«L’educare è questione di cuore». Luca Attanasio e l’etica dell’oratorio brianzolo che si fa mondo. Non si può morire così

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Riportiamo da Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera di questa mattina, 24 febbraio 2021 il racconto dell’editorialista Davide Casati, con l’aggiunto di ulteriori informazioni da diversi fonti di intelligence, tra cui quanto riportato da Liberoreporter.it.
L’attentato di lunedì 22 febbraio 2021 nelle Repubblica Democratica del Congo, in cui hanno perso la vita l’Ambasciatore italiano Luca Attanasio (lascia moglie e tre bambine), il carabiniere Vittorio Iacovacci (doveva sposarsi a giugno) e loro autista congolese Mustapha Milambo è avvenuto lungo la viaria RN2 nei pressi di Kibumba a circa 25 km a Nord di Goma (capoluogo del Nord Kivu), contiguo al Parco Nazionale di Virunga.
Sono previsti per domattina, giovedì 25 febbraio 2021 a Roma i funerali di Stato dei nostri due connazionali. Le esequie si terranno nella chiesa di Santa Maria degli Angeli. Successivamente le salme saranno trasferite nei Comuni di residenza, Limbiate (Monza-Brianza) per Attanasio e Sonnino (Latina) per Iacovacci.

Mustapha Milambo, Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci.

Il Presidente della Repubblica, On. Sergio Mattarella, ha inviato al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, il seguente messaggio:
«Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della città di Goma uccidendo l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il loro autista.
La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo.
Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la più grande solidarietà».

Il Santo Padre Francesco ha inviato il seguente telegramma di cordoglio al Presidente della Repubblica Italiana, On. Sergio Mattarella:
«A Sua Eccellenza
On. Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica Italiana
Palazzo del Quirinale
00187 Roma
Con dolore ho appreso del tragico attentato avvenuto nella Repubblica Democratica del Congo, nel quale hanno perso la vita il giovane ambasciatore italiano Luca Attanasio, il carabiniere trentenne Vittorio Iacovacci e il loro autista congolese Mustapha Milambo. Esprimo il mio sentito cordoglio ai loro familiari, al Corpo diplomatico e all’Arma dei carabinieri per la scomparsa di questi servitori della pace e del diritto. Raccogliamo l’esemplare testimonianza del Signor Ambasciatore, persona di spiccate qualità umane e cristiane, sempre prodigo nel tessere rapporti fraterni e cordiali, per il ristabilimento di serene e concordi relazioni in seno a quel Paese africano; come pure quella del carabiniere, esperto e generoso nel suo servizio e prossimo a formare una nuova famiglia. Mentre elevo preghiere di suffragio per il riposo eterno di questi nobili figli della nazione italiana, esorto a confidare nella Provvidenza di Dio, nelle cui mani nulla va perduto del bene compiuto, tanto più quando è confermato con la sofferenza e il sacrificio. A lei, Signor Presidente, ai congiunti e ai colleghi delle vittime e a tutti coloro che piangono per questo lutto invio di cuore la mia benedizione.
Francesco».

L’arrivo delle salme all’Aeroporto militare di Ciampino.

Nella tarda serata di ieri, 23 febbraio 2021 intorno alle 23.30, sono rientrate in Italia le salme dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi lunedì nell’attentato nella Repubblica Democratica del Congo. Ad accoglierle, all’Aeroporto militare di Ciampino, il Presidente del Consiglio Mario Draghi e i Ministri della Difesa e degli Esteri, Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio.

La benedizione delle salme da parte dell’Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia, Monsignor Santo Marcianò.

Non c’era il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come aveva preannunziato il Quirinale con un comunicato l’ufficio stampa del Quirinale: “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a causa di un disturbo vestibolare, è stato purtroppo costretto ad annullare la sua presenza all’Aeroporto militare di Ciampino per il rientro delle salme dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci”.

Sull’aereo di Stato viaggiavano anche la moglie Zakia Seddiki e le tre figlie dell’ambasciatore, che con lui vivevano a Kinshasa, e alcuni dei congiunti del carabiniere, che erano partiti appositamente da Sonnino (Latina) per assolvere a questo compito doloroso. Ad accogliere sulla pista i due feretri un picchetto militare interforze, composto anche da carabinieri del tredicesimo reggimento Friuli Venezia Giulia, che fa parte della seconda Brigata mobile dell’Arma, a cui Iacovacci apparteneva. Ai bordi della pista anche il Comandante generale dell’Arma dei carabinieri Teo Luzi e i Comandanti delle altre forze armate. “L’Italia piange due servitori dello Stato. Onore all’ambasciatore Luca Attanasio e a Vittorio Iacovacci, militare dell’Arma dei Carabinieri. Il nostro Paese non vi dimenticherà mai”, ha scritto su Facebook il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Il saluto alle salme da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

Nella giornata di oggi verranno svolte le autopsie al Policlinico Gemelli di Roma e i risultati saranno poi inviati alla Procura dove ieri è stato aperto un fascicolo di indagine, coordinato dai pm Sergio Colaiocco e Alberto Pioletti, per sequestro di persona con finalità di terrorismo. In Congo sono arrivati i carabinieri dei Ros inviati dalla Procura di Roma. Il loro primo compito sarà capire le dinamiche dell’attentato e perché l’ambasciatore non fosse scortato dalla polizia congolese e dai caschi blu della Monusco (Mission de l’organisation des Nations Unies pour la stabilisation en RD Congo). Il nostro diplomatico era a bordo di un autoveicolo che faceva parte di un convoglio umanitario di due automezzi non blindati del WFP dell’ONO, che stavano percorrendo il tratto di strada che collega Goma a Rutshuru nella provincia del Nord Kivu (dove era prevista una visita ad un programma di alimentazione scolastica del WFP). Nel convoglio, secondo i nostri servizi segreti, era presente anche Rocco Leone, Vice Capo del World Food Programme nella Repubblica Democratica del Congo, rimasto illeso. Sembra che Atanasio avesse voluto andare a rendersi conto della situazione in cui versa la regione in vista di una organizzazione della distribuzione degli aiuti.

Il luogo dell’attentato – rileva Liberoreporter.it – è ricompreso in un’area denominata “Zona delle tre antenne”, ad alto rischio per la sicurezza. Il territorio è contiguo al Parco Nazionale di Virunga, all’interno del quale operano diverse milizie armate che si sono formate a seguito di guerre civili ufficialmente terminate nel 2003. Uno dei gruppi più pericolosi e più attivo dell’area è quello delle Allied Democratic Forces (Adf), di origine ugandese, recentemente sospettato di adesione al jihadismo, che opera di norma in una zona molto più a Nord di Rutshuru, nel Parco Nazionale di Virunga.

L’attacco, secondo le valutazioni della nostra intelligence – riferisce Liberoreporter.it – si inserisce in un contesto securitario di estrema fragilità, che caratterizza l’area del Kivu del Nord negli ultimi 20 anni. Una delle principali cause di instabilità risiede nell’arrivo delle milizie Hutu rwandesi in territorio congolese (1994) e negli interessi economici derivanti dallo sfruttamento delle enormi risorse minerarie dell’area, che hanno ostacolato il disarmo di tali milizie. Nell’area sono attive circa 100 milizie armate che, operando su base etnica, agiscono spesso in cooperazione tra di loro, a scopi di autofinanziamento. La zona a Nord di Goma è principalmente occupata da una vasta area forestale (Parco Nazionale di Virunga) che offre protezione alle attività delle varie milizie (traffici illeciti di materie prime, contrabbando, racketing). Nell’area adiacente al luogo dell’attentato operano storicamente diversi gruppi armati tra cui i principali risultano essere: Forze democratiche per la llberazione del Ruanda (Fdlr-Foca), braccio politico delle Forze combattenti Abacunguzi; Collectif des Mouvements pour le Changement (Nyatura Cmc); Alliance des Forces Armees de Resistants Patriotes Mai Mai (Afarpm).

Le dinamiche dell’evento sembrano evidenziare – scrive Liberoreporter.it – che gli assalitori fossero a conoscenza del passaggio del convoglio. Appare probabile che l’evento sia da ricondurre a una delle tre milizie sopracitate e/o forze affini (Hutu ruandesi), che potrebbero aver condotto l’azione a scopo di rapina. Il personale e i mezzi della missione Monusco sono un target generalmente pagante. Allo stato, tuttavia, non si può escludere che l’azione sia riconducibile ad elementi Adf, anche in relazione alla presenza di una cellula logistica del gruppo in Goma. Dal 2017, nella parte meridionale del Parco Nazionale di Virunga sono stati registrati circa 1.300 incidenti di sicurezza con vittime, oltre 1.280 scontri e quasi 1.000 casi fra sequestri e rapimento ai fini di riscatto. Nel Paese, inoltre, è emerso, negli ultimi mesi, un crescente dinamismo terroristico dell’Islamic State Central Africa Province (Iscap), la locale affiliazione del Daesh. Il gruppo avrebbe guadagnato il controllo di alcune zone, stabilendo delle basi operative nelle aree di Rwenzori e Irumu dalle quali lanciare operazioni terroristiche.

Il veicolo in cui sono stati ucciso Attanasio, Iacovacci e Milambo (Foto di Justin Kabumba/AP).

Intanto i nostri militari “hanno preteso che i congolesi toccassero il meno possibile la scena del crimine, chiedendo di controllare le armi di tutti i soldati e i ranger della sparatoria”. Nessuna inchiesta, di certo, potrà rendere comprensibile la morte di un uomo che tutti paragonano a un missionario, dell’unico carabiniere che lo proteggeva e del loro autista congolese Mustafa Milambo. “Non si può essere ciechi davanti a situazioni difficili con i bambini protagonisti”, diceva pochi mesi fa Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore, di origini marocchine, rimasta sola con tre bambine.

L’oratorio di San Giorgio a Limbiate.

«L’educare è questione di cuore» (Don Bosco, Don Gnocchi)

Chissà quante volte Luca Attanasio avrà accarezzato con lo sguardo questa frase – si domanda Davide Casati su Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera -, passando sotto l’arco dove è incisa (foto di copertina), all’ingresso del suo oratorio, quello di San Giorgio, a Limbiate, provincia di Monza e Brianza. Ora che il suo nome, per il più crudele dei motivi, è sulle labbra di tutti, sono in molti a rimanere senza parole davanti alla vastità delle onde generate da quella vita interrotta.

Luca Attanasio, Zakia Seddiki e le loro bambine.

Il dolore di tre bimbe e della loro mamma, certo. Dei genitori, della sorella, degli amici, dei colleghi che sui social, in ogni lingua, lo hanno ricordato increduli. E però anche quello di una, due, innumerevoli comunità. E patrie. «Una perdita enorme per tutti noi», ha detto l’ex sindaco del suo paese Raffaele De Luca a Giampiero Rossi: aggiungendo poi – ed è una frase decisiva – «e per tanti altri che non lo hanno nemmeno conosciuto e non sanno che, magari, si è occupato tanto anche di loro». Nelle parole di uno dei suoi amici più cari, l’Ambasciatore Attanasio – «Luca, semplicemente» – è stato «ambasciatore di gioia, di intelligenza, di chiacchiere, di risate, di vita, di Limbiate, di adolescenza, gioventù, di altruismo, di attenzione. Ambasciatore nostro».

E in quel “nostro” c’è, nascosto, un universo. Una visione del mondo. Quella di una generazione che ha imparato a tenere nel cuore l’angolo di terra che li ha visti crescere, e ad allargare da subito sguardo e abbracci. Sapendo, in qualunque punto del pianeta ci si trovi, che in una chat dal nome improbabile ci sono raccolti gli amici di sempre: e gioendo, da migliaia di chilometri di distanza, per una villa storica recuperata dal Comune, da mettere a disposizione dei più giovani. Quella di chi prova a fare di una professionalità altissima il motore della propria carriera: ma che metteva da parte cariche e titoli, e al centro il darsi da fare, inesausto, per gli altri. Quella di chi si percepisce sempre in difetto di fronte al troppo da sistemare: e tenta però la strada di un rammendo paziente alle imperfezioni della vita. Di una prossimità sorridente, curiosa, partecipe: lungo una linea ininterrotta che parte dal pullman che ti porta al liceo – ultimi posti, per fare mucchio – e arriva al convoglio di una missione umanitaria nella foresta del Congo: fuori dal dovere codificato, dentro un dovere più grande e nascosto.

Una foto tratta dal profilo Facebook della moglie Zakia Seddiki dell’Ambasciatore italiano Luca Attanasio.

Non sono, queste, qualità fragorose. Per questo, forse, escono a volte dai radar dei megafoni più tradizionali. Non escono però – mai – dalle vite che incrociano. Lo sanno i colleghi della Carriera diplomatica, gli ex compagni di scuola e università, i ragazzi disabili che Luca aveva assistito da ragazzo, i volontari, i missionari, le donne, gli uomini e i bambini cui l’ambasciatore aveva portato – dal Marocco alla Nigeria – l’eco di una scritta lontana, incisa su un arco di pietra. Per tutti loro, per molti altri, valgono le parole di un’amica di Luca, sui social, in queste ore sconvolte. «A questo mondo manchi tanto», ha scritto. «E anche a noi».

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