Australian Gate. Analisi capitolo 2. Child sex abuse la sfida più importante. 2017 migliaia le vittime del clero

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“Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!” (Mt 18,6-7).

Vaticano, 22 marzo 2014 – “Compito specifico della Commissione sarà quello di propormi le iniziative più opportune per la protezione dei minori e degli adulti vulnerabili, sì da realizzare tutto quanto è possibile per assicurare che crimini come quelli accaduti non abbiano più a ripetersi nella Chiesa. La Commissione promuoverà, unitamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la responsabilità delle Chiese particolari per la protezione di tutti i minori e degli adulti vulnerabili. Per queste ragioni, istituisco la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Tutto quanto stabilito con il presente Chirografo ha pieno e stabile vigore, nonostante qualsiasi disposizione contraria, anche degna di speciale menzione” (Franciscus PP, Chirografo del Santo Padre Francesco per l’istituzione della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori “L’effettiva tutela dei minori” (Minorum tutela actuosa) del 22 marzo 2014).

Australian Gate è un oceano dell’orrore. È un oceano di abusi sessuali e operazioni finanziarie opache. È un oceano di depistaggi, collusioni e occultamenti della verità. Il 2014 è l’anno zero della riforma pontificia per il contrasto agli abusi sui minori. Papa Francesco ha istituito una Commissione a riguardo, ma si sa che le riforme sulla carta non bastano. Poiché, per essere efficaci e incisive nel corso della storia, le riforme devono trovare attuazione nella realtà e condurre ai risultati prefissati. Il percorso di una riforma passa inevitabilmente attraverso varie fasi, fasi formali, di consultazione, fasi pratiche, applicative e attuative. Dopo essere state redatte e disposte in atti, le disposizioni del Pontefice vengono sottoposte all’attenzione dell’organo deputato per la trattazione del delicato tema, la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. È richiesto che la Commissione lavora per approfondire l’abuso perpetrato, studiando attraverso i suoi membri le cause e gli effetti che hanno condotto la Chiesa Cattolica Romana in questo abisso della miseria umana. La Commissione deve suggerire al Pontefice le opportune contromisure da adottare, al fine di prevenire, contrastare e denunciare tale crimine efferato. Lo scopo è debellare questo male radicato come un cancro all’interno della vigna del Signore.

Nella vita contano i fatti e se è vero, come recita un vecchio adagio, “le parole stanno a zero”. Mai come in questo caso specifico saranno i fatti e i risultati raggiunti a definire il futuro della lotta al crimine commesso dal clero ai danni dei bambini, dei minori e degli adulti vulnerabili all’interno delle istituzioni ecclesiastiche. Mai come in questo caso specifico saranno le scelte umili ma determinate e coraggiose a definire la missione e il futuro stesso della Chiesa Cattolica Romana all’alba del terzo millennio.

Papa Francesco ha compiuto un primo passo fondamentale. Papa Francesco ha messo nero su bianco. Ora la Pontificia Commissione deve insediarsi e lavorare. Questo lavoro porterà ad analisi, riflessioni e relazioni approfondite sul punto. Il tema delicato farà emergere discussioni e critiche all’interno della Commissione. Molti sono stati gli interrogativi in merito al lavoro della stessa, riguardo al gruppo e alla sua piena autonomia di manovra. Perché, si sa, ci sono riforme e riforme, più o meno efficaci. Purtroppo, ci sono anche “riforme da vetrina”, che conducono a vicoli ciechi. Poiché si è verificato che gruppi preposti ad un lavoro specifico sono stati condannati all’inevitabile naufragio, sin dal principio, senza raggiungere l’obiettivo prefissato a causa della burocrazia pontificia e dalle mille insidie che, troppo spesso, “attendono al varco” chi cerca di cambiare la Chiesa dal suo interno. Perché il demonio risiede da tempo all’interno della Chiesa e non è un caso, se proprio dal suo interno, spesso, giungono i peggiori attacchi a chi vuole lavorare profiquamente per migliorare la Chiesa. In vaticano è entrato il “fumo di Satana”, «da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio, il suo nome è il diavolo, questo misterioso essere cui si fa allusione anche nella Lettera di S. Pietro, chi crede con semplicità, con umiltà, sente di essere sulla buona strada, di avere una testimonianza interiore che lo conforta nella difficile conquista della verità” (Papa Paolo VI, Omelia per il IX Anniversario dell’Incoronazione di Sua Santità, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno 1972).

La Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori viene composta, due dei suoi membri sono vittime del clero (Peter Saunders e Marie Collins). La Commissione si riunisce ma da quanto emerge i lavori vanno a rilento e le riunioni svolte sembrano non essere sufficienti rispetto alle necessità reali di impegno e opportunità di approfondimento, sorgono inevitabili polemiche che pongono in evidenza alcune lacune a seguito delle decisioni che portano tre membri della commissione a presentare dimissioni. A dimettersi sono Catherine Bonnet, Peter Saunders e Marie Collins. Tra le altre motivazioni delle loro decisioni vi sono puntuali critiche mosse nei confronti di Papa Francesco. Tutto ciò pone interrogativi non di poco conto in merito al difficile percorso che conduce al reale contrasto del crimine degli abusi sui minori da parte dei vertici della Chiesa Cattolica Romana.

In Australia nel 2012, con largo anticipo rispetto alla Commissione istituita nella Santa Sede nel 2014, viene composta e resa operativa sul tema degli abusi sessuale del clero australiano, la Royal Commission deputata dal governo ad un lavoro delicato e approfondito sul tema. Dopo cinque anni, il 15 dicembre 2017 la Royal Commission australiana ha presentato al Governatore generale un rapporto finale. Il Final Report, esito del quinquennio di analisi e approfondimenti, è composto da 21 volumi. Tra le considerazioni emerse è stato riconosciuto che l’abuso sessuale di un bambino è “la più grave delle violazioni personali”.

La Royal Commission ha iniziato il lavoro di inchiesta il 12 novembre 2012 su richiesta dall’allora Primo Ministro, Julia Gillard. I commissari hanno ascoltato 7.981 vittime di abusi sessuali e hanno ricevuto ulteriori 1.344 testimonianze scritte (9.325 testimonianze totali). Tuttavia, il vero numero di minori colpiti è rimasto sconosciuto, ha detto la Royal Commission. Probabilmente le vittime sono decine di migliaia.

In questo secondo capitolo di approfondimento iniziamo ad introdurre il tema dei risultati emersi all’esito della Royal Commission, alla quale il governo australiano ha affidato una inchiesta durata cinque anni. I preziosi risultati di questo lungo lavoro hanno permesso all’opinione pubblica internazionale di prendere contezza dell’effettiva portata del crimine delle violenze sui minori perpetrato dal clero della Chiesa Cattolica Romana in Australia. Questo lavoro rivela al mondo l’orrore di gravissimi crimini perpetrati nei confronti dei minori, crimini assecondati e coperti dalle stesse gerarchie ecclesiastiche australiane, spesso in “oscuro accordo” con le istituzioni statali.

23 febbraio 2018 – Vaticano opaco sui preti pedofili [QUI] Catherine Bonnet, specialista in violenze sessuali contro i minori svela una decisione clamorosa dopo le ex vittime Peter Saunders e Marie Collins (membri già dimessi ndr) si è dimessa anche lei dalla Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Il motivo è semplice. A suo dire in Vaticano la lotta contro gli abusi sessuali non è considerata prioritaria, ha trovato frustrante sottostare alle procedure e ai limiti di un gruppo, che, a conti fatti, non è riuscito a perseguire gli intenti dichiarati. «Ho sostenuto — racconta Catherine Bonnet — che i vescovi e i superiori degli ordini religiosi debbano segnalare i sospetti di abusi sessuali sui minori alle autorità civili, come già avviene negli Stati Uniti membri del clero inclusi”.

L’obbligo di denuncia è un tema dolente per la Chiesa. La Santa Sede chiede che si rispetti la legislazione vigente nei rispettivi Paesi. In Italia, ad esempio, l’obbligo non c’è, altrove sì. Alcuni esponenti delle gerarchie hanno dichiarato più volte che l’obbligo fosse doveroso. Così anche il Prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della fede, il Cardinale Gerhard Ludwig Müller. Secondo Bonnet, l’obbligo di denuncia completerebbe la Lettera apostolica in forma di Motu proprio “Come una madre amorevole” di Papa Francesco del 4 giugno 2016. Un altro problema, spiega ancora Bonnet, è stato il fatto che il Papa «non è mai venuto alle nostre riunioni interne ci siamo incontrati solo due volte l’anno. È troppo poco».

18 agosto 2018 – Padre Hans Zollner, S.I., Presidente del Centre for Child Protection (CCP) [QUI]: sulla lotta agli abusi si gioca la missione stessa della Chiesa. “Una delle sfide più importanti è non cadere in questo momento nella ‘trappola’ di voler risolvere tutto e puntare solamente su un’azione superficiale. Bisogna andare in fondo e chiedere tramite la preghiera, in silenzio, con tutta la vergogna, con tutta la tristezza e con tutta la sincerità possibile al Signore cosa vuole da noi, cosa dovrebbe essere un sacerdote oggi, come dobbiamo formare i nuovi sacerdoti, a che cosa dobbiamo puntare. Questa non è una cosa che dobbiamo o possiamo risolvere noi. Sono profondamente convinto che c’è qualcosa di più grande e che il Signore ci chiama a ripensare il nostro sentire e il nostro pensare la Chiesa” [QUI].

Concludiamo l’odierno approfondimento, lasciando ai nostri attenti e affezionati lettori alcuni spunti di riflessione, anche alla luce del “Protocollo di Risposta Nazionale” della Chiesa Cattolica Romana in Australia entrato in vigore in data 1° febbraio 2021 [Australian Gate. Entrata in vigore del “Protocollo di Risposta Nazionale” della Chiesa Cattolica Romana in Australia per gli abusi sessuali su minori – 8 febbraio 2021]. Tale protocollo è stato adottato dopo quattro anni dal termine dei lavori presentati in un documento unico nel suo genere come il “Final Report”, lavoro quinquennale della Royal Commission australiana sugli abusi dei minori, al quale, a nostro parere, non è stato dedicato l’opportuno risalto mediatico dai media della Santa Sede [QUI]. Il rapporto finale della Royal Commission è considerato una “inchiesta modello di verità”, strumento prezioso per il contrasto al crimine dell’abuso sui minori.

Continueremo ad approfondire il tema nel terzo capitolo di analisi riferito al caso Australia Gate in difesa dei più piccoli, la sfida più importante della Chiesa Cattolica Romana all’alba del terzo millennio

Articoli precedenti

Australian Gate. Entrata in vigore del “Protocollo di Risposta Nazionale” della Chiesa Cattolica Romana in Australia per gli abusi sessuali su minori – 8 febbraio 2021
Australian Gate. Analisi capitolo 1. Un oceano dell’orrore. 2014 anno zero di una nuova era – 11 febbraio 2021

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