La Priora del Monastero Santa Rita da Cascia: ‘Impariamo a portare la croce di chi soffre’

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“Il mondo non può dirsi in salute, finché c’è anche solo una persona malata alla quale nessuno presta le cure di cui ha bisogno. Guardiamo alla malattia come una sofferenza che tocca l’intera umanità, non solo coloro che la provano. Come Santa Rita, impariamo a portare la croce di chi soffre, per guarire tutti, insieme”.

Inizia così il messaggio della Madre Priora del Monastero Santa Ritada Cascia, Suor Maria Rosa Bernardinis, per la Giornata mondiale del malato, che si svolge oggi. A coloro che soffrono a causa di una malattia fisica o spirituale, le monache agostiniane di Cascia hanno dedicato, in modo particolare, la preghiera di ieri sera, come ha specificato la Priora:

“Ogni giorno il nostro pensiero si rivolge a quanti sono nella malattia, specialmente ai tanti in solitudine e povertà, che non solo non vengono assistiti, ma sono costretti a vedere il volto peggiore del dolore. A loro e a tutti i malati, vorrei far arrivare un messaggio di vicinanza, forza e speranza. Il mistero della sofferenza è il mistero della vita stessa, infatti, vi dà la possibilità di scoprire che la malattia non è né punizione né fallimento, bensì occasione per essere testimoni di fede e amore.

Oggi la pandemia ci sta mostrando quanto sia necessario l’aspetto umano nella sanità, vicino a quello professionale. Allo stesso tempo, il virus, che divide i malati dalle famiglie, rafforza anche le disuguaglianze che purtroppo ancora esistono nel diritto alle cure e alla salute delle persone meno fortunate, che non hanno nessuno e niente su cui contare”.

Nel messaggio la Priora ha chiesto l’impegno per fornire le cure a tutti: “Per questo, invito le autorità politiche e civili a fissare nella loro agenda in questo anno l’impegno di assicurare ad ogni malato del mondo le cure a cui ha diritto. Al personale medico e sanitario, ai volontari, a quanti vivono e operano accanto ai malati, chiedo di non stancarsi mai di essere sorelle e fratelli, genitori e amici di coloro che assistono, perché avere al proprio fianco una persona, oltre il camice, vuol dire, insieme alle cure mediche, avere il dono di una medicina fondamentale e reciproca”.

Ed ha concluso invitando a pregare santa Rita: “Santa Rita ha abbracciato la sua croce, rappresentata dai tanti dolori a cui la vita l’ha sottoposta, ma non si è fermata qui. Ha voluto fortemente condividere la Passione di Cristo chiedendo in dono una spina della sua corona, che ha portato in fronte per 15 anni. Così, si è messa accanto a Gesù Crocifisso per aiutarlo a portare la sua croce e attraverso essa, Rita ha saputo e sa partecipare ai dolori di quanti a lei si rivolgono”.

Nel frattempo sono iniziati i 15 giovedì di santa Rita, che sono nati per commemorare i 15 anni nei quali la Santa portò sulla fronte la dolorosa ferita arrecatale dalla spina. La devozione, in particolare, consiste nel celebrare i quindici giovedì che precedono la festa della santa, la quale ricorre il 22 maggio, con particolari pratiche di pietà, come la meditazione di un tratto della sua vita o di qualche sua virtù e l’accostarsi ai sacramenti della Confessione e della Comunione.

Ogni giovedì ha luogo la celebrazione solenne alle ore 17:00 (da febbraio a marzo) e alle ore 18:00 (da aprile a maggio). Al termine della Santa Messa, i padri agostiniani si recheranno davanti all’urna che custodisce il corpo di Santa Rita, per recitare la preghiera di affidamento. Infine, il canto corale del tradizionale responsorio di Santa Rita, come ha specificato la Priora:

“Di giovedì in giovedì, i devoti compiono i passi di un cammino di preghiera e riflessione, che conduce all’incontro con Santa Rita, attraverso i valori che la santa ha vissuto e insegna ancora oggi: perdono, pace, sacrificio, umiltà, dialogo. La pia pratica, infatti, si esprime nel racconto e meditazione della vita e delle virtù di Rita. Un viaggio spirituale e vivo, che prepara l’anima e il cuore alla celebrazione solenne del 22 maggio, festa di Santa Rita”.

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