Da Bari un invito a vivere la relazione in Quaresima

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Nella diocesi di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, da poco contagiato da Covid 19 e ricoverato in ospedale, ha scritto la prima lettera per la Quaresima per ringraziare i fedeli dell’accoglienza e per invitarli a sperimentare ‘la gioia della Pasqua e la vicinanza del Risorto’: “Il tempo sofferto della pandemia ha motivato la scelta di sospendere le normali attività catechetiche e di aggregazione, soprattutto in questi ultimi mesi. Tutti avvertiamo la fatica dell’isolamento e della distanza insieme alla responsabilità di custodirci reciprocamente”.

Nella lettera mons. Satriano ha evidenziato la difficile situazione dei ragazzi: “Tuttavia, alcuni avvenimenti luttuosi e situazioni difficili diffuse tra i più piccoli e i ragazzi, sollecitano fortemente il bisogno di socializzazione, la cui assenza sta mettendo a dura prova la vita e la salute dei nostri figli. Tutti abbiamo terrore di questa devastante pandemia che, in maniera ambigua, s’insinua nei vissuti quotidiani, tanto da costringerci a vivere isolati, separati, mutilando quanto di più significativo e necessario ha il genere umano per attestare se stesso: la relazione”.

Riprendendo il messaggio papale per la Giornata del Malato, l’arcivescovo ha sottolineato il bisogno dell’Eucarestia, consegnando loro tre chiavi di lettura, di cui la prima è la relazione: “Ci attendono ancora tempi non facili e di grande pericolo, ma il diaframma di un tablet, di un telefonino, di un computer non sono più sufficienti alla nostra crescita umana.

Siamo chiamati, con grande cura e discernimento, a riavviare percorsi possibili che facilitino la capacità di rimettere insieme i nostri figli. C’è una prossimità che non possiamo relegare solo a momenti sicuri e gratificanti del vivere ma che dobbiamo saper declinare soprattutto in momenti di difficoltà come questo”.

La seconda parola è la sobrietà: “Scevri da ogni ansia da prestazione, proviamo a liberarci dalla tentazione del programmare il non programmabile. Adottiamo tutti uno stile semplice ed essenziale, sobrio, capace di restituire nella relazione quanto di più importante e necessario ci sia.

Ad orientarci non sia la preoccupazione di istruire o informare alla fede da celebrare, ma che la fede celebrata e professata dia forma cristiana alla vita. Nessuno sia condizionato dall’urgenza di conoscere le date delle celebrazioni dei sacramenti per programmare la festa pur necessaria, ma maturi il desiderio di alimentare la fede dei figli e per gli adulti di rinnovare la loro.

Crescere nella conoscenza di Cristo e nutrire di comunione e di bellezza la vita cristiana è motivo di festa sincera e di gioia autentica”.

La terza pista riguarda l’accompagnamento: “Da sempre questa è la parola d’ordine dei buoni educatori, ovvero di coloro che, animati da una sana passione educativa, hanno a cuore il bene dell’altro.

Consapevoli che in questo accompagnamento i primi qualificati educatori sono i genitori e con loro i sacerdoti, i catechisti, gli insegnanti, facciamoci accompagnatori credenti e credibili, adulti che sanno porsi accanto in un autentico spirito di servizio e non leader capaci di organizzare bene la vita degli altri, della parrocchia, del gruppo, dell’associazione”.

Ed ha offerti alcune indicazioni per vivere nella comunità ai tempi del Covid 19: “La catechesi, che sta a cuore alle comunità, sia rivalutata in chiave anche ludica e comunitaria. Giocare e giocare insieme ci farà tanto bene. La stagione primaverile potrà aiutarci ad utilizzare di più gli spazi all’aperto.

Si attui la possibilità di percorsi che valorizzino la Messa festiva, la domenica o sin dalla sera del sabato, occasione d’incontro per i genitori e per i figli, anche secondo le fasce di età, lasciandosi aiutare nel cammino dai temi e dalle immagini che i tempi dell’anno liturgico saggiamente ci consegnano”.

Infine ha invitato a sperimentare percorsi comunitari: “Insomma, partendo dalla fervida creatività, proviamo a sperimentare nuovi percorsi con grande prudenza e tanta speranza. A tutti e a ciascuno torno ad affidare l’immagine consegnata il giorno del mio arrivo in mezzo a voi: ‘Prendiamo la forma del pane per essere nel mondo artigiani di comunione’. Dio vi benedica”.

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