“La Rete dei Sopravvissuti del Cile” – CRIN report 2021: la responsabilità dell’indifferenza per la morte di 1.313 bambini cileni

Condividi su...

“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Mt 18,6-7).

Proseguiamo la nostra inchiesta, sul tema delle violenze sessuali sui minori, perpetrate all’interno della Chiesa Cattolica Romana. Dopo aver affrontato, in 4 parti, il caso Australian Gate – Un Oceano dell’Orrore nel quale abbiamo motivato la discrepanza di 2,2 miliardi di dollari AUS (1,4 miliardi di Euro). Una somma enorme rilevata dall’Australian Transaction Reports and Analysis Centre (AUSTRAC), come conseguenza di accordi economici, tra Chiesa Cattolica Romana e Stato australiano, dal 2014 al 2020. Accordi bilaterali, destinati – è nostra ipotesi – per i risarcimenti alle vittime della violenza del clero [QUI].

Nel più totale silenzio dei media vaticani, adesso presentiamo ai nostri attenti e affezionati lettori, i risultati delle indagini svolte dal Child Rights International Network (CRIN), ente investigativo, informativo e di controllo attuativo, accreditato dall’ONU. Il CRIN supporta le Nazioni Unite, tramite il Comitato per i diritti dell’infanzia (CRC) e sostiene l’applicazione della Convenzione dei diritti dell’infanzia, dei diritti di adolescenti e minori. Aderiscono al CRIN circa 3.000 organizzazioni di 130 paesi, che operano per la tutela dei minori.

Nella presente analisi Cile la rete dei sopravvissuti” – CRIN report 2021 approfondiremo gli aspetti delicati, in riferimento agli abusi sui bambini perpetrati da sacerdoti della Chiesa Cattolica Romana in America Latina, in particolare dei Paesi di lingua spagnola.

Il CRIN è un osservatorio internazionale, con una speciale devozione alla lente, orientata alla tutela dei diritti dei bambini. L’osservatorio è promotore dell’assunto, che i diritti dei bambini sono i medesimi diritti degli adulti. Tali diritti devono essere rispettati dagli adulti e dagli adulti devono essere fatti rispettare.

Tra le altre attività di analisi, CRIN relaziona sull’operato delle entità religiose. Per tale motivo, è posta sotto osservazione la Santa Sede. La Santa Sede (o Sede Apostolica) è l’ente, dotato di personalità giuridica in diritto internazionale, preposto al governo della Chiesa Cattolica Romana. Il Papa ne è il capo supremo e nel contempo è il Sovrano dello Stato della Città del Vaticano, uno stato sovrano in regime di monarchia assoluta a carattere elettivo, nel quale il Vescovo di Roma detiene I tre poteri dello Stato (il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario), con l’aggiunto del Quarto Potere (il potere mediatico). Attualmente, la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con 183 stati sovrani [QUI].

Il CRIN nel 2014, nei seguenti estratti dal rapporto di 48 pagine A Preliminary Report – Child Sexual Abuse and the Holy See – The need for justice, accountability and reform – CRIN Report 2014 [QUI], afferma:

“È stata riscontrata ostruzione da parte del Vaticano in alcuni paesi, come l’Italia, gli sforzi per scoprire la portata degli abusi sono stati ostacolati da specifici trattati vaticani”.

“È difficile ottenere statistiche affidabili sugli abusi sessuali clericali in Italia perché il governo ha un trattato con il Vaticano che garantisce aree di immunità ai funzionari vaticani”.

“Il nostro scopo è spingere la Santa Sede a diventare più trasparente come Stato con obblighi in materia di diritti umani e ad aprirla a un ulteriore ed efficace controllo da parte degli organismi delle Nazioni Unite”.

“La Santa Sede è ora all’esame del Comitato delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, questo rapporto si concentra sugli abusi clericali nella Chiesa cattolica e nelle istituzioni cattoliche in tutto il mondo”.

“Nel dicembre 2013, la Santa Sede non ha fornito la completa documentazione richiesta dal Comitato ONU per gli abusi del clero”.

“I rapporti su un cambiamento sistemico della politica vaticana sotto Papa Francesco riguardo ai diritti umani forniscono una prospettiva promettente sul suo papato”.

“Il diritto canonico e le sue procedure possono e crediamo ostacolino i processi di diritto civile o penale”.

Riteniamo importante analizzare le considerazioni del citato rapporto, a sette anni dalla sua pubblicazione. Tutto ciò è utile per verificare, dopo sette anni, cosa è stato fatto.

Riteniamo l’anno 2014 un anno cruciale. Lo abbiamo definito – non a caso – l’anno zero di una nuova era.

Nel 2014 prendono corpo le riforme della Santa Sede in tema di tutela dei minori.

Nel 2014 Papa Francesco lo ha messo nero su bianco [QUI].

Osservare come nel 2014 l’ONU, tramite CRIN, muove le sopra riportate critiche alla Santa Sede, risulta interessante.

È interessante osservare che proprio nel 2014, in Vaticano, viene istituita la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, con chirografo di Papa Francesco [QUI].

È interessante osservare cosa avviene nel 2014 e si sviluppa nel tempo, per un periodo di 6 anni, dal 2014 al 2020, nel Commonwealth dell’Australia. Lo Stato australiano, tramite l’AUSTRAC [QUI], evidenzia una discrepanza di 2,2 miliardi di dollari AUS (1,4 miliardi di Euro). Si tratta di flussi finanziari, letti ma non analizzati – attribuiti in modo errato al Vaticano – e stranamente accantonati dal sistema di controllo finanziario del governo australiano. Questi flussi finanziari, per sei anni vengono messi a prendere polvere in soffitta. Per questi flussi finanziari tutt’ora vi sono indagini in corso, al fine di far luce su una questione complessa che riguarda la Chiesa Cattolica Romana in Australia, lo Stato australiano e la Santa Sede.

L’indagine in corso è in riferimento a “qualsiasi entità o individuo” che possono essere associati allo Stato della Città Vaticano, con una particolare attenzione all’operato delle banche centrali, che – a quanto pare – sono fuori dal “radar” dei controlli finanziari governativi che può operare l’AUSTRAC.

In concreto, nel 2014 si concentrano le insolite coincidenze. Se tre indizi fanno una prova, le ipotesi da noi formulate, probabilmente, non sono molto distanti dalla realtà.

Il CRIN, nella sua analisi approfondita, ha evidenziato che la Chiesa Cattolica Romana si trova al centro di innumerevoli scandali di abusi sui minori di portata internazionale. L’esito dell’inchiesta di CRIN ha riconosciuto gravi responsabilità del clero – e delle gerarchie ecclesiastiche – per i crimini perpetrati in danno dei bambini. Il CRIN, nella presentazione dedicata alla Santa Sede sul proprio sito Internet, rileva quanto segue: “Le denunce più frequenti presentate nei confronti della Santa Sede, rispetto alla tutela dei diritti umani, sono state le continue segnalazioni di violenze sui minori all’interno delle proprie istituzioni religiose, unite ad accuse alle gerarchie della Chiesa, per aver agito per nascondere queste violenze” [QUI].

La questione degli abusi sessuali sui minori e persone vulnerabili all’interno della Chiesa Cattolica Romana è un problema globale e la vera portata degli abusi commessi in America Latina sta venendo alla luce solo recentemente. Il CRIN report 2019 definisce questa fase “la terza ondata”.

L’America Latina è la regione con la più alta popolazione cattolica romana al mondo, ma con i più bassi tassi di denuncia di abusi sessuali su minori contro il clero cattolico romano. Gli scandali continuano a emergere e in tutto il continente latinoamericano si chiede giustizia per le vittime di violenze da parte del clero. È accertato che il crimine è stato perpetrato in tutti i 18 paesi di lingua spagnola dell’America Latina: Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, República Dominicana, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Honduras, México, Nicaragua, Panamá, Paraguay, Perù, Puerto Rico, Uruguay e Venezuela.

Il Cile è il primo Paese latinoamericano a presentare denunce in merito agli abusi sui minori perpetrati dal clero dalla Chiesa Cattolica Romana. Finora sono emerse poche informazioni sugli abusi clericali da qualsiasi Paese latinoamericano. Scarse informazioni sono giunte, in particolare, da Brasile, Cuba, Ecuador e Honduras.

Riguardo Cuba, non sono stati trovati resoconti dei media in merito ad abusi sessuali commessi sui minori all’interno della Chiesa Cattolica Romana. Non sono disponibili statistiche sul numero di denunce penali, presentate per presunti abusi sessuali, commessi dal clero cubano (The Third Wave – Justice for survivors of child sexual abuse within the Catholic Church in Latin America).

Diversamente, in Cile è in crescita costante il numero delle vittime sopravvissute alle violenze, che denunciamo i crimini subiti, abbattendo i muri dell’omertà. Lo scopo di queste denunce è quello di intraprendere azioni legali contro gli autori delle violenze, che la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana ha consapevolmente protetto, trasferito e coperto, ostacolando il corso della giustizia [QUI].

Nel 2016 si registra una singolare censura dei media. Il quotidiano paraguayano La Nación inizia a pubblicare una serie di rapporti investigativi su cinque preti cattolici argentini che, dopo essere stati accusati di abusi sessuali su minori, erano stati trasferiti nel vicino Paraguay. La serie, denominata Dark Church, è stata interrotta dopo il quarto giorno di pubblicazione. All’epoca, il giornalista a capo del progetto, Aldo Benítez, ha detto che il suo team non ha mai ricevuto una spiegazione sul motivo per cui la serie è stata interrotta. In seguito è emerso, che l’Ambasciatore del Paraguay presso la Santa Sede, Eliseo Ariotti, aveva contattato la proprietaria di La Nación, Sarah Cartes, sorella dell’allora Presidente del Paraguay Horacio Cartes, dicendole che “la pubblicazione non era conveniente”. Altri quotidiani, in seguito, hanno pubblicato articoli denunciando la presunta censura. Poi, La Nación ha ripreso la pubblicazione di Dark Church”, con in totale 15 articoli, per cui ha vinto un premio giornalistico sui diritti umani [QUI].

Nel gennaio 2021, nel più totale silenzio dei media vaticani, è stato presentato un rapporto delle violenze sui minori in Cile, perpetrate dal clero della Chiesa Cattolica Romana [QUI]. Il rapporto è stato presentato all’ONU tramite il Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura [QUI]. L’inchiesta è volta all’attuazione delle raccomandazioni per sostenere la tutela dei diritti bambini. Il rapporto viene presentato a seguito delle segnalazioni pervenute per le violenze perpetrate in danno dei minori. Negli ultimi anni, il Cile ha visto un costante aumento del numero di denunce di abusi sessuali su bambini, perpetrati all’interno della Chiesa Cattolica Romana del Paese. La presentazione del rapporto è il risultato di un’operazione congiunta, all’esito della collaborazione intercorsa, tra il Child Rights International Network (CRIN) e il Survivors Network – Red de Sobrevivientes del Cile.

La Rete dei Sopravvissuti del Cile ha costituito l’unico database del Paese, nel quale sono archiviati i casi di abuso sessuali sui minori. Nell’ultimo aggiornamento dell’agosto 2020, è stato comunicato che sono state presentate pubblicamente 360 denunce di presunti abusi sessuali commessi sui minori da parte del clero della Chiesa Cattolica Romana. Le accuse, tra le altre, riguardano 4 cardinali, 27 vescovi e 186 sacerdoti. Tuttavia, le statistiche disponibili sono considerate una significativa sottostima delle violenze reali perpetrate dal clero. In risposta alla mancanza di dati, la Rete dei Sopravvissuti del Cile nell’agosto 2018 ha invitato il Presidente della Repubblica, nonché Capo del governo cileno, a istituire un’indagine nazionale sugli abusi perpetrati all’interno del Chiesa Cattolica Romana nel Paese. Le istituzioni cilene, pertanto, sono stato esortate a presentare i dati in loro possesso riguardo l’entità delle violenze sessuali contro i bambini, perpetrate all’interno di istituzioni religiose e statali.

Nel 2018, la Policía de Investigaciones de Chile (PDI), la polizia criminale investigativa civile cilena, tramite un rapporto all’autorità giudiziaria, ha denunciato il reato di violenze commesso in danno dei bambini in tutti i centri residenziali e di custodia, gestiti dal Servicio Nacional de Menores (SENAME), il servizio nazionale per i minori che dipende dal Ministero di giustizia e diritti umani del Cile. È stato accertato che circa il 40% dei centri SENAME (241), sono di proprietà di o collegate a istituzioni della Chiesa Cattolica Romana in Cile. Il difensore civico cileno per i diritti dei bambini ha ripetutamente denunciato la mancanza sistematica di informazione sulla tutela dei bambini fornita al personale nelle agenzie del SENAME.

I risultati del rapporto del PDI sono scioccanti. Dal documento emergono denunce di gravissimi crimini, commessi in danno ai bambini. Oltre alle violenze riscontrate, si registrano tra il 2005 e il 2016 1.313 decessi, che corrispondono a 119 decessi annui, un bambino morto ogni 3 giorni. È stato dimostrato che i minori hanno subito gravissime violenze in tutte le strutture del SENAME, che spesso hanno causato la morte.

Alcune delle strutture residenziali, gestite da SENAME, sono state oggetto di ispezioni della commissione ONU [QUI]. Le informazioni raccolte sono state trasmesse alla Procura della Repubblica cilena. Ma, secondo l’organizzazione investigativa CiperChile, la pubblicazione del rapporto della polizia investigativa criminale civile cilena è stata ritardata volutamente di molti mesi dal Procuratore nazionale, Jorge Abbott e dal Direttore della polizia cilena, Héctor Espinoza [QUI]. In Cile, nelle istituzioni gestite dal servizio nazionale per i minori SENAME e dalla Chiesa Cattolica Romana, sono stati commessi crimini cruenti, che hanno condotto – secondo CiperChile – alla morte migliaia di bambini innocenti. Il CRIN rileva, che all’interno del centro residenziale Nido Amigó, Fundación Cattolica Padre Luis Amigó, è stata scoperta una attività di prostituzione minorile, in danno dei bambini, che vivevano sotto la responsabilità e la custodia della fondazione cattolica.

Udienza di Papa Francesco ai vescovi cileni nel Palazzo apostolico, 14 gennaio 2019. Il Segreterio generale della Conferenza Episcopale del Cile, Mons. Ramos: “Dialogo molto preciso e lucido”, in corso un processo di “discernimento”.

In una clamorosa decisione senza precedenti, dopo tre giorni di incontri, il 17 maggio 2018 i 34 vescovi cileni hanno presentato in blocco le dimissioni al Papa: “Abbiamo rimesso i nostri incarichi nelle mani del Santo Padre, affinché decida lui liberamente per ciascuno”. Mons. Luis Fernando Ramos Pérez, Amministratore apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” di Rancagua e Segretario generale della Conferenza Episcopale del Cile ha affermato: “Il nostro atteggiamento è in primo luogo di dolore e di vergogna. Dolore, perché purtroppo ci sono vittime: ci sono persone che sono vittime di abusi e questo ci causa profondo dolore. È una vergogna, perché questi abusi si sono verificati in ambienti ecclesiali che sono proprio quelli in cui questo tipo di abusi non dovrebbero mai verificarsi” [QUI].

Il 16 gennaio 2018, durante un incontro strettamente privato nella Nunziatura Apostolica di Santiago del Cile con un piccolo gruppo di vittime di abusi sessuali da parte del clero, Papa Francesco aveva reso chiaro di credere soltanto alla versione dell’episcopato cileno. In merito alle coperture che il Vescovo di Osorno, Mons. Juan Barros, aveva procurato al prete pedofilo Karadima, aveva detto alle vittime di non avere “prove”, “sono tutte calunnie”, aveva poi spiegato loro. Quindi, a seguito delle denunce degli abusi, il ripensamento, con l’invio in Cile in “missione speciale”, per compiere un’approfondita investigazione che ha portato alla luce un’altra verità, l’Arcivescovo Charles Scicluna, nominato il 13 novembre 2018 Segretario aggiunto della Congregazione per la Dottrina della Fede, conservando l’Ufficio di Arcivescovo di Malta e Monsignor Jordi Bertomeu, Officiale della medesima Congregazione per la Dottrina della Fede. La missione avevo lo scopo di attivare ufficialmente un’indagine investigativa sugli abusi, da parte della Santa Sede. L’inchiesta degli investigatori papali ha raccolto le testimonianze di 64 sopravvissuti che si sono rivolti agli investigatori inviati dal Papa. Le vittime di abusi sono state ascoltate a New York e a Santiago del Cile, ma dopo due anni di silenzio, gli stessi sopravvissuti, hanno mosso critiche nei confronti della Santa Sede perché non hanno più avuto notizie degli esiti delle denunce presentate. Il rapporto redatto dagli investigatori è composto da oltre 2.300 pagine.

L’8 aprile 2018 Papa Francesco in una lettera indirizzata all’episcopato del Cile, a seguito del rapporto d’indagine, ha affermato: “Sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, in particolare per mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate. Fin da ora chiedo scusa a tutti quelli che ho offeso e spero di poterlo fare personalmente, nelle prossime settimane, negli incontri che avrò con rappresentanti delle persone intervistate” [QUI].

La Corte d’Appello di Santiago del Cile in ottobre 2018 ha revocato una precedente sentenza e ha condannato l’Arcivescovado di Santiago del Cile guidata dal Cardinale Ricardo Ezzati al pagamento di un consistente risarcimento, 670 mila dollari USA (556 mila Euro), alle tre più conosciute vittime dell’ex prete Fernando Karadima. Il verdetto in favore di Juan Carlos Cruz, Andrés Murillo e James Hamilton è stato emesso all’unanimità dai giudice della IX Sezione del tribunale. Il cambio della sentenza rispetto a quella di qualche tempo fa, che invece aveva rifiutato questo indennizzo, secondo gli esperti e osservatori ha una sola spiegazione: la lettera del febbraio 2009 dell’Arcivescovo Cardinale Francisco Javier Errázuriz all’allora Nunzio Apostolico Arcivescovo Giuseppe Pinto, documento che racconta una versione diversa a quanto il porporato ha sostenuto sotto giuramento in questi anni. In sostanze, nella lettera il cardinale riconosce di aver ordinato di chiudere la causa contro l’allora potentissimo Fernando Karadima e di aver vietato al Procuratore di giustizia della Curia arcivescovile di interrogare l’accusato.

Il 28 settembre 2018 si apprende da un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede che Papa Francesco ha ridotto dallo stato clericale Fernando Karadima. Il Comunicato aggiunge che il Santo Padre ha preso questa “decisione in coscienza e per il bene della Chiesa”. Karadima dopo il processo canonico conclusosi nel 2011 con una dura e severa condanna che lo obbligava ad un ritiro di preghiera e penitenza era rimasto sacerdote e quindi ha continuato i suoi doveri ministeriali ma in privato, dovendo vivere in una casa di religiose. Sul mantenimento dello stato clericale si erano sollevate molte polemiche.

Per quanto riguarda l’obbligatorietà della denuncia di violenze sui minori all’interno della Chiesa Cattolica Romana, nel 2019 il CRIN ha raccomandato al Cile di estendere l’obbligo di segnalazione a tutte le categorie professionali che lavorano con i bambini, anche nelle istituzioni gestite dalla Chiesa. Il CRIN sostiene che la denuncia del crimine di abuso sui minori debba essere considerata obbligatoria anche per il sacramento della confessione. Il CRIN sostiene che l’istituzione di tale obbligo sia una necessità. Tale richiesta viene motivata a seguito dell’affermazione fatta nell’ottobre 2018 dal procuratore cileno Emiliano Arias, con la quale segnalava che la Chiesa Cattolica Romana in Cile non ha consegnato mai volontariamente alle autorità civili documenti interni su denunce di abuso di minori. La Chiesa ha consegnato la documentazione solo dopo ordini emessi del tribunale civile e in alcuni casi, solo in seguito a perquisizioni autorizzate della procura negli uffici ecclesiastici.

Nell’aprile 2019, la Procura della Repubblica cilena ha firmato un accordo con la Conferenza dei Vescovi Cattolici del Cile per cooperare all’ottenimento di informazioni utili per le indagini penali contro membri del clero accusati di abusi sui minori. La Procura ha riferito che c’erano 158 indagini aperte su abusi sessuali e su insabbiamenti da parte del clero e di dipendenti della Chiesa Cattolica Romana. Si registrano in totale 219 soggetti accusati di aver abusato di 241 presunte vittime, di cui 123 minorenni nel momento del presunto abuso. Questi sono gli ultimi dati pubblicati sulle denunce di abuso del clero da parte dell’Ufficio del Procuratore Nazionale. Anche se a maggio 2019 i media hanno riferito che il numero di denunce oggetto di indagine è salito a 166.

Nel 2018, la Chiesa Cattolica Romana in Cile aveva creato specifici uffici per ricevere denunce di presunti abusi del clero. Questi uffici sono stati criticati per la loro mancanza di trasparenza e indipendenza. È stato riscontrato un espresso rifiuto di trasmettere la documentazione delle indagini alle autorità civili. In risposta alla reticenza della Chiesa Cattolica Romana in Cile, sul rifiuto di consegnare documenti sugli abusi alle autorità civili, la Rete dei Sopravvissuti del Cile ha chiesto l’annullamento dell’accordo. Nel maggio 2019 il procuratore che si occupava delle denunce di abuso del clero in Cile, Emiliano Arias, è stato sospeso dal servizio, a seguito di una denuncia contro di lui, per presunta corruzione, da cui poi è stato scagionato. La sospensione del procuratore Arias è giunta il medesimo giorno in cui aveva avviato un’indagine sull’Arcivescovo di Santiago del Cile, il Cardinale Ricardo Ezzati, riguardo il presunto occultamento di casi di abusi sessuali su minori.

Il 23 marzo 2019 il Cardinale Ricardo Ezzati ha presentato le dimissioni, accettate da Papa Francesco [QUI]. Il Procuratore Arias, in seguito, è stato rimosso dall’incarico di indagare sui casi di abuso del clero. La Rete dei Sopravvissuti del Cile ha presentato pubbliche lamentele, poiché, i progressi fatti si sono puntualmente bloccati, dopo che il Procuratore Arias è stato rimosso. I poteri sono stati trasferiti al Procuratore Xavier Armendáriz, ma le molteplici richieste, di avviare indagini sui casi di abuso, sono state ignorate dal suo ufficio. La giustificazione adottata è stata la sopraggiunta pandemia da Covid-19, che ha contagiato il Cile nel settembre 2020. Secondo Armendáriz la pandemia ha ulteriormente ritardato le indagini sui casi di abuso. La Rete dei Sopravvissuti del Cile ha contestato tale spiegazione, ritenendo che la Procura sia sottofinanziato e quindi incapace di svolgere il proprio lavoro. Secondo Rete dei Sopravvissuti del Cile, il ritardo riguarda l’intero sistema giudiziario, che si ripercuote sul diritto di presentare una denuncia e la presa in carico della stessa.

Nel luglio 2018, la Procura della Repubblica cilena ha riferito che 22 procedimenti giudiziari per abusi da parte del clero, avevano portato a condanne. L’organizzazione investigativa CiperChile ha documentato diversi casi, in cui la Procura della Repubblica cilena ha interrotto le indagini su alti funzionari cattolici, accusati di abusi sessuali su minori o accusati di occultamento. Un caso su tutti è quello di Francisco José Cox, deceduto il 12 agosto 2020, da Papa Francesco dimesso dallo stato clericale il 13 ottobre 2018, per atti di abuso sui minori [QUI].

La Rete dei Sopravvissuti del Cile segnala, che l’attuale Arcivescovo di Santiago del Cile, Mons. Celestino Aós Braco sta affrontando molteplici denunce per insabbiamento di abusi sessuali, ma le indagini si sono arenate. Altro esempio negativo citato, è quello dell’ex gesuita Eugenio Valenzuela, il 29 novembre 2019 dimesso dallo stato clericale e dai voti religiosi da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, per accertate “trasgressioni sessuali nell’ambito della confessione” [QUI].

Mons. Celestino Aós Braco, in merito agli attacchi a più di 60 tra chiese e templi [QUI], il 20 ottobre 2020, ha dichiarato: “Sarebbe sciocco negare che dentro queste aggressioni contro la Chiesa e contro la religione ci siano anche gli errori della Chiesa e i peccati che abbiamo commesso e di cui proviamo vergogna” [QUI]. I cileni vogliono giustizia [QUI].

Ci congediamo dai nostri attenti e affezionati lettori, nella certezza che il Popolo di Dio chiede giustizia per gli abusi sessuali sui minori. Il Popolo di Dio chiede giustizia per i crimini perpetrati all’interno della Chiesa Cattolica Romana. Siamo convinti che le riforme, a cui Papa Francesco sta lavorando, debbano trovare inevitabilmente un protocollo attuativo sul campo. Altrimenti le riforme resteranno “riforme da vetrina”, che non conducono alla verità, che non conducono alla giustizia, che non conducono alla pace, che non conducono al perdono.

La barca di Pietro è in balia del mare in tempesta. La barca di Pietro ha bisogno di essere condotta in un porto sicuro, con misericordiosa fermezza. Papa Francesco può aiutare la giustizia a fare il suo corso e attuare rigidi protocolli, per far in modo che non vengano mai più perpetrati crimini di tale crudeltà. Il Papa deve trovare il modo di riuscire ad attuare la riforma sul campo, in comunione con il Popolo di Dio.

A tal proposito, ci uniamo alle parole della Lettera aperta a Papa Francesco della Dott.ssa Valentina Villano [QUI]. Parole che vorremo vedere scolpite nella roccia del monte delle beatitudini, con il nome ebraico di Corazim (da cui Korazym.org prende il nome [QUI]). Parole chiare, dette fuori dai denti. Parole capaci di far sentire i sordi. Parole che si trasformano nella voce del Popolo di Dio. Parole sulle quali meditare. Parole da non dimenticare mai.

Articolo precedente

Abusi nella Chiesa Cattolica Romana in Cile. Ex seminaristi chiedono risarcimenti per 1,45 milioni di euro. Vescovo Emerito di Valparaiso imputato a processo – 23 febbraio 2021

Free Webcam Girls