“I capitalisti ci venderanno la corda con la quale li impiccheremo” (Lenin). Preparati ad essere cancellato

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Condividiamo di seguito in una nostra traduzione italiana dall’inglese, un articolo di ieri 24 febbraio 2021 Preparati ad essere cancellato a firma del giornalista statunitense Phil Lawler, fondatore di Catholic World News, pubblicato su Catholicculture.org, di cui è il news director e il principale analista. Lawyer suggerisce “di non ritirarci volontariamente dalla battaglia sull’opinione pubblica. Non commettiamo l’errore di censurare noi stessi, solo per evitare di essere censurati da altri. Se non vogliamo essere messi a tacere – e la questione non è ancora stata risolta – scendiamo a combattere”. Questo è quello che facciamo. #RestiamoLiberi

L’inquietante tendenza alla censura, nelle notizie e soprattutto nei social media, è ormai inequivocabilmente chiara. A questo punto la domanda è quando – non se – le voci cristiane saranno messe a tacere. A meno che, ovviamente, non possiamo fare qualcosa per invertire la tendenza.

Nell’era digitale, l’informazione è sovrano. Se controlli l’accesso alle informazioni e riesci a bloccare l’accesso alle informazioni che non ti piacciono, puoi consolidare il tuo dominio nel mondo. Come possono gli scettici sfidarti, se non ricevono mai informazioni accurate su ciò che stai facendo? Come possono organizzarsi i tuoi avversari, se non hanno un modo per contattare persone che la pensano allo stesso modo? Ormai hai sentito le storie inquietanti. Per citare solo un paio di casi eclatanti:

Un rispettato scienziato sociale, il Presidente dell’Ethics and Public Policy Center, un think tank di Washington, ex vicedirettore di First Things, scopre che il suo libro When Harry Became Sally: Responding to the Transgender Moment, che solleva serie e argomentate critiche agli assunti dell’ideologia gender e transgender, è stato bandito da Amazon [QUI]. L’autore, Ryan Anderson, non ha ricevuto spiegazioni per la decisione; presumibilmente qualche dipendente di Amazon, agendo dietro un velo di anonimato, è stato offeso dalle sue opinioni (A proposito, Amazon continua a vendere Mein Kampf di Adolf Hitler). Anderson osserva: se temi cosa può fare la Big Tech se dissenti dall’ideologia di genere, aspetta solo di vedere cosa farà il Big Government se la cosiddetto Equality Act diventasse legge [QUI e QUI]. Secondo, una lezione: se temi il Big Government, non chiudere un occhio davanti a Big Tech.

Un vescovo cattolico irlandese viene bloccato da Twitter a causa di un commento contrario al suicidio assistito. Twitter ha offerto la ridicola spiegazione che il Vescovo Kevin Doran aveva violato la sua politica contro la promozione del suicidio. Alla fine Twitter ha riconosciuto l’errore e ha ripristinato l’account del vescovo. Ma ancora una volta un impiegato senza volto aveva censurato una voce importante [QUI].

Amazon, Twitter, Facebook e Google formano l’élite inattaccabile di Internet e tutte e quattro queste potenti società sono sempre più inclini alla censura delle opinioni che i loro leader considerano fuorvianti. Ma chi guida i censori?

Il sociologo italiano Gaetano Mosca, scrivendo all’inizio del XX secolo, sosteneva che tutte le società sono dominate dalle élite, in un modo o nell’altro. La prova della giustizia di una società, ha detto Mosca, è quella che ha chiamato “difesa giuridica”: il sistema fornisce alle persone comuni un modo per difendersi dalle decisioni dannose delle élite che le governano? Nei casi sopra menzionati – e il lettore potrebbe probabilmente menzionare molti altri casi – la risposta è un clamoroso no. Quindi per gli standard di Mosca il nostro sistema è ingiusto. Forse anche peggio, perché oltre a soffocare il dissenso, i colossi di internet alimentano una sorta di dipendenza che fiacca la forza del pubblico. I potenti algoritmi apprendono le tue abitudini, le tue simpatie e antipatie, le cose che attireranno la tua attenzione; poi mettono sempre di più quelle cose davanti ai tuoi occhi prigionieri, assorbendo il tuo tempo.

Come prosperano Facebook, Twitter e Google? Come generano i ricavi? La risposta superficiale è che vendono spazi pubblicitari. La risposta più precisa è che stanno vendendo te, l’utente, vendendoti a quegli inserzionisti. Quindi, se ti opponi alle politiche dei giganti di Internet, ma continui a utilizzare i loro servizi, stai lavorando per i tuoi nemici. Stiamo recitando una curiosa variazione sulla previsione di Lenin: “I capitalisti ci venderanno la corda con la quale li impiccheremo” [*].

Tutti noi, nella misura in cui passiamo del tempo online, lavoriamo per i giganti di Internet e non veniamo pagati nulla per il nostro tempo. Come si chiama quando qualcuno lavora senza paga? Non è schiavitù, perché è volontaria. Eppure non è lavoro di volontariato, se non sostieni la causa. Non è semplicemente stupidità? O è piuttosto una mancanza di alternative. Abbiamo bisogno di informazioni; abbiamo bisogno di discutere le idee; abbiamo bisogno di uno scambio aperto. Se ci ritiriamo dal forum Internet, perdiamo ogni opportunità realistica di sfidare un’ideologia dominante, che è diventata costantemente più ostile a noi e diventerà ancora più ostile se siamo visti come degli “outsider”, dei “deplorevoli”. Quali sono dunque le nostre alternative? Permettetemi di suggerirne alcuni e di chiedere ai lettori di dare i propri suggerimenti.

Protestare contro la “cultura dell’annullamento”. Rendi difficile per gli aspiranti censori chiudere le voci rispettabili. Esponili. Ridicolizzali.

Premere per un’azione del governo per proteggere la libertà di parola su Internet. Dal momento che i politici liberali hanno generalmente fatto causa comune con i giganti della tecnologia, i loro oppositori dovrebbero fare della censura un importante problema della campagna.

Creare servizi alternativi. So che esistono già diverse alternative a Facebook e Twitter e auguro loro ogni bene. Ma realisticamente, non è probabile che rivaleggeranno con il potere dei giganti nel prossimo futuro. E abbiamo qualche garanzia che i servizi emergenti, se ottenessero un grande seguito, non sarebbero tentati dalla stessa arroganza del potere?

Controllare i propri siti. I censori di Facebook possono bloccare i post su Facebook, ma non possono modificare i post su siti indipendenti (come CatholicCulture.org, Korazym.org, Stilum Curiae, Duc in Altum e tanti altri). I singoli blog sono al di fuori del loro controllo immediato; non possono censurare ciò che non possono vedere. Anche se la censura avanza in tutto il Web, le vecchie liste di distribuzione di posta elettronica possono far continuare le discussioni. Pensa a questa possibilità come a un samizdat high-tech. E non ignorarlo! Crea subito le tue liste di posta elettronica.

Ma soprattutto abbiamo bisogno di tecnici esperti con la genialità e la voglia di progettare nuovi modi per farci interagire, liberi da terze parti impiccioni. Internet è stato progettato per rendere possibile una comunicazione sicura. Non dovrebbe essere possibile per noi controllare quali siti vediamo, quali opinioni incontriamo, a quali informazioni accediamo?

Nel frattempo, nell’attesa e nella speranza di una soluzione tecnica, suggerisco di non ritirarci volontariamente dalla battaglia sull’opinione pubblica. Non commettiamo l’errore di censurare noi stessi, solo per evitare di essere censurati da altri. Se vogliamo essere messi a tacere – e la questione non è ancora stata risolta – scendiamo a combattere.

[*] Questa famosa frase fu attribuita a Lenin nell’URSS, quando si trovò accerchiata. Ma nel settembre del 1917, dopo che nei mesi precedenti i bolscevichi avevano avuto enormi difficoltà, successe effettivamente qualcosa di molto simile. Il governo provvisorio “borghese”, instabile e timoroso per il suo futuro, decise di armare i rivoluzionari perché lo proteggessero da un presunto golpe della destra restauratrice. Nonostante gli slogan rivoluzionari e minacciosi di Lenin e dei suoi, il governo Kerensky si appoggiò proprio all’uomo che era stato costretto a entrare in clandestinità per evitare l’arresto e fornì i mezzi che poche settimane dopo sarebbero serviti per il famoso assalto al Palazzo d’Inverno e per la presa del potere del bolscevichi.

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