Dopo Enzo Bianchi l’Uomo che Veste di Bianco taglia un’altra testa?

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Poco tempo è passato, da quando a metà gennaio Paolo Ruffini (e Andrea Tornielli, pare, rispettivamente Prefetto e Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede) fu ricevuto in Udienza da Papa Francesco. Contrariamento a quanto successo con l’Udienza a Bose di ieri – per cui la Santa Sede con un Comunicato inconsueto ha fornito oggi la chiave di lettura autentica (mettendo nero su bianco che Papa Francesco “fin dall’inizio ha seguito con particolare attenzione la vicenda, ha inoltre inteso confermare l’operato del Delegato Pontificio”, a seguito del “decreto singolare” del Segretario di Stato approvato dal Papa “in forma specifica”, a cui dopo 10 mesi Enzo Bianchi non ha ancora obbedito) [QUI] – ufficialmente non è stato comunicato niente al riguardo dell’Udienza del 16 gennaio a Ruffini (e Tornielli, pare). Quindi, non abbiamo certezza sulla reale ragione per la quale il Pontefice ha richiamato a suo cospetto Ruffini (e Tornielli, pare). Si è trattato, fino ad oggi, pare, solo con una tirata di orecchie, come si leggeva su La Verità rilanciato da Dagospia.

Tornielli sussurra a Francesco.

Però, quello che sappiamo bene è che certe azioni per Francesco non passano in cavalleria, soprattutto non per chi abusa della sua fiducia [Il Mediagate Vaticano. Il Papa richiama all’ordine i suoi “addetti stampa”. Ruffini e Tornielli non dormono sereni – 18 gennaio 2021].

Poi, in questi giorni, dopo l’intervista del Papa emerito Benedetto XVI rilasciato il 1° marzo 2021 a Massimo Franco per il Corriere della Sera [QUI], rimbomba la voce devastante lanciata da Dagospia sul Segretario particolare del Papa emerito, l’Arcivescovo Georg Gänswein: “Repulisti d’immagine”. È un fatto che è molto raro che il Papa emerito parla attraverso un’intervista da quando nel 2013 annunciò di rinunciare al ministero petrino. Quindi, Dagospia si interrogo sulle reali motivazioni di quella intervista, nel quale rimane in secondo piano il Papa emerito, mentre sono messo sotto la lente altre figure, con il sospetto che il Papa emerito è stato uno strumento. Dagospia lo definisce un “rilancio” del Segretario particolare. Gänswein, che era sulla copertina di Vanity Fair proprio nella settimana della rinuncia di Papa Benedetto XVI – scrive Dagospia -, ma che da allora era “abituato ad apparire su riviste di second’ordine”.

Sul tema ci sembra importante riportare la voce del giornalista e scrittore Americo Mascarucci, che sul blog Stilum Curiae di Marco Tosatti offre un commento alle polemiche relative al “Caso Ratzinger”, non occupandosi però dei personaggi principali della questione, ma focalizzandosi su un backstage particolare, mirando al megagalattico direttore dei media vaticani, il “soldato Tornielli”.

Il soldato incontra suo generale.

Salvate il “soldato Tornielli”. Dopo Enzo Bianchi Bergoglio fa cadere un’altra testa?
di Americo Mascarucci
Stilum Curiae, 5 marzo 2021

Fra le tante curiose ricostruzioni sull’intervista di Benedetto XVI al Corriere della Sera dei giorni scorsi firmata da Massimo Franco, la più curiosa, intrigante e decisamente originale, oltre a quella del nostro stimatissimo monsignor Ics, è sicuramente quella che ci ha fornito Dagospia. Il sito di Roberto D’Agostino avanza una chiave di lettura inedita che ha per protagonista, manco a dirlo, Monsignor Georg Gänswein, il Segretario particolare di Ratzinger, che secondo l’autore dell’articolo avrebbe tentato così una sorta di “operazione rilancio” della propria immagine, da tempo giudicata interessante soltanto da “riviste di second’ordine”.

Scrive Dagospia: “Il repulisti della sua immagine (di padre Georg ndr.) grazie al primo quotidiano italiano è forse una captatio benevolentiae di Massimo Franco aspirante (dicono i pettegoli con la tonaca) direttore del Corrierone? Oppure è un tentativo di Andrea Tornielli, da sempre press agent del vanitoso prelato tedesco, di approdare come vaticanista in Via Solferino visto che, a quanto sembra, Papa Francesco non lo vuole più vedere neanche in fotografia? Ah, saperlo!”.

E qui devo ammettere caro Tosatti di essere trasecolato. Perché non è possibile che dopo aver scaricato su due piedi il “povero” Enzo Bianchi fino ad intimargli di lasciare per sempre il monastero di Bose da lui fondato e guidato per cinquant’anni, ora Bergoglio voglia liquidare anche il direttore editoriale dei media vaticani. Non ci posso credere sinceramente, come faticavo a credere che proprio Francesco potesse rendersi complice dell’operazione “fora di ball” di Enzo Bianchi, etichettato per anni come il suo teologo di fiducia. Ora anche il più “papista” dei vaticanisti italiani (papista nel senso di stare dalla parte di tutti i papi indipendentemente da chi sono e da come si chiamino) rischia sostanzialmente di essere messo alla porta, al punto da doversi ricostruire una carriera, magari da vaticanista del Corsera come ipotizza Dagospia? Non sappiamo se l’indiscrezione sia attendibile, ma qualora lo fosse allora davvero si potrebbe dire che “non c’è più religione”.

Perché Tornielli, un passato nel settimanale di Comunione e Liberazione Il Sabato insieme ad Antonio Socci, poi vaticanista nel berlusconiano Il Giornale (sempre insieme a Socci) per poi traslocare a La Stampa ed entrare infine nei sacri palazzi, ha fama di grande “papista”. Talmente papista da essersi sentito sempre in dovere di difendere i pontefici e di sfatare tutte le ombre che si sono addensate su di loro.

Come il suo tentativo di smontare la super acclarata ostilità di Giovanni XXIII nei confronti di San Pio da Pietrelcina, fino a negare che sia stata opera sua la grande persecuzione subita dal frate con le stimmate proprio durante il pontificato di Roncalli; una persecuzione da addebitare, secondo il nostro, unicamente all’invidia del “diabolico” don Umberto Terenzi rettore del Santuario romano del Divino Amore, che di sua iniziativa e senza informare nessuno avrebbe piazzato i registratori nel confessionale del frate. Ma appare davvero incredibile che Padre Pio possa aver subito tutte le misure restrittive che il Vaticano gli impose senza il consenso del papa. Che Giovanni XXIII fosse effettivamente estraneo alla vicenda dei microfoni nel confessionale è credibile, ma che non abbia avuto parte attiva nell’opera di persecuzione lo è molto meno.

O il tentativo di smentire l’immagine di “antipapa” che i media durante gli anni del pontificato di Giovanni Paolo II e poi di Benedetto XVI hanno ritagliato intorno al cardinale Carlo Maria Martini, generata a detta di Tornielli da equivoci e da errate interpretazioni dei testi e degli interventi dell’ex arcivescovo di Milano, che invece per i due nutriva grande stima e benevolenza (a Wojtyla sicuramente, considerando che ha deposto contro la canonizzazione).

O ancora, il tentativo di smontare la “propaganda tradizionalista” a sostegno di padre Stefano Maria Manelli e dimostrare che il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata non aveva alcun intento persecutorio da parte del Vaticano, ma che era stato deciso da Bergoglio con tutte le giuste motivazioni e accolto con favore dalla stragrande maggioranza dei frati (salvo poi ritrovarsi in più occasioni a sua volta smentito).

Con il suo blog Vatican Insider su La Stampa Tornielli ha fatto il pelo e il contropelo ai “nemici di Bergoglio” premurandosi di negare ogni volta i dissidi fra papa regnante e papa emerito, e anzi tentando di avvalorare l’idea che fra i due vi fosse totale sintonia.

Sarà un caso che nell’intervista sul Corriere della Sera, che però sembra assomigliare ad una chiacchierata informale completamente gestita e pilotata da Monsignor Gänswein anche nelle risposte, Ratzinger abbia parlato con disprezzo dei tradizionalisti, fino a definire fanatici quelli che lo considerano ancora il papa legittimo? Proprio lui che ha sempre rifiutato le etichette, che ha sempre guardato con favore ai gruppi più tradizionalisti, impegnandosi fino all’ultimo per scongiurare la scomunica di Marcel Lefebvre da parte di Giovanni Paolo II e da papa per riportare la Comunità San Pio X nella Chiesa? Uno come Benedetto XVI si sarebbe mai limitato ad un giudizio così severo in modo tanto approssimativo, banale e superficiale come un prete qualsiasi, e senza entrare nel merito della controversia? Il sospetto che dietro l’intervista improbabile a Ratzinger si possano nascondere altre strategie, comprese quelle riportate da Dagospia, ci sta tutto. Ma in attesa di conferme o smentite al riguardo, per favore salvate almeno il “soldato Tornielli”. Non sia mai che dopo Enzo Bianchi, anche lui finisca nell’elenco, ormai sempre più nutrito, dei bergogliani “sedotti e abbandonati”.

Postilla

Ricordiamo quando il Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede romanticamente scrisse del “Crocifisso bagnato dalle lacrime del Cielo”. Ma quelle non erano lacrime, quella era pioggia che cadeva incessantemente sulle due opere. E anche altre testate giornalistiche hanno confermato un danno procurato con grande leggerezza [Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso sul Sagrato della Basilia di San Pietro danneggiato dalla pioggia ieri – 28 marzo 2020].

Dicono, che adesso il Direttore editoriale a capo dei media vaticani non solo ha perso il sonno tranquillo, ma versa anche lacrime, queste vere, per niente romantiche.

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