Padre Panichella dal Brasile racconta la situazione

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Qui ad Atalaia do Norte, nell’Amazzonia brasiliana, sul confine con il Perù non ci sono grandi novità in questi mesi. Da dicembre a febbraio in Brasile è tempo di vacanze, ritmo attenuato. C’è la morsa della pandemia del covid che qui viaggia su una trentina di casi nuovi al giorno, con diversi morti (non si sa  quanti perchè l’assessorato comunale della sanità attribuisce i decessi ad altre cause); su 13.000 abitanti hanno avuto ed hanno il virus 2.400 persone circa, cioè sul 15% della popolazione. La cosa é gravissima.

Il vescovo della nostra diocesi, Alto Solimões ha emesso un decreto per la diocesi di sospensione di tutte le attività pastorali. Così il comune. Quindi questa missione può  contare solo con la messa alla domenica al 30% di capienza, la consegna delle buste di alimenti e la preghiera e comunione nelle famiglie. Gli indigeni dei villaggi, circa 6.200 sono contagiati a loro volta dal covid.

Vi racconto un incontro:  giovedì scorso, durante il pisolino del pomeriggio hanno bussato e mi hanno chiamato: era la suora, di cui conosco la voce che mi chiamava e c’era alla porta un indigeno che parlava il portoghese chiedendomi di andare a benedire un morente, che non era mai guarito bene dal morso di un serpente. Il morente aveva questo desiderio…

Il fatto inedito è che José Nascumento era pagé, cioè ministro della religione etnica ‘Marubo’ e che spesso non accettava interventi medici dei ‘bianchi’. Il medico l’aveva abbandonato al suo destino da tre mesi. E’ un villaggio ad 8 km da Aralaia, strada di terra con buche profonde melmose con la mia moto guidata da un giovane. Arrivati lì siamo entrati nella ‘maloca’ (capanna di paglia indigena), piccola in verità e scura, con pochissima luce.

Credo che nessuno parlasse il portoghese tranne l’uomo che era venuto a cercarmi. Ho toccato il malato, che non reagiva, ho pregato il Signore, ho letto un tratto del vangelo di Giovanni; ho dato la benedizione con  l’acqua e ho tentato di conversare con i tanti presenti su alcune cose. Rispondeva colui che era venuto a chiamarmi. C’erano tante amache appese qua e là e mi hanno detto che lì dentro vivono tredici famigliari.

Ciò non è esattamente per la povertà, ma per un altro motivo molto valido, per conservare la loro cultura che amiamo e stimiamo! Passando ai progetti con i bambini, adolescenti e giovani, dovuto alla pandemia non si possono fare attività in presenza e quindi sono aiutati in casa e con le loro famiglie con borse di alimenti, in questa fase di estrema povertà e…fame.

Li ho visitati a gennaio. Il comune di São Paulo sta boicottando il centro SASF e si rischia di chiudere per mancanza di fondi. Meno male che voi aiutate. Grazie infinite. La Pasqua è giustamente Gesù,che è stato ucciso perchè scomodo, dando la vita a tutti e risorgendo glorioso. Diamo anche noi la vita.

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