecamera di sorveglianza manda le immagini della stanza e io ho puntato obiettivo del mio cellulare sul monitor” (Fonte SkyTG24).

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi giovedì 25 marzo 2021

Ricoverati con sintomi: 28.424 (-14) (-0,05%) [Superata soglia del 40% di allarme, al 43%]
In terapia intensiva: 3.620 (+32) (+0,89%) [con 260 nuovi ingressi del giorno] [*] [Raggiunta la soglia del 40% di allarme, al 40%]
Deceduti: 106.799 (+460) (+0,43%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 25 marzo 2021 Ore 19:31) 2.739.791 (4,59% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 25 marzo 2021 ore 18:50 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.

[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.
Sono 8.595.798 le dosi di vaccino contro il Covid-19 somministrate in Italia, l’86,7% del totale di quelle consegnate: 9.911.100 (nel dettaglio 6.610.500 Pfizer/BioNTech, 826.600 Moderna e 2.474.000 AstraZeneca). Le somministrazioni effettuate in 1.951 centri in tutta la penisola hanno riguardato 5.169.787 donne e 3.426.011 uomini. Le persone che hanno ricevuto entrambe le dosi sono 2.739.791. Questo è quanto si legge nel report online del commissario straordinario per l’emergenza sanitaria aggiornato alle 19:31 di oggi. Le dosi sono state somministrate a 2.917.239 operatori sanitari, 470.449 unità di personale non sanitario, 528.990 ospiti di strutture residenziali, 2.647.112 over 80, 213.549 unità delle forze armate, 857.177 unità di personale scolastico.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 268 (+1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Qualche buona notizia oggi, sul fronte dei vaccini e della loro risposta alle varianti virali. I primi risultati in arrivo dagli studi in corso a livello mondiale, riportati nel Bollettino epidemiologico dell’Oms, prendono in esame l’efficacia dei principali vaccini contro le tre varianti attualmente più diffuse: inglese, sudafricana e brasiliana. Nel primo caso sono state ottenute numerose prove sull’attività anticorpale indotta dai vaccini AstraZeneca, Bharat, Moderna, Novavax e Pfizer. In particolare i due vaccini AstraZeneca e Pfizer sono stati osservati anche nel corso di uno studio condotto in Uk nel periodo in cui la variante in oggetto era ormai prevalente: mostrando efficacia nel ridurre infezioni, ospedalizzazioni e decessi. Per entrambi i vaccini è stata dimostrata anche l’efficacia, già dopo la prima dose, nel ridurre i casi sintomatici nella popolazione over 70 con un livello di protezione ancora maggiore verso le forme più gravi della malattia. Per quanto riguarda la variante sudafricana un buon numero di studi ha confermato una riduzione della risposta immunitaria sia nei soggetti precedentemente colpiti dal ceppo originario, sia in quelli vaccinati. Tuttavia le analisi delle cellule T (memoria immunitaria) suggeriscono che questo tipo di immunità sia meno influenzata dalla variante stessa e si mantenga nel tempo simile a quella indotta dal ceppo di Wuhan. In ogni caso per i vaccini AstraZeneca, Janssen (Johnson & Johnson), Novavax e Pfizer ci sono evidenze di un’efficacia contro le forme cliniche della malattia, con studi ancora in corso in particolare su AstraZeneca per verificare il livello di protezione ottenibile con un intervallo di tempo più lungo tra prima e seconda dose. Per quanto riguarda infine la variante brasiliana, che sembra avere un impatto più limitato delle due precedenti nell’aggravare la manifestazione clinica della Covid-19, gli studi si sono concentrati sui vaccini Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Sinovac: l’attività di neutralizzazione si riduce da 2,6 a 10 volte rispetto a quella ottenuta contro il virus originario, in particolare per quanto riguarda il vaccino Sinovac che non garantisce una risposta neutralizzante efficiente e suggerisce la possibilità di reinfezione nei soggetti così vaccinati. Tuttavia, anche nel caso della variante brasiliana, uno studio condotto sulle cellule T conferma una significativa risposta grazie alla memoria immunitaria a lungo termine (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

Von der Leyen dopo domanda Draghi: dosi Ue restano in Ue

Nel suo intervento durante il Consiglio europeo, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha ripercorso i punti salienti della vicenda dei vaccini AstraZeneca ritrovati nello stabilimento di Anagni e ha chiesto al Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, se ritiene giusto che le dosi localizzate in Belgio e in Olanda restino destinate all’Unione europea, in tutto o in parte. Nell’intervento di replica, von der Leyen ha rassicurato sul fatto che le dosi prodotte in Ue saranno destinate alla Ue. Questo è quanto si apprende da fonti a Brussel (Fonte SkyTG24).

Draghi: europei ingannati da alcune case farmaceutiche

Nel suo intervento al Consiglio europeo, Draghi ha sostenuto la necessità di non restare inermi di fronte agli impegni non onorati da alcune case farmaceutiche. Secondo quanto si apprende a Brussel, Draghi ha detto che i cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune aziende farmaceutiche, e restare fermi e non prendere provvedimenti sarebbe difficile da spiegare (Fonte SkyTG24).

AstraZeneca, Hancock: contratto Gb prevale su Ue

Il contratto firmato in anticipo mesi fa dal governo britannico con AstraZeneca per le forniture del vaccino anti-Covid-19 sviluppato (con finanziamento pubblico Uk) dall’Università di Oxford ha maggior peso legale di quello sottoscritto più tardi dall’Ue. Lo ha detto per la prima volta così netta Matt Hancock, Ministro della Sanità di Boris Johnson, ai media del Regno. “Io credo – ha tagliato corto – che le nazioni libere debbano seguire il diritto. Brussel ha un contratto fondato sulla clausola del massimo sforzo, noi un accordo in esclusiva. E il nostro contratto prevale sul loro: si chiama diritto contrattuale, è molto chiaro” (Fonte SkyTG24).

29 milioni di dose ferme nel Lazio
Siamo senza antidoti, ma scopriamo che a Frosinone ce n’è una marea
Sono destinati ad altri Paesi Ue e agli africani. Paghiamo e teniamoceli
Sulla salute dei cittadini non si va al risparmio
Ora fuori i soldi e compriamoci le fiale
Brussel è rimasta coerente alla demagogia della sobrietà anche nell’emergenza. Le conseguenze le vediamo
di Renato Farina
Libero, 25 marzo 2021


Che si fa in guerra se c’è bisogno di muli, ferro per fame cannoni, fieno, grano, cavalli? L’intendenza li acquista. Non bada al prezzo. Stampa banconote come da economia di guerra. Sei proprietari nascondono e rifiutano, si requisisce. Ovvio, l’esempio era buono per l’800 e le guerre d’indipendenza. Ma ci siamo intesi. Adesso in questa maledetta battaglia la materia prima urgente Sulla salute dei cittadini non si va al risparmio Ora fuori i soldi e compriamoci le fiale Bruxelles è rimasta coerente alla demagogia della sobrietà anche nell’emergenza. Le conseguenze le vediamo e famelicamente necessaria sono i vaccini.

Non sappiamo come finirà per i 29 milioni di dosi AstraZeneca conteggiate dai carabinieri nello stabilimento laziale dove si riempiono le fiale con la pozione salvifica. Due settimane fa, Mario Draghi ha bloccato la spedizione in Australia. Ragioni pratiche e persino etiche: l’Italia ne ha bisogno, e noi siamo il Paese dove più duramente la falce del Covid ha mietuto e sta ancora mietendo la popolazione.

Qui però osiamo fare un discorso meno truculento di sequestri, carte da bollo, discorsi scandalizzati contro l’impero malavitoso delle multinazionali. Paghiamo il prezzo di mercato, costi quello che costi. E alla fine ci guadagneremo tutti. Non solo in termini di salute, ma proprio di risparmio in moneta sonante e prospettive di rivitalizzazione dell’economia. Evitiamo pose mascellari, tiriamo fuori la grana necessaria, senza bisogno di emanare leggi eccezionali che portano malissimo ai popoli che le accettano.

A insegnarcelo è il Regno Unito, oltre che Israele. Non hanno lesinato sul prezzo. Hanno fatto contratti che convenivano a venditore e acquirente. Ci sono detti popolari che aiutano a capire:
1) dalla parte del compratore: chi più spende, meglio spende;
2) dal lato del produttore e fornitore: pagare moneta, vedere cammello.

Ecco, l’Unione Europea ha avuto un approccio pessimo. Invece che puntare al risultato: avere tante dosi, in fretta, costi quel che costi, con clausole bronzee in caso di inadempienze delle ditte; ha agito in base a un’etica narcisistica: osservare e rimirare allo specchio la propria avarizia scambiata per attitudine al risparmio. Risultato: abbiamo sotterrato un sacco di gente che oggi sarebbe stata salva, se invece della virtù usuraia da papà Goriot avessimo adottato il tanto sbandierato principio di precauzione, che coincide con il primum vivere. L’Ue ha applicato non l’amore al proprio popolo, ma la coerenza ideologica con la squallida demagogia della sobrietà con la pellaccia degli altri.

PARAGONE TREMENDO

Un economista e un giurista, rispettivamente Natale D’Amico e Giovanni Guzzetta, hanno dimostrato con i numeri la gigantesca balordaggine di Ursula von der Leyen e dei suoi euroburocrati. Partiamo da un paragone tremendo. I morti e i neo contagiati quotidiani in Gran Bretagna e in Italia. Dalle parti di Londra, in questi ultimi giorni i morti quotidiani per Covid sono stabilmente meno di 20, e i nuovi casi 5000. In Italia siamo tra i 4 e i 500 deceduti mentre risultano più di 20mila neo infetti al d’i. La cosa si spiega con la cifra dei vaccinati. Nel Regno Unito al 20 marzo erano 29,9 milioni, nel Bel Paese 7,7. E la colpa non è certo anzitutto della velocità nel vaccinare ma nella disponibilità del siero. La differenza si spiega esattamente per le due opposte mentalità. Una pratica, da buon padre di famiglia (anche se Boris Johnson non ne ha l’aria), l’altra, tignosa e moralistica, da matrigna che compra soltanto profumi per sé (e qui siamo, parlandone con il dovuto rispetto, a Ursula e ai suoi Prodi).

Johnson ha avuto tanti vaccini, diremmo a valanga, perché ha tenuto conto di come vanno le cose al mondo da alcune migliaia di anni. Ha messo mano al portafoglio con larghezza, data l’urgenza e il rischio mortale. Per 267 milioni di dosi il cancelliere dello scacchiere (ministro del Tesoro) verserà alla fine 5,6 miliardi di euro. Non sappiamo il dettaglio di quanto pagato per dose alle varie industrie.

CHI È IL FESSO?

L’Ue ufficialmente non ha fatto conoscere i prezzi, ma sono sfuggiti al sottosegretario belga al Bilancio, il quale ha comunicato che l’Ue si è impegnata a versare dall’1,78 euro per dose di AstraZeneca (puro costo di produzione) fino i 15,12 euro per Moderna. D’Amico e Guzzetta hanno calcolato che se la Gran Bretagna avesse firmato contratti analoghi a quelli dell’Ue, invece di 5,6 avrebbe speso 2 miliardi.

Chi è il fesso? Un cretino direbbe: Johnson. Balle. Il premier inglese ha avuto forniture rapide e certe, convenienti per tutti. Ha salvato decine di migliaia di concittadini, fatto risparmiare ingenti risorse destinate ai ristori. Fa ripartire prima l’economia. Toglie l’angoscia al proprio popolo. Noi siamo qui a fare gli europeisti e a seppellire i morti e la speranza. Se ci fossimo mossi pagando i prezzi fissati da Sua Maestà, avremmo speso in più 900 milioni di pidocchiosissimi euro. Ci sarebbe da ribaltare l’Europa.

Cartabellotta: “Non so se si potrà tornare a breve a vita pre-virus”

“Non so se riusciremo a tornare alla vita pre-pandemia in tempi relativamente brevi perché quelle abitudini presuppongono libertà di movimento, di circolazione e di iniziativa”. Lo ha detto il Presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, all’evento “Il Servizio Sanitario Nazionale prima, durante e dopo la pandemia Covid-19” organizzato dalla fondazione (Fonte SkyTG24).
Cioè, marcia indietro sul potere del vaccino miracoloso…

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