Il sesso può essere visto diversamente da come lo hanno presentato a Sanremo?

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Alcuni giorni fa una cantante che ha partecipato al Festival di Sanremo ha affermato che il pudore è sinonimo di ‘chiusura di mentale’. Ammetto che se avessi avuto 15 anni una frase così mi avrebbe toccata molto. Crescendo ho capito che la purezza non toglie nulla, anzi dona più sapore alla vita, ma non sono stata immune, da adolescente, a messaggi di questo tipo.

Ho assorbito tante cose, dai coetanei, dai personaggi famosi, da film o giornalini… Ma poi qualcuno mi ha mostrato altro. E ho capito che togliere al sesso la protezione dell’amore è come togliere a un castello le sue mura: ci rende più attaccabili, più soli.

Non giudico quella ragazza e le sue scelte di vita, ma se sono qui a replicare è perché ho scoperto che è vero l’opposto: un’estrema liberalizzazione sessuale non ci rende più liberi, bensì più vulnerabili; mentre il pudore non ci chiude, anzi, ci ricorda quanto sacro sia il nostro corpo e ci apre al dono sincero di noi. Perché noi valiamo immensamente, non siamo oggetti interscambiabili.

Qualche giorno fa guardavo la puntata di un telefilm dove la protagonista è una donna in carriera sulla quarantina, che sul lavoro dà il massimo in tutti i sensi, dimostrando sensibilità ed onestà, mentre sul piano sentimentale ha i suoi problemi: delusa da un uomo di cui è innamorata, si lascia andare a una storiella in barca, con un uomo sulla cinquantina che la corteggia.

L’indomani, pur sapendo di essersi ‘accontentata’, perché ammette che ‘Danilo è un’altra cosa’ e, indirettamente, che l’amore non è ‘una scappatella in barca’, sorride con l’amica sulla notte di sesso appena trascorsa: a entrambe sembra normale che una donna, non potendo avere l’uomo che desidera di più, vada nel frattempo con un altro (perché sappiamo tutti che poi Danilo tornerà e dell’uomo in barca non si vedrà più nemmeno l’ombra).

Non vivo su un altro pianeta e riconosco che questa sia ‘la normalità’ in una cultura dove il sesso non è visto necessariamente come vincolo, ma, se lo si vuole, può trasformarsi anche in passatempo. Se il sesso è un’attività come un’altra, allora si può essere gli uni passatempo degli altri. Consenzienti, certo, come spesso mi obiettano quando dico questo, ma pur sempre passatempi. 

Però mi chiedo: è questo l’unico modo possibile di vedere il sesso (ovvero come un gesto senza particolari implicazioni, che all’occorrenza esprime amore, all’occorrenza, invece, riempie solo un posto vacante)? So che qualcuno può credere che ci sia del moralismo dietro alle mie parole e che scriva questo articolo per crogiolarmi in discorsi giudicanti che nessuno vuol più sentire. Ma vi assicuro che non è così: ciò che mi preme è che ciascuno sia veramente libero come la nostra società si auspica.

Mi spiego. Tanti rivendicano la libertà di scegliere per sé cosa fare del proprio corpo, ma io penso che siamo davvero liberi di scegliere qualcosa se sappiamo che possiamo anche scegliere altro. In questo caso, possiamo scegliere di concederci senza che vi sia amore, se sappiamo che esiste anche un’altra opzione: donare il nostro corpo solo a chi ha preso l’impegno di unire la sua vita alla nostra per sempre.

E voi direte: ‘ma perché, le persone questo non lo sanno?’ Una mia amica che tiene con il marito un corso sulla sessualità (itinerante in tutta Italia) mi ha detto che il 50% degli adolescenti che incontrano non ha la più pallida idea di cosa sia la castità, né che esiste l’opzione di vivere il sesso solo con la persona che ti ha accolto prima nella vita.

“Non far sapere alle persone che si può anche vedere il sesso come qualcosa di sacro, da vivere come dono a un’unica persona, è omissione di soccorso, – dice lei – perché poi tanti ragazzi, conoscendo bene questa opzione, se ne appassionano e la accolgono con gioia. Più volte delle ragazze mi hanno detto con tristezza: Se queste cose le avessi sapute prima…”

Ecco, oggi mi premeva farvi sapere che l’opzione castità (intesa come la virtù che preserva il sesso dalla ricerca egoistica del piacere) non solo esiste e può donarvi gioia. A me (che l’ho accolta nella mia vita dopo aver prima creduto a messaggi come quelli lanciati dall’Ariston) ha dato così tanto che volentieri, oggi, per raccontarvelo, corro il rischio di essere additata come pazza, retrograda o ‘chiusa di testa’.

E’ perché credo fermamente nella bellezza di una vita pura che ho dedicato anche vari libri a questo tema: ‘Non lo sapevo ma ti stavo aspettando’ (Mimep Docete, 2016), ‘Casti alla meta. 50 sfumature dell’amore vero’ (Mimep Docete, 2020), ‘Vivere da originali’ (Mimep Docete, 2020).

Voi non dovete fare la mia stessa scelta per forza. Potete continuare ad approvare le scelte delle star di Sanremo o dei personaggi dei telefilm che guardate. Certo che potete! Avete il libero arbitrio. Lo rispetta Dio, posso forse calpestarlo io? Ovviamente no e neppure lo vorrei mai. Ci tenevo però a dirvi che c’è un’alternativa: sarebbe un peccato se pensaste di essere senza scelta.

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