Gli insulti a Giorgia Meloni: antifemminismo della sinistra residuo e rabbia per l’intollerabile femminismo della destra

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Per gli insulti inqualificabili a Giorgia Meloni, l’Università di Siena ha sospeso cautelativamente dalle attività didattiche il Professor Giovanni Gozzini, in attesa della pronuncia del Collegio di disciplina dell’Ateneo, che si riunirà nei prossimi giorni. Tutto era accaduto durante la trasmissione “Bene bene Male male” andata in onda venerdì 19 febbraio 2021 su Controradio. Commentando l’intervento alla Camera della leader di Fratelli d’Italia per la fiducia al governo Draghi, Giovanni Gozzini aveva insultato Giorgia Meloni. I fatti sono inequivocabili. Gozzini aveva attaccato Meloni dal principio della diretta, dicendo di non riuscire a spiegarsi “come sia possibile che questa ortolana, questa pesciaiola, che non ha mai letto con ogni evidenza un libro in vita sua, possa rivolgersi da pari a pari a uno come Mario Draghi”. Poi, con un crescendo di epiteti offensivi – “commenti” che Gozzini ha lanciato scaldandosi vistosamente – “vacca”, “scrofa,”, “rana boccalarga”. Da oggi, martedì 23 febbraio Gozzini non potrà più esercitare la sua professione, sottolinea il Corriere della Sera, “fino a quando non avrà scontato la «pena» che verrà stabilita dall’università”.

A stretto giro è arrivata la solidarietà a Giorgia Meloni da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Il docente universitario si è poi scusato per le offese pronunciate. “Peggio dello storico che ha offeso Giorgia Meloni sono le due comparse che ridono e suggeriscono. La sinistra intellettuale sa trasformarsi in un vespasiano”, ha commentato il giornalista Giulio Meotti in un Tweet, aggiungendo in un altro: “Dalla ‘escort Melania’ a ‘Mara stringi i denti’ alla ‘scrofa Meloni’, ai moralisti di sinistra la doppia morale permette tutto”. Il commento della giornalista Azzurra Barbuto, sempre su Twitter: “’Questo concetto riduttivo che la democrazia è dare libertà di parola a tutti va confutato’, dice tale prof Gozzini, colui che, prediligendo la ‘libertà di insulto’, ingiuria Giorgia. Cosa ci si può espettare del resto da chi ha disprezzo delle libertà fondamentali?”. “Prima Salvini, ora Meloni. L’odio viene da sinistra e hate speech nel mondo mediatico e accademico, diciamo nel culturame di sinistra, è fenomeno diffuso almeno quanto su internet…”, twitta Federico Punzi.

“Ringrazio il Presidente Mattarella che mi ha telefonato per esprimermi personalmente la sua solidarietà in seguito agli insulti osceni ricevuti oggi. È un gesto che ho apprezzato molto, e che ribadisce con fermezza il limite invalicabile, in una democrazia, tra critica e violenza (Giorgia Meloni @GiorgiaMeloni – Twitter, 20 febbraio 2021).

Scrive Libero Quotidiano: «Che Gozzini non la faccia franca appare quasi scontato, visto che il rettore Francesco Frati, per le azioni disciplinari interne l’equivalente di un pm, ha chiesto per lui una condanna a 3 mesi di sospensione dall’insegnamento e senza stipendio. “Ho appena firmato il provvedimento che sospende il professor Gozzini da ogni attività didattica e di ricerca – spiega il rettore – E allo stesso tempo ho chiesto al Collegio di disciplina la sanzione che, secondo i regolamenti ritengo equa, contro il docente: tre mesi di sospensione da ogni attività didattica e di ricerca e di conseguenza dallo stipendio”.
Sul tavolo del Collegio di disciplina, composto da tre professori ordinari (Gabriella Piccinni, Storia medievale; Angelo Barba, Diritto privato ed Elena Bindi, Istituzione di diritto pubblico) ci sono però anche altre opzioni: la censura, la sospensione da pochi giorni sino a un anno e infine il licenziamento in tronco, che però al momento appare la meno probabile. La gravità e la gratuità delle offese contro la leader di Fratelli d’Italia, però, sono state tali che il rettore Frati potrebbe chiedere per Gozzini addirittura una “pena accessoria”: l’obbligo di chiedere scuse formali e solenni, in quanto l’accaduto ha gettato discredito non solo sul professore, ma su tutta l’Università, colleghi docenti e studenti compresi».

Condividiamo da L’Occidentale-Orientamento quotidiano la lucida analisi L’intollerabile femminismo della destra che segue.

Vacca, scrofa, rana boccalarga, sono gli insulti, tutti di specie antifemminista, rivolti da un uomo, il professor Gozzini, a una donna, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Un uomo che sicuramente si sente persona civile, anzi “più” civile, perché di sinistra. Si sente dalla parte giusta, secondo tutti i più classici stereotipi ideologici: la parte degli onesti, quelli che pagano le tasse, che leggono libri, che rispettano la legge e difendono i poveri; insomma, i migliori.

Il professore non credeva di trovarsi in mezzo a una bufera, usando questi termini alla radio con altri due maschi (lo scrittore Van Straten e tale Palumbo, i quali peraltro di fronte al diluvio di contumelie non hanno fatto una piega), non pensava che sarebbe diventato improvvisamente noto, che sarebbe stato costretto a scusarsi pubblicamente, e che il presidente Mattarella avrebbe dato la sua solidarietà alla persona offesa. Ma perché un uomo che dovrebbe avere un minimo di consapevolezza e di cultura si lancia in un simile turbine di ingiurie, senza vergogna?

C’è, sicuramente, un profondo residuo antifemminista: che una donna abbia un ruolo pubblico importante, e se lo sia conquistato da sola, è insopportabile per tanti, tantissimi maschi. Ma c’è anche altro. La sinistra ha un problema: non ha donne leader, non riesce ad averle. La destra sì. Questa è l’offesa più lancinante, il più cocente dei soprusi. Ma come? Non era la sinistra che difendeva i diritti delle donne? La destra non è reazionaria e patriarcale, non vuole le donne a casa, subordinate al maschio? La storia recente insegna: le donne sono scese in piazza contro le “cene eleganti” di Berlusconi, non l’hanno fatto contro il ricorso all’utero in affitto di leader e parlamentari di sinistra. Insomma, lo schema è chiaro: è la sinistra, e solo la sinistra, dalla parte delle donne.

Invece non è così, e le contraddizioni cominciano a emergere in modo vistoso, e non soltanto in Italia. Potremmo elencarne tante, ma ci limitiamo a quella che ha scatenato il professore di Siena: la presenza di donne nei piani alti della politica. Fu Sabina Guzzanti la prima a essere così colpita da scadere, anche lei, in una raffica di insulti da trivio: non poteva ammettere che nel partito di Berlusconi ci fossero tante donne. Se c’erano, era la sua logica conclusione, dovevano essere passate dal letto del capo.

La consolante sicurezza che a destra ci siano solo poco di buono, prive di meriti personali, è sempre più difficile da mantenere. L’ultimo boccone amaro è l’esclusione delle donne del Pd dal governo, e la patetica rincorsa di Zingaretti a concedere loro qualche posto da sottosegretario come umiliante contentino.

Tutto questo brucia, sconquassa vecchie certezze, fa male al punto da perdere la testa e il rispetto per se stessi e per l’altro. Povero Gozzini: la Meloni è brava, preparata, sta crescendo anche a livello internazionale, si è fatta da sola, ha piglio e autorevolezza. È una vera leader. Ed è di destra, sì.

“Questo è fascismo, questo è intolleranza, questo è violenza culturale, questo è dittatura”. È un attimo poi arrivare a chiedere la sospensione del suffragio universale… #RestiamoLiberi
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