Papa Francesco: sant’Alfonso Maria de’ Liguori invita ad essere con gli ‘ultimi’

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150 anni fa, il 23 marzo 1871, papa Pio IX proclamava sant’Alfonso Maria de’ Liguori Dottore della Chiesa, che visse una graduale conversione verso una pastorale improntata sulla misericordia: la radicalità evangelica non va contrapposta alla debolezza dell’uomo, come ha scritto papa Francesco in un messaggio a  p. Michael Brehl, Superiore Generale della Congregazione del Santissimo Redentore e Moderatore Generale dell’Accademia Alfonsiana, ricordando le sfide attuali poste dalla pandemia, dall’intelligenza artificiale e dalla minaccia antidemocratica:

“La Bolla di proclamazione del dottorato di sant’Alfonso ne evidenzia la specificità della sua proposta morale e spirituale, avendo saputo indicare ‘la via sicura nel groviglio delle opinioni contrastanti del rigorismo e del lassismo’.

A centocinquant’anni da questa gioiosa ricorrenza, il messaggio di sant’Alfonso Maria de’ Liguori, patrono dei confessori e dei moralisti, e modello per tutta la Chiesa in uscita missionaria, indica ancora con vigore la strada maestra per avvicinare le coscienze al volto accogliente del Padre, perché ‘la salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia’”.

La teologia del teologo napoletano nasce dall’ascolto delle persone: “La proposta teologica alfonsiana nasce dall’ascolto e dall’accoglienza della fragilità degli uomini e delle donne più abbandonati spiritualmente. Il Santo Dottore, formatosi in una mentalità morale rigorista, si converte alla ‘benignità’ attraverso l’ascolto della realtà”.

Da qui nasce la sua missione: “L’esperienza missionaria nelle periferie esistenziali del suo tempo, la ricerca dei lontani e l’ascolto delle confessioni, la fondazione e la guida della nascente Congregazione del Santissimo Redentore, e ancora le responsabilità come Vescovo di una Chiesa particolare, lo portano a diventare padre e maestro di misericordia, certo che il ‘paradiso di Dio è il cuore dell’uomo’.

La graduale conversione verso una pastorale decisamente missionaria, capace di prossimità con il popolo, di saperne accompagnare il passo, di condividerne concretamente la vita anche in mezzo a grandi limiti e sfide, spinse Alfonso a rivedere, non senza fatica, anche l’impostazione teologica e giuridica ricevuta negli anni della sua formazione: inizialmente improntata ad un certo rigorismo, si trasformò poi in approccio misericordioso, dinamismo evangelizzatore capace di agire per attrazione”.

Per questo sant’Alfonso ha sempre preferito gli ‘ultimi’: “Nelle dispute teologiche, preferendo la ragione all’autorità, non si ferma alla formulazione teorica dei principi, ma si lascia interpellare dalla vita stessa. Avvocato degli ultimi, dei fragili e degli scartati dalla società del suo tempo, difende il ‘diritto’ di tutti, specialmente dei più abbandonati e dei poveri. Questo percorso lo ha condotto alla scelta decisiva di porsi al servizio delle coscienze che cercano, pur tra mille difficoltà, il bene da fare, perché fedeli alla chiamata di Dio alla santità”.

Da qui l’invito ad entrare nel vissuto delle persone: “Ogni azione pastorale ha la sua radice nell’incontro salvifico con il Dio della vita, nasce dall’ascolto della vita e si nutre di una riflessione teologica che sappia farsi carico delle domande delle persone per indicare strade percorribili.

Sull’esempio di Alfonso, invito i teologi moralisti, i missionari ed i confessori ad entrare in rapporto vivo con i membri popolo di Dio, e a guardare all’esistenza partendo dalla loro angolazione, per comprendere le difficoltà reali che incontrano ed aiutare a guarire le ferite”.

Da questa prospettiva alfonsiana la realtà diventa superiore all’idea: “La teologia morale non può riflettere solo sulla formulazione dei principi, delle norme, ma occorre che si faccia carico propositivamente della realtà che supera qualsiasi idea.

Questa è una priorità, perché la sola conoscenza dei principi teoretici, come ci ricorda lo stesso sant’Alfonso, non basta per accompagnare e sostenere le coscienze nel discernimento del bene da compiere. E’ necessario che la conoscenza diventi pratica mediante l’ascolto e l’accoglienza degli ultimi, dei fragili e di chi è considerato scarto dalla società”.

In questa direzione il papa ha chiesto di accompagnare tutti nella via della Redenzione: “E’ necessario sempre trovare la strada che non allontani, ma avvicini i cuori a Dio, così come fece Alfonso con il suo insegnamento spirituale e morale…

Come sant’Alfonso siamo chiamati ad andare incontro al popolo come comunità apostolica che segue il Redentore tra gli abbandonati. Questo andare incontro a chi è privo di soccorso spirituale aiuta a superare l’etica individualistica e a promuovere una maturità morale capace di scegliere il vero bene. Formando coscienze responsabili e misericordiose avremo una Chiesa adulta capace di rispondere costruttivamente delle fragilità sociali, in vista del regno dei cieli”.

Questo ‘andare incontro’ è importante, soprattutto in questo particolare momento, per offrire risposte che partano dal ‘grido dei poveri’: “Alfonso de’ Liguori, maestro e patrono dei confessori e dei moralisti, ha offerto risposte costruttive alle sfide della società del suo tempo, attraverso l’evangelizzazione popolare, indicando uno stile di teologia morale capace di tenere insieme l’esigenza del Vangelo e le fragilità umane…

La teologia morale non deve aver paura di accogliere il grido degli ultimi della terra e di farlo proprio. La dignità dei fragili è un dovere morale che non si può eludere o demandare. E’ necessario testimoniare che diritto dice sempre solidarietà”.

Ed infine un invito al dialogo inteso come ‘marturya’: “Vi invito, così come ha fatto sant’Alfonso, ad andare incontro ai fratelli e alle sorelle fragili della nostra società. Ciò comporta lo sviluppo di una riflessione teologico morale ed un’azione pastorale, capace di impegnarsi per il bene comune che ha la sua radice nell’annuncio del kerygma, che ha una parola decisa in difesa della vita, verso il creato e la fratellanza.

In questa speciale ricorrenza incoraggio la Congregazione del Santissimo Redentore e la Pontificia Accademia Alfonsiana, quale sua espressione e centro di alta formazione teologica ed apostolica, a porsi in dialogo costruttivo con tutte le istanze provenienti da ogni cultura, per ricercare risposte apostoliche, morali e spirituali a favore della fragilità umana, sapendo che il dialogo è marturya”.

(Foto: facebook)

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