Il Vaticano minaccia i dipendenti no vax. Previste sanzioni amministrative e professionali. Assembramenti nei Musei Vaticani

Condividi su...

È entrato in vigore l’8 febbraio 2021 il Decreto del Presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano in materia di emergenza sanitaria pubblica [QUI], promulgato nel più totale silenzio dei media vaticani, atto a fornire una risposta sanitaria intraprendendo le azioni necessarie per rispondere alla pandemia. Tra questi la vaccinazione consigliata ma imposta – o meglio – fortemente consigliata con garbo sul piatto della “sudditanza psicologica pontificia”, volta a indurre i lavoratori a sottoporsi – per paura di ripercussioni lavorative “volontariamente per forza” – alla profilassi vaccinale. In caso contrario i dipendenti sono a conoscenza di essere passibili di sanzioni amministrative e pecuniarie fino al demansionamento professionale con “trattamento economico garantito alla mansione di provenienza”.

++++ AGGIORNAMENTO 18 FEBBRAIO 2021 ORE 17:38 ++++
La Sala Stampa della Santa Sede ha distribuito alle ore 17:38 di oggi, 18 febbraio 2021 una comunicazione “INFO UTILE: Nota relativa al decreto n. CCCXCVIII dell’8 febbraio 2021”, con il seguente allegato:

Stato della Città del Vaticano
Governatorato
18 febbraio 2021
Nota relativa al decreto n. CCCXCVIII dell’8 febbraio 2021
Il Decreto del Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano n. CCCXCVIII dell’8 febbraio 2021 in materia di emergenza sanitaria è stato emanato per dare una risposta normativa urgente alla primaria esigenza di salvaguardare e garantire la salute ed il benessere della comunità di lavoro, dei cittadini e dei residenti nello Stato della Città del Vaticano.
Il presupposto, quindi, è quello della tutela individuale del lavoratore e quella collettiva dell’ambiente lavorativo in caso di un evento che possa configurarsi come emergenza sanitaria pubblica.
In particolare la disposizione riguarda tutte le misure idonee dirette a prevenire, controllare e contrastare situazioni eccezionali di emergenza sanitaria pubblica e vengono diffusamente indicati tutti gli strumenti per una adeguata e proporzionale risposta al rischio sanitario.
Tra queste misure, su indicazione dell’Autorità sanitaria dello Stato, può essere ritenuto necessario il ricorso alla vaccinazione per determinati contesti: in attività lavorative inerenti il pubblico servizio, i rapporti con terzi o rischiose per la sicurezza della comunità di lavoro.
L’adesione volontaria ad un programma di vaccinazione deve, quindi, tener conto del rischio che un eventuale rifiuto dell’interessato possa costituire un rischio per se, per gli altri e per l’ambiente lavorativo.
Per tale motivo la salvaguardia della comunità può prevedere, per colui che rifiuti la vaccinazione in assenza di motivi sanitari, l’adozione di misure che da una parte minimizzino il pericolo in questione e dall’altra consentano di trovare comunque soluzioni alternative per lo svolgimento del lavoro da parte dell’interessato.
Il richiamo alle preesistenti Norme per la tutela della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali da osservarsi negli accertamenti sanitari in vista dell’assunzione del personale e durante il rapporto di lavoro e Norme a tutela dei dipendenti affetti da particolari gravi patologie o in particolari condizioni psicofisiche del 18 novembre 2011 deve quindi ritenersi come uno strumento che in nessun caso ha natura sanzionatoria o punitiva, piuttosto destinato a consentire una risposta flessibile e proporzionata al bilanciamento tra la tutela sanitaria della collettività e la libertà di scelta individuale senza porre in essere alcuna forma repressiva nei confronti del lavoratore.

Lo Stato della Città del Vaticano e il “decreto minaccia anti-Covid-19”

Che poi non è più una minaccia, ma che fa solo ridere i polli. Però, i polli, anche se ridono, restano preoccupati, come è preoccupato il nipote che fa le marachelle e si sente chiamare dalla nonnina innervosita, con la ciabatta in mano: “Vieni qua che non ti faccio niente!”.

Se la toppa è peggio del buco, un colabrodo fa acqua da tutte le parti, tappare un buco con una toppa non basta per recuperare una figura pessima per davvero. Con un colabrodo peraltro, per far ridere pure i sassi.

Dall’8 febbraio, dopo 10 giorni di totale silenzio mediatico, finalmente il 18 febbraio il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano emette una nota (singolare, anche nella forma, con tutte quelle sottolineature, come se fosse scritta da uno scolaro, che abbiamo tolto nella trascrizione, per facilitarne la lettura), tramite il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede (che è una cosa seria, usato dal Papa per rendere note le sue Motu proprio, per esempio), solo ed esclusivamente dopo il bombardamento mediatico e lo sputtanamento, che difficilmente trovano precedenti simili. La figura barbina è stata globale.

L’emanazione di un Decreto non si materializza in un giorno. Nella Nota esplicativa, 10 giorni dopo la promulgazione, non è menzionata una sola parola sul motivo del silenzio mediatico da parte del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Ma la reazione al bombardamento mediatico è una spiegazione già di per sé, che inchioda alle responsabilità chi ha la superbia di credere che si possa gestire la verità a proprio piacimento. La verità trova sempre un cuore e la sua penna.

Cosa ancora peggiore della toppa di per sé, è la smentita non smentita per cercare di giustificare con una Nota di una pagina un Decreto di sette pagine. È come se il Papa fa una Lettera enciclica e poi in un foglio ne viene spiegato il senso da professionisti della comunicazione, in contemporanea alla promulgazione. Però, un Decreto è tale perché non ha bisogno di nessuna spiegazione. Altrimenti non sarebbe un Decreto ma sarebbe una farsa, come lo è questo “Decreto minaccia anti-Covid-19”.

Tutto ciò è la prova che se nessuno diceva qualcosa, la minaccia sarebbe passata sotto silenzio. Pessimi! Davvero pessimi!

Pagina 1
Pagina 6
Pagina 7

Il decreto prevede multe da 25 fino a 1500 euro per i dipendenti che non rispettano gli obblighi del corretto uso dei D.P.I., del distanziamento sociale, dell’isolamento e della quarantena. Stop imposto anche ai “furbetti del caffettino” preso al bar “italiano” al di fuori delle mura della Città del Vaticano senza autorizzazione in orario di lavoro. Un caffè da asporto a Borgo Pio all’ora di pranzo potrebbe costare al dipendente in uscita con i colleghi di ufficio fino a “160 euro di multa”, ai quali, i gendarmi per competenza, sono autorizzati a presentare il “conto” al rientro nello Stato della Città del Vaticano dalla pausa caffè italiana.

Nel decreto viene inoltre precisata la motivazione del “principio di necessità”, che il decreto impone senza citare un obbligo: “si ritiene di sottoporsi alla vaccinazione” al fine di “garantire la salute e il benessere della comunità di lavoro nel rispetto della dignità dei diritti e delle libertà  fondamentali di ogni suo membro”.

Vaccinati, tesserati… e schedati in Vaticano. Lo Stato della Città del Vaticano tramite la Direzione di Sanità ed Igiene del Governatorato ha iniziato da qualche giorno a rilasciare ai dipendenti SCV e Santa Sede che hanno effettuato la seconda inoculazione del vaccino Cominarty (Pfizer/BioNTech) la tessera che attesta la certificazione della vaccinazione contro il Covid-19. La tessera è nominativa e ha un numero progressivo assegnato con codice a barre (barcode) annesso. I dipendenti sono schedati, ma non è dato sapere il motivo, #restiamoumani #restiamoliberi (11 febbraio 2021).

Anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sconsiglia il passaporto vaccinale [QUI], nella Città del Vaticano i vaccinati da seconda inoculazione hanno ricevuto una tessera da “dipendente vaccinato”.

“Non c’è e non ci sarà in futuro l’obbligo di vaccinazione in Israele. Non ci saranno sanzioni personali per chi non si vaccina”. Lo ha detto il Ministro della Sanità Yuli Edelstein, ammonendo tuttavia che rischiano il carcere tutti quelli che tenteranno di falsificare il Green Pass, la certificazione che testimonia la doppia immunizzazione.

Oltre a non essere un obbligo il vaccino non può essere imposto creando terrorismo psicologico tramite la paura di ricevere sanzioni dall’amministrazione di appartenenza. In passato ci eravamo già occupati degli atteggiamenti adottati dal Governatorato nei confronti dei dipendenti dei Musei Vaticani “tartassati” per l’enorme accumulo di “ore negative” [QUI]. Ora, a Musei Vaticani riaperti, senza non pochi problemi (ne parliamo dopo), le vessazioni ai lavoratori continuano con sanzioni a più ampio respiro.

A tal proposito è interessante leggere cosa scrive il Tar della Lombardia: “Pandemia giustifica limitazioni ma temporanee”. Secondo il Tar della Lombardia, “la situazione pandemica giustifica l’introduzione di misure restrittive a fronte di un temporaneo e limitato sacrificio degli interessi individuali”, ma vi è “la necessità di tenere fermi inderogabili principi, anche di derivazione euro-unitaria, nella persuasione che, in uno Stato di diritto, l’emergenza non giustifica di per sé qualsivoglia misura”. Lo ha spiegato il Tar stesso in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario.

Musei Vaticani aperti nel weekend con assembramenti. Le guide: “Un carnaio umano, un girone infernale”. La Direzione: “Nessuna situazione drammatica”

“Se il Covid va a spasso nelle sale dei Musei Vaticani”, si legge sui social. In tutta Italia i musei restano chiusi nel weekend, non così nello Stato della Città del Vaticano. Sabato scorso, al momento dell’attesissima riapertura dopo tre mesi, i Musei Vaticani si sono trasformati in un pericoloso luogo di assembramento al chiuso. Lo denunciano diverse guide che si sono ritrovate ammassate nelle varie sale con i rispettivi gruppi. Uno di loro, Vincenzo Spina, ha pubblicato un lungo post in cui critica duramente l’organizzazione delle visite.

“Quello che ho visto mi ha fatto profondamente vergognare. Un carnaio umano, in totale contrapposizione con le più basilari normative mondiali (non italiane o europee, ma universali) in materia di contrapposizione al Covid-19. Nessun distanziamento, nessuna organizzazione, follia allo stato puro: scene di isterismo individuale e collettivo, caos primordiale, shock e paura nei partecipanti. Sembrava di sentir parlare Bill Murray in Ghostbusters quando elencava, uno dopo l’altro, gli elementi premonitori della fine del mondo”, scrive Vincenzo Spina. Poi continua: “Mi sono vergognato. Profondamente vergognato. Vergognato di aver evidenziato il certo contingentamento nella vendita dei biglietti organizzato dai Musei Vaticani, venendo inesorabilmente smentito. Vergognato di averne esaltato la buona organizzazione, prima di venire nuovamente ed inequivocabilmente smentito dai fatti. Vergognato di aver fatto da Responsabile, da Caposquadra, da Guida (nel senso più etimologico del termine) per un gruppo che si è trovato immerso in un girone dantesco”. E conclude: “Ho assistito a un suk inaccettabile durante una pandemia globale, dettato dal desiderio di vendere ogni biglietto disponibile, senza contingentamento. Intanto c’era chi gridava, chi piangeva, chi sbraitava, chi tremava impaurito, chi sgranava gli occhi incredulo, chi minacciava di chiamare la polizia. Un errore può succedere, anche se risulta difficile comprendere come si possa commettere una tale manchevolezza con mesi di tempo per organizzare a dovere la riapertura. Voglio credere che non vogliate farlo più accadere, perché errare è umano, ma perseverare è diabolico. E se il diavolo entra persino in Vaticano, allora anche il motto ‘saremo migliori’ emanerà fetore di zolfo”.

La denuncia non arriva solo dalle guide. Anche tanti visitatori hanno riservato su Tripadvisor recensioni per niente benevole all’organizzazione. “I musei sono bellissimi ma c’era troppa gente accalcata, in questo periodo è un errore organizzativo inaccettabile”, si legge tra le varie recensioni di chi ha visitato i Musei Vaticani nell’ultimo weekend. “Ci siamo ritrovati ammassati, senza il minimo distanziamento, siamo in una pandemia e questo è intollerabile tanto per gli ospiti quanto per chi lavora all’interno del museo”. E ancora: “Con molto rammarico devo sottolineare l’assoluta mancanza di rispetto delle norme di sicurezza relative al Covid”, scrive un’utente, che registra la sua visita il 14 febbraio. “Le persone si sono ritrovate in diversi momenti in una specie di girone infernale, senza la minima distanza prevista dalle normative in vigore. Capisco, che in tempi normali per i Musei Vaticani, il numero di persone presenti ieri era assolutamente inferiore alla media, ma siamo in una situazione di pandemia e questo modo di agire è intollerabile! Sia per gli ospiti che per chi lavora all’interno del museo”. E un altro: “I musei sono ovviamente bellissimi ma c’era troppa gente accaldata e in questo periodo è un errore organizzativo inaccettabile”.

Anche se da fonti ufficiali della Santa Sede o del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano non è venuto alcun commento, Il Messaggero scrive che le foto “stanno mettendo in grande imbarazzo il Vaticano. Il Papa da mesi non smette di ripetere ai fedeli che occorre uniformarsi alle regole anti-Covid e seguire le misure adottate dal governo italiano. Nel mese di gennaio per evitare assembramenti a San Pietro ha persino rinunciato a recitare l’Angelus pur di scoraggiare la gente a radunarsi”. Non c’è stato alcun comunicato ufficiale da parte della Santa Sede, mentre il Direttore dei Musei Vaticani Barbara Jatta ha provato di disinnescare le polemiche con una “spiegazione” stizzita all’Ansa: “Sabato scorso anch’io stavo facendo da guida ad alcuni visitatori, la situazione non era così drammatica, ci sono polemiche sciocche da parte di alcune guide, che prima si lamentavano della chiusura e ora, dopo 88 giorni di stop forzato, si lamentano della riapertura. A me dispiace, perché il problema non c’era. Ma a quanto mi dicono, questa guida esterna ha tenuto i suoi visitatori ben 40 minuti in una delle sale principali”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50