La Santa Sede ribadisce che non si può benedire un’unione dello stesso sesso…

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E’ ‘negativa’ la risposta alla domanda se la Chiesa abbia l’autorità di benedire le unioni di persone dello stesso sesso: così mons. Georg Bätzing, presidente dei vescovi tedeschi, in una nota a riguardo del documento che la Congregazione per la dottrina della fede ha pubblicato sul tema: ‘ripete lo stato del magistero della Chiesa come si riflette in diversi documenti romani’.

Anche se in Germania ‘da tempo si discute su come si possa sviluppare questo insegnamento’ con solide argomentazioni basate sulle “verità fondamentali della fede e della morale, la riflessione teologica in corso e anche l’apertura ai nuovi risultati delle scienze umane e delle situazioni di vita delle persone di oggi”.

Infatti a dicembre del 2019 in un’intervista a ‘Stern’ il card. Reinhard Marx, allora presidente della Conferenza episcopale tedesca, disse: ”La Chiesa non può sminuire un rapporto omosessuale solido, in cui ciascuno dei due partner rimane a fianco dell’altro per anni”, specificando che non si trattava di una benedizione che rende il rapporto omosessuale ‘simile al matrimonio’.

Mentre nello scorso febbraio mons. Peter Kohlgraf, vescovo di Magonza ha difeso il suo sostegno a un libro di benedizioni e riti per le unioni omosessuali. Il libro fa seguito a una pubblicazione dell’Austria del maggio 2020 su come le coppie omosessuali potrebbero ricevere una benedizione liturgica formale.

Nel commento al ‘Responsum ad dubium’ la Congregazione per la Dottrina della Fede ha spiegato il centro della questione sulla benedizione a persone dello stesso sesso:

“La questione disputata sorge nel quadro della ‘sincera volontà di accoglienza e di accompagnamento delle persone omosessuali, alle quali si propongono cammini di crescita nella fede’, come indicato dal Santo Padre Francesco, a conclusione di due Assemblee sinodali sulla famiglia…

 E’ questo un invito a valutare con opportuno discernimento i progetti e le proposte pastorali offerti al riguardo. Tra questi, vi sono anche benedizioni impartite ad unioni di persone dello stesso sesso. Si chiede perciò se la Chiesa disponga del potere di impartire la sua benedizione: è la formula contenuta nel quaesitum”.

La Nota è intervenuta sulla distinzione tra persona ed unione senza esprimere un giudizio sulle persone, che secondo il Catechismo della Chiesa cattolica devono essere ‘accolti con rispetto’ e senza ‘discriminazione’. Per questo la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede ha motivato questa decisione, ribadendo il valore delle benedizioni:

“Esse appartengono al genere dei sacramentali, i quali sono «azioni liturgiche della Chiesa» che esigono consonanza di vita a ciò che essi significano e generano. Significati ed esiti di grazia che la Nota espone in forma concisa. Di conseguenza, una bene-dizione su una relazione umana richiede che essa sia ordinata a ricevere e ad esprimere il bene che le viene detto e donato”.

Inoltre questa nota sottolinea che questa clausola si estende anche ad altre unioni e non solo alle coppie dello stesso sesso: “Non esse sole però, quasi che il problema siano soltanto tali unioni, bensì qualsiasi unione che comporti un esercizio della sessualità fuori del matrimonio, la qual cosa è illecita dal punto di vista morale, secondo quanto insegna l’ininterrotto magistero ecclesiale.

Questo sta a dire di un potere che la Chiesa non ha, perché non può disporre dei disegni di Dio, che altrimenti verrebbero disconosciuti e smentiti. La Chiesa non è arbitra di quei disegni e delle verità di vita che esprimono, ma loro fedele interprete e annunciatrice”.

In fondo la Nota ha chiarito l’importanza dei ‘sacramentali’: “Di conseguenza, per essere coerenti con la natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su alcune relazioni umane occorre (oltre alla retta intenzione di coloro che ne partecipano) che ciò che viene benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e ad esprimere la grazia, in funzione dei disegni di Dio iscritti nella Creazione e pienamente rivelati da Cristo Signore. Sono quindi compatibili con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei disegni”.

In pratica la nota della Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottolineato la validità del matrimonio, senza condannare le altre unioni: “Per tale motivo, non è lecito impartire una benedizione a relazioni, o a partenariati anche stabili, che implicano una prassi sessuale fuori dal matrimonio (vale a dire, fuori dell’unione indissolubile di un uomo e una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita), come è il caso delle unioni fra persone dello stesso sesso.

La presenza in tali relazioni di elementi positivi, che in sé sono pur da apprezzare e valorizzare, non è comunque in grado di coonestarle e renderle quindi legittimamente oggetto di una benedizione ecclesiale, poiché tali elementi si trovano al servizio di una unione non ordinata al disegno del Creatore”.

Infine la Nota non esclude dalle benedizioni le persone, ma solo le unioni: “La risposta al dubium proposto non esclude che vengano impartite benedizioni a singole persone con inclinazione omosessuale, le quali manifestino la volontà di vivere in fedeltà ai disegni rivelati di Dio così come proposti dall’insegnamento ecclesiale, ma dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni.

In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l’intenzione non di affidare alla protezione e all’aiuto di Dio alcune singole persone, nel senso di cui sopra, ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio”.

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