La storia di Justin Welby. Sarà arcivescovo di Canterbury

Condividi su...

Qualcuno poteva pensare che le campane della cattedrale di Canterbury avrebbero suonato “Imagine” nel momento in cui sarebbe stata ufficialmente confermata la nomina di Justin Welby come primate della Chiesa d’Inghilterra. Perché Welby non sarebbe contrario. Nel 2009 autorizzò che le campane della cattedrale di Liverpool (dove era decano) suonassero il motivo della celebre canzone di John Lennon. Perché – pensò – usando una canzone popolare più gente avrebbe partecipato alla funzione. È di certo un modo originale di affrontare la  crisi dei fedeli, che forse viene direttamente dall’esperienza di Welby nell’Holy Trinity Brompton. Una Chiesa per vecchi studenti di Eton, dice qualcuno. Più cattolica che anglicana, dicono altri. Di certo, molto progressista nel modo di diffondere la fede. Ma Justin Welby, assicurano, è più “conservatore” in linea teologica di quello che si pensi. Ed è anche un inguaribile ottimista. Le sue prime parole sono state: “Sono triste di lasciare la mia diocesi, ma c’è un grande futuro che ci aspetta”.

Quale sarà la linea del nuovo arcivescovo di Canterbury? Per molti versi, il dibattito in Inghilterra sembra uguale a quello che riguardò la successione di Giovanni Paolo II nella Chiesa Cattolica. Si contrappone il “calmo e mite” Welby al suo più “carismatico” predecessore Rowan Williams, si punta il dito sulla mancanza di mordente retorico del nuovo primate. Eppure, Welby è una persona che sa stare nel dibattito pubblico. Tra i primi vescovi anglicani ad avere aperto un account Twitter, ha speso molto del suo impegno nello spiegare la crisi finanziaria, e nel proporre soluzioni. Soluzioni che tra l’altro hanno molto in comune con la Dottrina Sociale della Chiesa, cui lui dice di essersi sempre ispirato.

Questa vicinanza al Cattolicesimo fa capire che i rapporti con la Chiesa cattolica non peggioreranno, nonostante Welby abbia sostenuto con forza l’ordinazione di vescovi-donne all’ultimo sinodo dei vescovi anglicani. E questa attenzione per il mondo finanziario – derivata direttamente dall’esperienza da manager che ha avuto Welby prima di diventare sacerdote – ha una sua particolare importanza. Tanto che Welby l’ha resa parte della sua missione sacerdotale.

Era il 2005 quando Welby, allora canonico della Cattedrale di Coventry, andò a trattare una riconciliazione tra la Shell e la tribù Ogoni, del Sud Est della Nigeria. Per arrivare nella zona di guerra, Welby affittò una barca e si avventurò sul delta del Niger. Non tutto andò benissimo. Fu, per esempio, arrestato ad un posto di blocco. Ma lui rimase freddo. “Non ti preoccupare – disse a un collega – lascerò il mio telefono acceso, così potrò essere rintracciato”.

L’Observer ha raccolto le testimonianze di quanti hanno visto Welby all’opera in quel negoziato. Ledum Mitee, parte del Movimento per la Sopravvivenza della Popolazione Ogoni, che ha portato avanti con successo una politica non violenta nonostante le difficoltà, ha detto al quotidiano inglese che  “Justin ha mostrato uno straordinario coraggio. Era basato a Port Harcourt, tre ore di viaggio in barca dalla costa. Andare in quei posti era come andare dal paradiso all’inferno, ma non l’ho mai visto scoraggiarsi”.

D’altronde, la vita di Welby è stata una continua sfida. Sua madre, Jane Portal, era stata segretaria di Winston Churchill, era diventata Baronessa William di Elvel. La discendenza di madre lega Welby alla parte liberale del partito tory britannico. Gavin Welby, il padre, veniva da una famiglia Ebrea Tedesca immigrata, i Weiler. I genitori di Welby divorziarono nel 1959, quando il futuro arcivescovo di Canterbury aveva tre anni. Il padre era alcolizzato, e aveva una vita segreta. Ma quando tutto questo venne fuori, Welby trovò nella situazione un messaggio di redenzione.

Un messaggio con cui Welby doveva fare i conti. Da sempre – almeno dai tempi di Eton – era stato diviso tra il prendersi cura del padre alcolizzato e una vocazione che non lo abbandonava mai, ma non lo portava ancora a diventare sacerdote. Così, la sua vita prosegue: prende la laurea in Legge e Storia al Trinity College, incontra Caroline, la sposa, hanno sei figli. Ma una di loro, Johanna, muore nel 1983 in un incidente stradale in Francia: aveva solo sette mesi. Una prova dura. Ma anche in quella situazione, Welby trova un messaggio di redenzione: “Ci ha portato paradossalmente ad essere più vicini a Dio”.

Non è ancora il momento della vocazione. Welby è nel mezzo della sua carriera, è manager della Elf Aquitaine a Parigi. E tra l’altro il “patrigno” di Welby, Lord Charles Williams, gli aveva consigliato di fare una carriera negli affari prima di diventare sacerdote. Welby lo ascolta, e impara a conoscere il mercato “che non permette tentennamenti”, a leggere i bilanci, a portare avanti difficili trattative. Sono esperienze formative.

Contemporaneamente, si lega alla Holy Trinity Brompton, una “congregazione” evangelica che si caratterizza per impegno sociale, fede diffusa attraverso la musica rock e un modo molto “easy” di porsi. Welby, però, a un certo punto lascia tutto. “Non è il mio genere di anglicanesimo”, dice. Ma è un punto di partenza. La vocazione di Welby è sempre più irresistibile, e nel 1989 lascia la carriera da manager, comincia la formazione per il sacerdozio e viene ordinato nel 1992. Dieci anni di servizio in parrocchia, quindi il salto a Coventry nel 2002: una carriera molto rapida, che lo porta poi a Liverpool come decano (dal 2007 al 2011) e poi a Durham come vescovo. Tutti ormai pensavano a lui come candidato per la successione di Williams.

La cerimonia di intronazione avrà luogo il 31 marzo, ma oggi è stata solennemente confermata l’elezione di Welby. Quali saranno le sfide da affrontare? La questione delle donne vescovo (è a favore), il dibattito sulla legge dei matrimoni gay (è contrario, e il primo atto da arcivescovo sarà una dichiarazione ufficiale sul fatto che il matrimonio dovrebbe essere “tra un uomo e una donna”), la necessità di ampliare la comunicazione, specialmente in Africa.

Lo farà, con la sua consueta calma. E magari ampliando anche i contatti con la Chiesa Cattolica. Dice di essersi formato nella Dottrina Sociale, ma c’è un altro dato che lo avvicina in qualche modo alla spiritualità di Benedetto XVI: ha cominciato in una congregazione progressista, ma poi ha scoperto la spiritualità benedettina, e se ne è innamorato. Ha un monaco come padre spirituale. E questa propensione alla vita spirituale lo ha portato a scegliere Dio, piuttosto che Mammona. In un momento di crisi morale, più che economica, è di certo un esempio da seguire.

Free Webcam Girls
151.11.48.50