Daniele Mencarelli: la Via Crucis conduce alla Resurrezione

Condividi su...

“Questa Via crucis è un’opera ‘doppia’, in cui alla perdita di sé che caratterizza il cammino di Cristo verso il Calvario fa da contraltare il cammino dell’uomo moderno, il tipico businessman, verso la piena realizzazione di sé. Chi è il vincitore? Qual è l’ ‘Ora’ della vera rivelazione dell’umano? Quella del crocifisso o quella del padrone del mondo? In fondo: a Dio o a Satana, a chi vogliamo guardare come nostro salvatore? Nessuno dei due ha una strada facile, nessuno dei due si può seguire senza ferirsi, ma (per dirla con un riferimento all’ultimo romanzo di questo poeta dell’oggi) a chi ‘chiedere salvezza’, poiché tutti la chiediamo? Un’opera per entrare, laicamente, nel mistero delle domande sul credere e sulla vera umanità dell’uomo”.

E’ questa la condizione in cui si trova l’anonimo protagonista della prima tra le due sequenze di cui si compone ‘La croce e la via’ di Daniele Mencarelli (con le immagini di Luca Moscatelli), singolare esperimento tra liturgia e drammaturgia che porta ancora una volta alla ribalta uno degli autori più interessanti e apprezzati del momento.

Impostosi inizialmente come poeta, Mencarelli ha esordito in narrativa nel 2018 con ‘La casa degli sguardi’, al quale lo scorso anno ha fatto seguito ‘Tutto chiede salvezza’, il romanzo che, oltre a essere entrato nella cinquina dello Strega, si è aggiudicato il premio Strega Giovani.

Quest’opera è parte di una trilogia di impianto autobiografico al cui completamento Mencarelli sta già lavorando al terzo, che dovrebbe uscire alla fine dell’anno: la ‘croce’ è portata dall’innominato arrivista rinchiuso nella smania della propria affermazione, mentre la ‘via’ è propriamente quella del Calvario.

La prima sezione, articolata nella scansione canonica delle quattordici ‘Stazioni’, parla la lingua della prosa, che è poi l’unica con la quale sembra avere familiarità l’arrogante protagonista educato all’ ‘arte del dominio’. La seconda parte del libro di Mencarelli ritrova il ritmo della poesia e torna a seguire l’andamento della Via Crucis, tra cadute e incontri, celebrazione degli affetti e dono di sé per la redenzione.

Daniele Mencarelli ci spiega come è nata questa via crucis ‘doppia’?

“La parte poetica è nata prima della parte in prosa. L’idea è stata quella di costruire un doppio percorso: da una parte quello della Passione di Cristo, che porta al Golgota ed alla crocifissione; dall’altra quella dell’uomo che vince contro tutto, ma poi alla fine si rende conto che è una vittoria muta. Da una parte la croce senza via, come può essere in questo mondo; dall’altra un percorso, che rispetto alla Croce ed alla Via, è quello paradigmatico”.

Perché occorre chiedere la salvezza?

“Almeno per me penso che faccia parte dell’estensione naturale dell’amore: tutto ciò che amiamo deve essere salvato dal nostro amore. In fondo questa pandemia ha dimostrato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che della sola salute ce ne facciamo poco. Occorre scoprire la salvezza che dà a questo mondo”.

Cosa chiede il ‘vuoto’ della Croce? 

“Il ‘vuoto’ della Croce chiede sacrificio; chiede che ognuno riempia quello che è la sua parte. Il ‘vuoto’ della Croce rimanda all’idea che ognuno nel corso della vita si debba confrontare con il tema del dolore, che la società contemporanea ha rimosso. Sappiamo perfettamente che nessuno non può non affrontare questi percorsi. E’ un mosaico che attraverso la propria esperienza va a colmare il suo spazio, che poi è la Croce dell’umanità”.

Nella malattia come affrontare la Croce?

“Di fronte alla morte improvvisa, alla malattia inesorabile, istintivamente l’uomo alza gli occhi al cielo. Sperimenta sulla carne dei suoi cari che la salute è importante, fondamentale, ma che da sola non basta, e che quando fallisce il suo obiettivo, quando s’inginocchia di fronte al male, c’è altro che il nostro cuore continua a chiedere, a urlare, pregare.

Allora compie il gesto naturale della preghiera, si affida all’Invisibile affinché protegga ciò che se n’è andato dagli occhi. Perché è semplicemente disumano lasciare al nulla ciò che abbiamo amato, come fosse la sorgente di tutto, e l’orizzonte ultimo inevitabile. L’amore si ribella al nulla, ora e sempre. In questo tempo c’è un’altra parola, come luce dopo il nero della morte: Resurrezione”.

In quale modo la Resurrezione salva?

“La Resurrezione è la via della croce di Cristo è il paradigma massimo della Salvezza, perché per un cristiano la relazione con il proprio corpo in cui ritorneremo alla fine. La Resurrezione è la massima scommessa dell’uomo rispetto al tema della Salvezza. Altri hanno mondi in discontinuità con questa esperienza mondana; Cristo invece dice che noi torneremo a vivere dentro questo corpo. A tutti gli effetti la visione più bella rispetto alla Salvezza è la Resurrezione”.  

Free Webcam Girls
151.11.48.50