L’Iraq attende il papa

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Tra qualche giorno papa Francesco visita l’Iraq, che anni di conflitti e violenze hanno ridotto allo stremo la popolazione civile, e porterà il suo conforto alla minoranza cristiana, ma anche a tutti gli iracheni, come aveva detto a Vatican News il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali:

“Non vorrei che il viaggio del Papa in Iraq sia avvolto da una specie di ombra di tristezza. Invece deve essere per me un viaggio all’insegna della gioia, perché il Papa va a portare a questo popolo, alla Chiesa cattolica e a tutti gli iracheni un annuncio di consolazione, di pace, di ammirazione per tutto quello che loro hanno sofferto e questo messaggio è in particolare per i cristiani e per i cattolici, per quelli che hanno testimoniato la loro fede fino allo spargimento di sangue, e per  i vescovi, per i pastori, che sono rimasti con i fedeli, non sono andati via in durante tutta questa guerra, violenze, soprusi, bombardamenti, persecuzioni.

Sono rimasti a capo e al servizio dei loro fedeli. Quindi sarà un viaggio di gioia, di consolazione, di partecipazione, di amicizia di tutta la Chiesa cattolica verso questo popolo, sia cristiani che non cristiani”.

Per questa visita pastorale Aiuto alla Chiesa che Soffre ha preparato un dossier sui cristiani in Iraq, che oggi sono meno di 300.000. A causa del conflitto tra curdi e Governo centrale, negli anni ‘70 molti cristiani hanno lasciato il Nord dell’Iraq per stabilirsi a Baghdad e in altre città, tra cui Bassora.

Gli attacchi terroristici alle chiese di Baghdad e Mosul sono iniziati nel 2004: domenica 1° agosto 2004 è infatti avvenuto il bombardamento simultaneo di sei chiese (a Baghdad e Mosul), seguito da quelli che ne hanno prese di mira altre 30 in tutto il Paese. Questi attacchi hanno provocato varie ondate di sfollati interni e causato una massiccia emigrazione di cristiani. L’area sotto il controllo del Governo Regionale curdo costituiva la zona più sicura in cui rifugiarsi.

Dopo il 2006, con l’intensificarsi degli attacchi ai cristiani a Baghdad e in altre città, più famiglie si sono dirette al Nord verso aree controllate dal Governo curdo. Nel febbraio 2010 gli attacchi contro i cristiani a Mosul hanno fatto sì che in 4.300 si rifugiassero nella Piana di Ninive.

Dal 2014 alla fine del 2020 i benefattori di ACS hanno donato € 48.023.000 per garantire la presenza cristiana in Iraq e, in particolare, nella Piana di Ninive. Dopo la sconfitta dell’ISIS, i finanziamenti di ACS si sono trasformati da aiuti di emergenza in progetti di ricostruzione e ristrutturazione.

Secondo gli ultimi dati di ACS, aggiornati al 12 gennaio 2021, oltre il 45% delle famiglie originariamente residenti nella Piana di Ninive, e scacciate dalla violenza degli estremisti islamici, è tornato a casa, grazie anche al grande sforzo di solidarietà profuso dalla comunità cattolica internazionale, a cominciare dai benefattori della stessa ACS. Il restante 55% dei cristiani della Piana di Ninive non è ancora rientrato.

Per quanto riguarda il rapporto fra la comunità cristiana della Piana di Ninive e le autorità civili, don Karam N. Shamasha, parroco della Chiesa cattolica caldea di San Giorgio a Telskuf, nella Piana di Ninive, evidenzia ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che si tratta di una piccola minoranza che deve fronteggiare istituzioni caratterizzate da “una corruzione enorme.

A tali autorità non importa della presenza dei cristiani in queste terre, anzi ci sono partiti che vogliono cacciare via i cristiani per entrare in possesso  delle loro terre. Non è quindi facile parlare oggi di crescita della comunità cristiana… Vi è una lotta infinita tra sciiti, sunniti e curdi. Noi viviamo in mezzo a queste lotte e per questo troviamo molte difficoltà a rivendicare i nostri diritti di cittadini iracheni”.

Per favorire il rientro delle famiglie bisogna ricostruire molte strutture e fra queste ci sono gli asili, per cui ACS ha lanciato una campagna di raccolta fondi per ricostruire quello di Batnaya, affidato alle religiose di Santa Caterina da Siena. L’asilo è stato costruito nel 2010 e prima dell’aggressione degli estremisti islamici aveva 124 iscritti.

La struttura è stata bombardata e completamente distrutta. L’obiettivo è ricostruire una struttura di 450 mq su due piani destinata ad accogliere bambini in età prescolare, ai quali sarà assicurata anche la prima formazione cristiana:

“Se vogliamo ricostruire una comunità dobbiamo partire dalle cose fondamentali come l’educazione. Per questo il progetto di Aiuto alla Chiesa che Soffre sarà il punto di partenza per i nostri bambini, dopo tutto quello che hanno vissuto. La struttura educativa, fra tanta distruzione, sarà un ‘asilo’ anche nel senso di ‘rifugio’ per questi bambini. Ai benefattori italiani va tutta la nostra gratitudine”.

Inoltre con il sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre le tre principali Chiese cristiane della Piana di Ninive (Cattolica Caldea, Sirocattolica e Siro-ortodossa) si sono unite per costituire il Nineveh Reconstruction Committee (NRC) al fine di facilitare il ritorno dei cristiani alle loro comunità di origine da cui erano stati espulsi durante l’invasione dell’ISIS dal 2014 al 2017;

assicurare la presenza di un gruppo permanente di cristiani mediante sforzi miranti alla loro tutela giuridica insieme a quella di altre minoranze, oltre alla salvaguardia dei loro diritti umani fondamentali, in particolare la piena cittadinanza; assicurare la sopravvivenza della minoranza cristiana attraverso il finanziamento e il sostegno di progetti di istruzione e sviluppo.

Il progetto-simbolo di Aiuto alla Chiesa che Soffre è stata la ricostruzione della grande chiesa siro-cattolica Al-Tahira a Qaraqosh, nota anche come Baghdeda o Al-Hamdaniya. Al-Tahira è la più grande chiesa siro-cattolica del Medio Oriente ed ha notevole importanza per il suo aspetto e il suo significato culturale. Costruita tra il 1932 e il 1948, è dedicata all’Immacolata Concezione. Ha una superficie di 1.296 metri quadrati e il suo tetto poggia su 22 pilastri monoliti di marmo provenienti da Mosul.

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