Australian Gate. Analisi capitolo 3. Hell on the Way to Heaven. 2019 saremo i vostri peggiori nemici

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“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Mt 18,6-7).

Australian Gate è un oceano dell’orrore. È un oceano di abusi sessuali coperti da operazioni finanziarie opache. È un oceano di depistaggi, collusioni e occultamenti della verità. È un “oscuro accordo” tra le gerarchie ecclesiastiche responsabili degli abusi e del loro occultamento. È un “patto criminale” tra la Chiesa Cattolica Romana in Australia e alcune istituzioni statali australiane, resesi complici di un crimine orrendo.

Enti ecclesiastici e statali australiani hanno posto in essere una enorme operazione criminale con l’aggravante dell’occultamento dello stesso, perpetrato in danno a minori e persone vulnerabili. Se il 2014 è l’anno zero della riforma pontificia per il contrasto agli abusi sui minori, il 2017 segna una svolta storica grazie alla pubblicazione del Final Report composto da 21 volumi, il rapporto finale dell’inchiesta condotta per cinque anni dalla Royal Commission, istituita nel 2012 su richiesta dall’allora Primo Ministro, Julia Gillard.

I Commissari hanno ascoltato 7.981 vittime di abusi sessuali e hanno ricevuto ulteriori 1.344 testimonianze scritte (9.325 testimonianze in totale). Tuttavia, il reale numero di minori e persone vulnerabili colpiti è rimasto sconosciuto, ha detto la Royal Commission. Probabilmente le vittime sono decine di migliaia.

L’inchiesta governativa della Royal Commission australiana viene avviata nel 2012 a seguito della denuncia di Peter Fox (Ispettore Capo della Polizia Federale Australiana) il quale, intervistato nel programma televisivo Lateline dell’emittente ABC [QUI] con le sue affermazioni ha scosso l’opinione pubblica. Fox ha aperto l’intervista con la sua testimonianza diretta particolarmente angosciante riferita a un caso di abuso su cui aveva indagato: “Un ragazzo aveva 12 anni quando il prete (James Fletcher) si recò con lui in un parco appartato fuori Maitland (New South Wales ndr). Disse al ragazzo di togliersi i pantaloni, il ragazzo era totalmente ignaro di quello che stava succedendo e piuttosto imbarazzato, il prete lo penetrò analmente. Il ragazzo non era a conoscenza in quella fase che il suo ano era stato lacerato e ha iniziato a sanguinare. Stava urlando in agonia sul sedile mentre il prete continuava a spingere. Il ragazzo disse che si era concentrato sulla croce di San Cristoforo sul cruscotto e la guardò oscillare avanti e indietro per provare e distogliere la sua attenzione dal dolore. Il prete non ha mai mostrato pietà in nessuna fase dell’abuso anche dopo che l’atto sessuale è stato completato era totalmente indifferente al bambino e si è semplicemente seduto al posto di guida e ha fumato una sigaretta mentre la vittima singhiozzava”. Pochi giorni dopo l’intervista, il Primo Ministro Julia Gillard ha annunciato l’avvio di una Royal Commission, il tipo di inchiesta più potente dell’Australia.

Nel corso dei suoi 35 anni di carriera, l’Ispettore capo Peter Fox ha indagato su diversi casi di abusi sessuali su minori vittime del clero e sull’elusione della giustizia da parte della gerarchia ecclesiastica. Fox ha dichiarato: “Posso testimoniare dalla mia esperienza personale che la Chiesa copre, zittisce le vittime, ostacola le indagini della polizia, aiuta i criminali, distrugge le prove e sposta i sacerdoti per proteggere il buon nome della Chiesa”.

Papa Francesco nel 2014 ha messo “nero su bianco” istituendo la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ma, negli anni, i lavori di questa commissione hanno subito rallentamenti. La commissione è stata oggetto di pesanti critiche dalle quali ne sono derivate polemiche che hanno condotto tre membri della stessa a presentare le proprie dimissioni in opposizione alla “limitata autonomia” concessa nei fatti alla commissione ed alla “limitata apertura” dei vertici ecclesiastici ad accogliere i suggerimenti in tema di protocolli attuativi proposti da alcuni membri. Tra le critiche mosse ai vertici viene rilevato l’aspetto, di non poco conto, di non voler realmente perseguire in maniera efficace il contrasto al crimine degli abusi sui minori da parte del clero. A dimettersi dalla Pontificia Commissione sono la neuropsichiatra infantile Catherine Bonnet esperta in violenze sui minori, Peter Saunders e Marie Collins già vittime di abusi, i quali hanno presentato puntuali critiche anche nei confronti di Papa Francesco. Tutto ciò rende bene l’idea di quanto difficile sia il percorso di riforma che conduce al reale contrasto del crimine orrendo degli abusi sui minori da parte dei vertici della Chiesa Cattolica Romana.

Proponiamo ai nostri attenti e affezionati lettori le parole della vaticanista di lungo corso Valentina Alazraki pronunciate in Vaticano il 23 febbraio 2019 durante le sessioni dell’incontro La Protezione dei Minori nella Chiesa. Sono parole coraggiose dirette e oneste, dette “fuori dai denti”. Con trasparenza definiscono semplici concetti che appaiono ancora di difficile comprensione ai vertici ecclesiastici. Riteniamo che la Chiesa Cattolica Romana all’alba del terzo millennio ha estremo bisogno della collaborazione di donne e uomini “della comunicazione”, capaci di parlare chiaramente e liberamente delle verità emerse dall’analisi di orribili crimini incontestabili. Comunicatori che sappiano sollecitare il clero ad un significativo cambio di rotta per dimostrare “nei fatti” la volontà espressa in forma scritta, al fine di contrastare il crimine degli abusi sui minori. Il nostro pensiero viene rappresentato dalle esemplari parole della giornalista Alazraki: “Noi abbiamo scelto da quale parte stare. Voi, lo avete fatto davvero, o solo a parole? Se voi non vi decidete in modo radicale di stare dalla parte dei bambini, delle mamme, delle famiglie, della società civile, avete ragione ad avere paura di noi, perché saremo i vostri peggiori nemici” [QUI].

Alcuni mesi dopo il suddetto incontro, Papa Francesco dando seguito ad alcuni importanti suggerimenti della Pontificia Commissione interviene su un punto nevralgico della questione. Il 17 dicembre 2019 Papa Francesco abolisce il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali [QUI].

L’inchiesta della Royal Commission australiana avviata nel 2012, viene anticipata nel 2010 dal “libro denuncia” Hell on the Way to Heaven nel quale si narra della triste storia delle violenze sessuali subite dalle bambine Emma e Katie Foster, innocenti vittime del pedofilo seriale Kevin O’Donnell, sacerdote violentatore di bambini, sin dal 1946, il quale riusciva a stordire e abusare delle sue piccole vittime offrendo loro da bere bibite “drogate”. Emma e Katie sono le figlie di Chrissie Foster, co-autrice del libro con il giornalista Paul Kennedy. L’allora Arcivescovo George Pell fece visita alla famiglia Foster, per incoraggiarli ad accettare l’offerta di risarcimento da parte della Chiesa al fine di evitare la causa in tribunale. I Foster hanno dichiarato che Pell ha mostrato una “mancanza di empatia sociopatica” specificando che, dopo il rifiuto riguardo al risarcimento che imponeva loro il silenzio, alla mamma delle bambine abusate, Pell ha detto: “Se non ti piace quello che stiamo facendo, portaci in tribunale”.

Chrissie Foster è stata la prima persona ad entrare nell’aula della Royal Commission quando sono state raccolte le testimonianze a Melbourne. “Dopo aver letto il mio libro – dichiara Foster -, Ann Barker, la nostra parlamentare locale, ha deciso che bisognava fare qualcosa per gli abusi sessuali del clero sui bambini nello Stato del Victoria”. Chrissie Foster afferma che “i pagamenti decisi dalla Chiesa Cattolica nel Melbourne Response istituito da Pell nel 1996 non devono essere chiamati ‘risarcimento’. Tale denaro per la gerarchica della Chiesa viene definito ‘ex-gratia’ (che significa “un favore”, ma questo processo non è un favore per nessuna vittima). La Chiesa impone questi pagamenti in modo che non sia ammessa alcuna responsabilità”. Nel 1996, quando è stato istituito il Melbourne Response, i pagamenti “ex gratia” erano limitati a 50.000 dollari AUS. L’importo è aumentato a 55.000 nel 2000, ed è stato nuovamente aumentato nel 2008 fino al suo limite attuale di 75.000 dollari AUS.

Chrissie e suo marito Anthony scoprirono che Emma a seguito delle violenze subite soffriva di anoressia e di autolesionismo. Emma fu poi ricoverata in una unità psichiatrica ed è morta di overdose nel 2008. La sorella Katie è finita nell’abisso dei problemi legati all’alcool, fino a riportare gravi danni cerebrali a seguito di un incidente automobilistico.

Quando O’Donnell è stato condannato da un tribunale, la famiglia Foster ha rifiutato l’offerta minima della Chiesa di 50.000 dollari AUS a titolo di risarcimento e dopo dieci anni la famiglia ha ottenuto un risarcimento molto più alto. Chrissie Foster trovò il coraggio di parlare dell’abuso perpetrato alle sue figlie da parte di un prete, raccontando l’impatto profondamente traumatico nella vita delle bambine e la risposta egoistica della Chiesa. Hell on the Way to Heaven ha scioccato il pubblico e ha portato ad una inchiesta parlamentare nello Stato di Victoria.

Di questa tragedia familiare, causata da Kevin O’Donnell, “pedofilo dal 1946”, pochi media nostrani ne hanno parlato, ne troviamo una attenta e dettagliata descrizione nel libro “Lussuria” (Feltrinelli 2017) di Emiliano Fittipaldi. In questo libro sono presenti le lettere a firma di Pell e dei suoi legali inviate alla famiglia Foster, nelle quali vengono proposte le suddette cifre risarcitorie poi rifiutate dai Foster. Dai media vaticani la notizia pare essere stata del tutto ignorata. Solo su Vatican Insider, in un articolo del 1° marzo 2016 (modificato per tre anni, ultima modifica 8 luglio 2019), ne viene data notizia [QUI].

Nel 2014 Pell ha affermato che prima del 1996, ovvero prima dell’introduzione del Melbourne Response, non erano affatto previsti risarcimenti alle vittime degli abusi sessuali. “Molte delle persone assistite da noi avrebbero ricevuto poco o niente se si fossero rivolte ai tribunali” [QUI].

La Royal Commission ha affermato che la Chiesa non ha collaborato pienamente all’inchiesta. Nel 2014 ha chiesto alla Santa Sede di consegnare i fascicoli relativi alle accuse di abusi sessuali da parte del clero in Australia. Ha ricevuto in risposta che ciò “non era né possibile né appropriato”. Il Cardinale Pell ha respinto la richiesta della commissione definendola “irragionevole”.

Il 15 dicembre 2020 su Huffingtonpost.it la vaticanista Maria Antonietta Calabrò ha intervistato il Cardinal Pell: “Vede, molti soldi sono stati trasferiti dal Vaticano in Australia in due occasioni nel 2017 e nel 2018, in coincidenza con alcuni passaggi del mio processo: questi soldi sono già stati trovati. Il loro punto di arrivo in Australia è già stato trovato. E adesso sono in corso indagini della Polizia federale australiana per rintracciare dove sono finiti. Sono molti soldi: 2 milioni di dollari australiani, non solo i 700 mila dollari di cui ha riferito un quotidiano italiano, in base alle dichiarazioni rese agli inquirenti da monsignor Perlasca, Le indagini dovranno accertare se sono stati usati per scopi illegali. Certo, è un po’ anomalo. Normalmente i soldi partono dall’Australia e arrivano in Vaticano e non viceversa, Solo lo IOR dopo la pulizia sotto la guida del presidente De Fransu e del direttore generale Mammì è tornato a produrre utili in modo consistente” [QUI].

La questione finanziaria, a nostro parere, è collegata ai casi degli abusi perpetrati nei confronti dei minori da parte del clero della Chiesa Cattolica Romana in Australia. Alla luce della dichiarazione della Polizia Federale Australiana oggi sappiamo che per alcuni pagamenti inviati dal vaticano in Australia non sono state riscontrate “condotte criminali”. Tuttavia, vi sono indagini tutt’ora in corso che riguardano i flussi finanziari internazionali riferiti a “qualsiasi entità o individuo” riconducibili alla Santa Sede che eventualmente fossero transitati per la Banca Centrale australiana che risulta essere fuori del controllo di Austrac (Australian Transaction Reports and Analysis Centre).

Siamo convinti, come affermato in data 1° luglio 2020 da Vatican News, che tutelare i minori dagli abusi è compito di tutto il Popolo di Dio [QUI]. Proprio per questo motivo continueremo nella nostra inchiesta e nella nostra analisi approfondita, poiché siamo convinti che per “risarcire” le vittime degli abusi sessuali è stata movimentata una montagna di denaro, che inevitabilmente, viste le cifre enormi, va ricondotta al crimine degli abusi sui minori che ha numeri enormi.

Al termine di questo terzo capitolo, per i nostri attenti e affezionati lettori, introduciamo il tema del National Redress Scheme, schema di ricorso nazionale, che riguarda le direttive civili in merito ai risarcimenti adeguati e dovuti per le vittime, su cui ritorneremo nel prossimo capitolo. Nel 2018, dopo la pubblicazione del rapporto finale della Royal Commission, la Chiesa Cattolica Romana in Australia ha aderito al National Redress Scheme. La Chiesa prima dell’adesione aveva già versato a titolo di risarcimento 276 milioni di dollari AUS in 35 anni a 3.066 vittime di abusi (tra il 1980 e il 2015) per una media di 91.000 dollari AUS a vittima, pari a 7,88 milioni di dollari AUS annui.

Articoli precedenti

Australian Gate. Entrata in vigore del “Protocollo di Risposta Nazionale” della Chiesa Cattolica Romana in Australia per gli abusi sessuali su minori – 8 febbraio 2021
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Australian Gate. Analisi capitolo 2. Child sex abuse la sfida più importante. 2017 migliaia le vittime del clero – 12 febbraio 2021

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