I vescovi campani chiedono le bonifiche dei territori

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Lo studio ultimato nel febbraio scorso dal gruppo di lavoro indipendente dell’Istituto Superiore di Sanità, commissionato nel 2016 dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, doveva rispondere ad un quesito specifico: costruire una mappa dei siti di smaltimento di rifiuti che possono aver avuto un impatto sulla salute delle persone che vi risiedono.

Il lungo studio, durato complessivamente 4 anni, ha analizzato il territorio in maniera profonda, consegnando un rapporto di 67 pagine alla cui conclusione gli studiosi evidenziano che è possibile che vi sia un nesso causale e/o non causale tra la presenza di siti inquinati e l’aumento delle patologie nella popolazione che vi risiede.

Lo studio ha preso in esame un’area di 426 chilometri quadrati divisa su 38 comuni, che equivale al territorio di competenza della Procura di Napoli Nord. Di questi 38 comuni, 19 sono in provincia di Napoli e 19 in provincia di Caserta: di questi comuni 34 rientrano nel perimetro della ‘Terra dei Fuochi’, istituito dalla legge del 2014, mentre 24 rientrano nel sito di interesse nazionale domitio-flegreo.

Sono stati presi in considerazione 2.767 siti di rifiuti controllati o non controllati, tra questi anche quelli soggetti ai roghi. Si è calcolato che sui 354.000 abitanti della zona presa in esame, il 37% vive entro 100 metri da uno dei siti inquinati.

Il solo comune di Giugliano in Campania ha registrato la presenza di 628 siti pericolosi sul campione di 2767, di questi quelli di categoria 5A sono ben 178. Seguono i comuni di Caivano con 85 siti tra incendi di cumuli di rifiuti, roghi di plastiche e pneumatici e incendio di ecoballe, su 282 siti pericolosi totali, poi Afragola con 88 siti di classe 5A su 228 totali. Gravosa anche la situazione del comune di Villa Literno, che pur non avendo nessun sito di classe 5A conta ben 172 siti pericolosi sul suo territorio.

Di fronte a tali risultati la Conferenza episcopale campana, presieduta dal vescovo di Acerra, mons. Antonio Di Donna, ha rivolto un appello alle istituzioni regionali, chiedendo un impegno per la bonifica dei territori:

“Riteniamo il Rapporto di particolare importanza, in quanto si riconosce, per la prima volta, ‘un possibile ruolo causale e/o concausale dei siti di rifiuti, in particolare quelli incontrollati e illegali di rifiuti pericolosi, nell’insorgenza di queste malattie’.

E’ la conferma, da parte di indiscusse autorità, di quanto la popolazione ha percepito da tempo. Riconosciamo che si tratta di un atto ufficiale di notevole portata con il quale tutti, anche la cosiddetta ‘corrente negazionista’ dovrà confrontarsi”.

I vescovi hanno invitato a non fermarsi con l’invito ad estendere “il monitoraggio sugli altri territori interessati all’inquinamento ambientale, sviluppando un sistema di sorveglianza epidemiologica in particolare nelle province di Napoli e Caserta”.

Una richiesta già fatta altre volte dai vescovi, facendosi interpreti del dramma della popolazione, ma mai realizzata attraverso precise richieste, contenute anche nel rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità:

“Si realizzino gli interventi evidenziati dai risultati dell’indagine che lo stesso Rapporto raccomanda: bloccare qualsiasi attività illecita e non controllata di smaltimento di rifiuti; bonificare i siti; incentivare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti; attivare un piano di sorveglianza epidemiologica permanente per le popolazioni; sviluppare attività educative alla corresponsabilità”.

Infine i vescovi campani ricordano che tutti questi temi saranno al centro, il 17 aprile ad Acerra, del Convegno nazionale ‘Custodire le nostre Terre. Salute, ambiente, lavoro’, promosso dalle Commissioni Episcopali della Cei per il servizio della carità e la salute e per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, dagli Uffici nazionali per la pastorale della salute e per i problemi sociali e il lavoro, dalla Caritas italiana e dai vescovi della Campania. Un’iniziativa alla quale sono stati invitati i vescovi dei 42 siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin), che insistono in ben 78 diocesi.

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