Libertà violate, verità occultate. Nuova linea di osservazione papale. Attese le parole in volo per Iraq

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Nel giorno in cui si definisce ufficialmente il programma del Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Iraq dal 5 all’8 Marzo 2021 [QUI] non possiamo fare a meno di apprezzare gli approfondimenti del Foglio e di Panorama. Sono da sottolineare.

Questa narrativa di nuova linea pone anche le informazioni datate 2019 – che grazie a Domani sono trapelate – sotto una nuova luce. Si delinea cosi una forma “nuova” di osservazione della lente e una nuova maniera di approcciarsi a temi mai esplorati prima. Con approfondimenti dedicati, l’attenzione è stata rivolta in particolare al sistema legislativo-giudiziario di Oltretevere. Si tratta di nient’altro che la struttura statutaria da monarchia assoluta (anche se in gran parte aggiornata), che costituisce lo Stato più piccolo del mondo. Tale struttura di leggi ha sempre caratterizzato lo Stato della Città del Vaticano, in quanto monarchia assoluta a carattere elettivo. Tutto ciò nel pontificato di Papa Francesco viene posto in maggiore evidenza, poiché nessun Pontefice dell’era moderna ha gestito tali poteri il tal modo. Quindi, agli occhi del mondo odierno, molto attento alla tutela dei diritti dell’uomo, lo Stato della Città del Vaticano è da considerare alla stregua dei Paesi dove lo Stato di diritto è in evidente pericolo. Sotto questo aspetto, la Santa Sede ha fatto tanti passi indietro. Tornando al fatto del taglio di teste in maniera sommaria per mano dell’Uomo che Veste di Bianco, tutto ciò ha attirato inevitabilmente l’attenzione dei media. In particolare, ha posto sotto i riflettori la “caccia all’uomo” in questo caso alla donna Marogna, come una indebita persecuzione del cittadino straniero in terra straniera.

Il sistema giudiziario e di potere che contraddistingue una monarchia assoluta da una democrazia sta evidenziando le grandi differenze tra Italia e Santa Sede e tra Santa Sede e il resto del mondo. In tanti hanno sottolineato la mancata garanzia del pieno rispetto dei diritti dell’uomo da parte di colui che nello Stato della Città del Vaticano detiene tutti e quattro i poteri – legislativo, esecutivo, giudiziario e mediatico – soprattutto se chi li detiene decide anche di gestirli in modo sommario e totalitario, contrariamente ai suoi predecessori in tempo moderno.

Per quanto riguarda tutto ciò che viene rivelato sul Segretario di Stato in carica, non fa altro che scagionare ulteriormente il Cardinale Angelo Becciu da ogni responsabilità. Soprattutto, affossa ancora di più le scelte di vertice del tagliare sommariamente le teste sulla base di accuse infondate, ma studiate e premeditate da menti raffinatissime. Lo scopo di essi è eliminare un concorrente potente da un prossimo Conclave e di destabilizzare il pontificato e con esso il papato. Però, in tutto ciò senza pensare che una telefonata inattesa può allungare la vita e che la riabilitazione di Becciu in Vaticano è sempre più vicina. Al contrario, il processo, che non lo ha mai visto imputato, è sempre più lontano.

Lo scambio di email tra la manager cagliaritana Cecilia Marogna e il Segretario di Stato di Sua Santità, Cardinale Pietro Parolin, svelato dal Faro di Roma, che abbiamo sottolineato [QUI], aggiunge elementi a quanto già svelato da Domani in merito al placet che il Segretario di Stato aveva dato per l’acquisto del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra [QUI].

Il focus di questa particolare attenzione mediatica, insieme alla nuova linea narrativa, riguarda inevitabilmente i processi che sono prossimi in Italia (promossi da Becciu e da Marogna) e quelli che non inizieranno mai in Vaticano a loro carico. Il motivo è presto detto. Le responsabilità del Segretario di Stato sono evidenti e nello Stato della Città del Vaticano nessuno ha mai considerato un processo penale alla seconda carica della Santa Sede. Se è vero che il Sostituto Peña Parra è un esecutore, per suo predecessore Becciu idem, con doppia porzione di patate. Proprio perché il Sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato è e rimane un esecutore di ordini, il Papa da tempo ha capito il nodo della questione.

In realtà, non a caso, il Papa ha deciso di delegittimare il Segretario di Stato, delegittimando la Segreteria di Stato del suo tesoretto, in aggiunta alla punitiva esclusione del titolare dalla Commissione cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR). Anche se, a nostro avviso, tutto ciò è solo una mera cura palliativa, poiché la patata bollente al momento è solo parcheggiata all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. A parer nostro, l’APSA non ha gli strumenti di trasparenza adeguati per gestire tale tesoretto in maniera specchiata, poiché dentro l’APSA vi sono tanti segreti ancora da scoprire. Esempio, i conti secretati del Fondo Assistenza Sanitaria (FAS), fondo peraltro costituito con la “solidarietà forzata” dei dipendenti ai quali si preleva la quota associativa direttamente in busta paga, anche contro volontà. Ma questo “conto di solidarietà”, che gestisce 20 milioni di euro di uscite annue, ancora non è visibile ai comuni mortali, alla faccia della trasparenza [QUI]! A nostro avviso, APSA a differenza di IOR (che ha subito per anni la revisione da parte di Promontory al fine di rispettare gli standard di Moneyval), non ha gli strumenti adeguati ad assolvere al meglio i dettami che l’operazione trasparenza richiede. È nostra convinzione che il meglio deve ancora avvenire, in tanti settori che stiamo monitorando e continueremo a monitorare.

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