Mons. Fragnelli: ‘Con i piccoli gesti si diventa artigiani che costruiscono la comunità’

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“Cura del creato, compassione per i malati e i senzatetto, riconciliazione per vivere una Pasqua di fraternità”: sono gli spunti di impegno concreto offerti dal vescovo di Trapani, mons. Pietro Maria Fragnelli nel suo messaggio per la Quaresima, perché la pandemia “cambia le abitudini e ci spinge ad intensificare le relazioni personali e i particolari di attenzione reciproca. Cambia anche le celebrazioni della pietà popolare”, particolarmente sentite quelle del Venerdì Santo.

Davanti a queste prospettive mons. Fragnelli ha chiesto di diventare capaci di gentilezza: “E’ un sogno pensare che le famiglie e le parrocchie le scuole e le imprese la politica e le associazioni del territorio diventino capaci di gentilezza?”

A tale domanda ha proposto alcuni segni, iniziando da quello della pace: “In Quaresima, nel ‘correre verso la meta della pace’, ripensiamo il gesto dello scambio della pace: per ora possiamo farlo solo con uno sguardo. Il significato antico del gesto risiede nello scambiarci Gesù, nostra pace.

La comunità cristiana condivide la gioia del Risorto che, a Pasqua, si rende presente come pace che il mondo non può dare. E’ Lui la nostra pace. Da Lui riparte la storia degli Apostoli che vincono ogni paura e si diffondono in tutto il mondo per annunciare la Risurrezione del Signore e donare a tutti Gesù nostra pace”.

Quindi l’invito ad essere artigiani della comunità attraverso le virtù teologali: “L’incontro con il Risorto rende coraggiosi i cristiani nel combattere ogni ingiustizia, per la conversione di cuori pieni d’inganno…

L’artigiano della comunità s’impegna a rinnovarsi nella fede, nella speranza e nella carità. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti.

E’ la Verità manifestatasi in Cristo: non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che si è fatto Via che conduce alla pienezza della Vita”.

La seconda virtù che deve possedere l’artigiano della comunità è quella della speranza: “L’artigiano della comunità è mosso dalla speranza, dallo sguardo rivolto alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata.

E’ speranza nella riconciliazione, nel perdono ricevuto nel Sacramento, perdono di cui ci facciamo diffusori. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità”.

Infine il Mistero pasquale è vissuto nella carità: “Infine l’artigiano della comunità si rivela nella carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno.

La carità è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza. La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno”.

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