Australian Gate. Comunicazione della Polizia Federale Australiana circa bonifici dal Vaticano in Australia: commesso alcun crimine. Si sfalda il castello delle calunnie contro Becciu

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Gli inquirenti della Australian Federal Police (AFP) [Polizia Federale Australiana], con un breve comunicato pubblicato il 3 febbraio 2021, hanno smontato definitivamente – ma già prima non esisteva nessun ragionevole dubbio – le calunnie trapelate dal Vaticano all’Espresso e al Corriere della Sera contro il Cardinale Giovanni Angelo Becciu, e crocifisso senza appello. Ed ecco, il Cardinal Becciu è innocente in Australia: non aveva utilizzato fondi della Santa Sede durante il processo in Australia contro il Cardinale George Pell.

Viene da dire spontaneo: meno male che esiste il Commonwealth dell’Australia, per rendere giustizia ad un altro Cardinale di Santa Romana Chiesa. Becciu come Pell, perseguitati e calunniati dall’interno dello Stato della Città del Vaticano, prosciolti in Australia, perché “il fatto non sussiste”. E meno male che c’è il quotidiano Libero – con Feltri, Farina e colleghi – che ha reso e rende giustizia ad ambedue.

Il 20 ottobre 2020 il Senatore Concetta Fierravanti-Wells, durante l’audizione alla Commissione di Legislazione per gli Affari Legali e Costituzionali del Senato del Commonwealth dell’Australia, ha interrogato Nicole Rose, Amministratore delegato dell’Australian transaction reports and analysis centre (Austrac) sui resoconti dei media in riferimento a trasferimenti “presumibilmente dai fondi vaticani a una o più persone in Australia”. “Sì, posso confermare che l’Austrac ha esaminato la questione e abbiamo fornito informazioni all’AFP [Polizia Federale Australiana] e alla Polizia del Victoria”, ha detto Rose. Da allora sono passate più di tre mesi e abbiamo pubblicato dieci articoli e prevediamo che l’undicesimo di oggi non sarà l’ultimo della serie.

Orizzonti dietro le sbarre…

Il miglior profilo da tenere in certe situazioni non è un alto profilo (di cui si sente parlare molto in questi tempi, anche a sproposito), ma è un basso profilo (per cui gli esempi non mancano). La questione delle transazioni finanziarie Stato della Città del Vaticano-Commonwealth dell’Australia è molto lontana dall’essere risolta, allontanando ogni ragionevole dubbio (tranno per il Cardinale Angelo Becciu).

Un semplice comunicato della Australian Federal Police del 3 febbraio, molto scarno (una parola è poca e due sono troppe…), più che dare adito a sentimenti di euforia, riporta tutti con in piedi per terra. Non si sa ancora a cosa sono serviti realmente i bonifici milionari dallo Stato della Città del Vaticano, il più piccolo Paese del Mondo, verso il Commomwealth dell’Australia, il sesto Paese del mondo per estensione, da chi sono partiti, a chi e perché. Nelle poche righe, soprattutto le ultime, il comunicato dell’AFP trasmette un senso di velata inquietudine. Ciò che si legge tra le righe è che la questione appare tutt’altro che chiarita. Si comprende bene che le indagini non sono affatto finite. Senz’altro, le indagini continuano e questa volta sono rivolte a istituti internazionali o partner australiani, nel senso che si è in attesa di risposte, rispetto a istanze in precedenza avanzate. “Se l’AFP riceve ulteriori informazioni da partner australiani o internazionali, sarà riesaminato di conseguenza”.

Il 13 gennaio 2021 in Australia la Senatrice Concetta Ferravanti-Wells ha richiesto a Nicole Rose, Amministratore delegato dell’Austrac, una analisi dettagliata. In particolare la Senatrice chiede il motivo per il quale Austrac ha fatto un errore. La risposta di Rose la conosciamo già, ma è comunque interessante approfondire. La stessa spiega che l’errore dei computer di Austrac riguarda la “geo-codifica” del flusso di denaro in entrata in questione. Ma nella risposta c’è anche altro, che si “sposa” bene con le parole del comunicato AFP. Rose specifica che non tutto il flusso in entrata nell’Australia viene “letto” da Austrac. Il flusso di denaro che riguarda lo scambio diretto tra le varie banche centrali di altri stati con la banca centrale australiana, da Austrac non può essere visto né analizzato. Inoltre, Rose spiega infine come sia in atto un aggiornamento del sistema interno di Austrac, che quanto prima verrà messo a punto. Dalle parole di Rose, incrociate con quelle del comunicato AFP, comprendiamo il motivo del coinvolgimento anche della Banca d’Italia. E qualcosa vorrà pur dire.

Segue:
Articolo di Renato Farina per Libero: Il Cardinale Becciu è innocente. Merita le scuse. L’amico e collega Farina sottolinea nuovamente il killeraggio mediatico premeditato contro Becciu, che ancora una volta viene assolto, a maggior ragione da fatti che lo vedono estraneo. E che attendo ancora il pentimento (qualcosa di civile e di onestà professionale) e le scuse (qualcosa di cristiano) dei media, in primis dal Corriere della Sera (Fiorenza Sarzanini) e dall’Espresso (Marco Damilano e [Omissis]). Renato Farina parte dall’articolo su Vatican News, a cui aggiunge “alcuni particolari taciuti ma di evidenza clamorosa”. Inanzitutto, il comunicato della Polizia Federale Australiana “sbugiarda la calunnia che più di ogni altra ha assassinato la reputazione del Cardinale Angelo Becciu. Gli inquirenti del Novissimo Continente si sono dati da fare ad analizzare i flussi di denaro provenienti dal piccolo Stato del Papa per una notizia di reato fatta arrivare per vie di edicola e di web agli antipodi. Essa scintillava lugubre in un articolo intitolato «Bonifici, dossier e ricatti: la guerra tra alti prelati. Una pista porta in Australia», uscito il 2 ottobre 2020 sul Corriere della Sera a pagina 9 (e ripreso anche sul Corriere.it), firmato da Fiorenza Sarzanini, capo della redazione romana, in questi giorni promossa per meriti sul campo vicedirettore del quotidiano di via Solferino”.

Facciamo seguire, inoltre:
Comunicato della Polizia Federale Australiana: AFP statement on payments from the Vatican to Australia
Articolo di Vatican News: “Nessuna condotta criminale nei pagamenti dal Vaticano all’Australia”. La conclusione in un breve comunicato della Polizia Federale Australiana
Articolo di Associated Press: Australian police find no crime in Vatican money transfers
Articolo di Hannah Brockhaus per Catholic News Agency: Australian federal police find no criminal misconduct in mysterious Vatican transfers

Infine, per completezza di informazione, aggiungiamo:
Articolo di Paolo Rodari per la Repubblica: Pell e i bonifici in Australia, chiusa l’inchiesta: nessun illecito, che conclude con un paragrafo fuori tema e perfida. Penosa questa voglia di voler sempre tirare dentro Becciu, invece di dire che questa inchiesta Australiana lo scagiona dalle calunnie che sono state strillate sui grandi giornali.

Il Cardinale Becciu è innocente. Merita le scuse
di Renato Farina
Libero, 5 febbraio 2021


In tono basso ma limpido, il sito ufficiale Vatican News comunica i risultati dell’indagine della polizia australiana. Si palpa sollievo nelle seguenti scarne parole: «L’Australia Federal Police non ha identificato alcuna condotta criminale nei pagamenti arrivati in Australia dal Vaticano. Lo dichiara un brevissimo comunicato pubblicato sul sito della Polizia federale». Si aggiunge che l’entità dei trasferimenti era stata per errore «enormemente sovrastimata» dall’ente di controllo finanziario di Canberra. Insomma, il Vaticano è a posto.

Noi aggiungiamo alcuni particolari taciuti ma di evidenza clamorosa. Questo proscioglimento da parte di un autorevole organo terzo dovrebbe indurre qualcuno proprio dentro le sacre mura a battersi vigorosamente il petto. Il risultato dell’inchiesta della polizia australiana infatti sbugiarda la calunnia che più di ogni altra ha assassinato la reputazione del cardinale Angelo Becciu. Gli inquirenti del Novissimo Continente si sono dati da fare ad analizzare i flussi di denaro provenienti dal piccolo Stato del Papa per una notizia di reato fatta arrivare per vie di edicola e di web agli antipodi. Essa scintillava lugubre in un articolo intitolato «Bonifici, dossier e ricatti: la guerra tra alti prelati. Una pista porta in Australia», uscito il 2 ottobre 2020 sul Corriere della Sera a pagina 9 (e ripreso anche sul Corriere.it), firmato da Fiorenza Sarzanini, capo della redazione romana, in questi giorni promossa per meriti sul campo vicedirettrice del quotidiano di via Solferino.

Pochi giorni prima, il 24 settembre, il porporato sardo, 72 anni, in quel momento prefetto della Congregazione per le cause dei santi e in precedenza numero tre della gerarchia cattolica come Sostituto alla Segreteria di Stato, era stato fatto fuori grazie a un servizio dell’Espresso accreditato come veritiero davanti al Papa da chi glielo aveva posato sulla scrivania. Sarebbe stato uno scandalo che avrebbe infangato la bianca sottana di Francesco se il Pontefice non fosse intervenuto subito a punire l’uomo che, abusando della porpora, aveva dirottato l’obolo di San Pietro dalle tasche dei poveri a quella della sua famiglia sarda.

Il fango

Come ha svelato una serie di articoli scritti da Vittorio Feltri su Libero, le accuse erano ridicole, ma soprattutto c’era la pistola fumante della congiura. Infatti l’Espresso aveva anticipato su internet la notizia, per la fregola di vantarsi dello scoop, quando Becciu ancora non era stato costretto alle dimissioni. Sette ore e quarantotto minuti prima del fatto esso era descritto per filo e per segno.

Ma eccoci al 2 ottobre. Ed ecco lo scoop, che sintetizziamo copiando il titolo web di corriere.it: «Vaticano, “bonifici di Becciu agli accusatori nel processo per pedofilia a Pell”. I 700 mila euro inviati in Australia potrebbero essere stati utilizzati per “comprare” gli accusatori del rivale» [QUI].

La notizia è una bomba-carta micidiale, irrimediabile. Tanto più che la Sarzanini è accreditata per le sue fonti di oro colato e zampillante. In questo caso la cronista principe di giudiziaria italo-vaticana, sicura di non essere smentita, e non lo sarà, le rende pure note: a catare sono stati «gli inquirenti vaticani». Specifica: «Le verifiche riguardano le movimentazioni disposte da monsignor Angelo Becciu». Ecco, la verifica è stata fatta dalla polizia federale australiana. Il Papa ha più volte sostenuto che la calunnia è il peggiore dei mali, e non ha rimedi umani. Bisogna cospargersi il capo di cenere.

Invece? Invece non è accaduto nulla. Il Corriere della Sera ha taciuto. Il Messaggero ha riportato poche righe. Repubblica rivela il comunicato australiano, ma evita con cura di constatare lo sfaldamento del castello d’accuse, privato della sua pietra angolare. Ma non bisognerebbe indagare o almeno porre domande su chi e perché ha sparso veleno inquinando la buona fede se non altro del Papa?

Il silenzio

Si rifletta sull’enormità della calunnia. Qui non si tratta di familismo amorale (peraltro smontato da Feltri) ma di un atto paragonabile a quello dell’Iscariota. Becciu – secondo quella tesi agghiacciante – avrebbe pagato un ex chierichetto per far fuori il cardinale rivale con l’accusa di cui peggio non esiste: l’abuso di bambinetti nella sacrestia con indosso ancora i paramenti della messa. Imputazione totalmente inverosimile, come sostenuto da Libero quando il prelato di Melbourne fu condannato a sei anni di carcere, a differenza di Repubblica ed Espresso. E’ su questo settimanale che [Omissis] prende a braccetto la Sarzanini e il 10 ottobre accusa Becciu e «i suoi uomini» di aver utilizzato un meccanismo parallelo « per costruire il dossier e le accuse contro il cardinale australiano». E perciò l’avvocato del cardinale Pell avrebbe domandato l’apertura di un indagine internazionale. Il risultato eccolo qua: zero.

L’articolo del Corriere fu allora ripreso – secondo il motore Google – da 3100 siti nel mondo. E’ uscito qualcosa sul Corriere? I magnifici moralisti dei peccati altrui che hanno la penna sempre caricata ad eleganti pallettoni, non hanno niente da dire? E magari – forse – gli stessi organi vaticani? Un «pardon cardinale» sarebbe gradito. Non laverebbe l’onta, ma sarebbe qualcosa persino di cristiano.

AFP statement on payments from the Vatican to Australia
Australian Federal Police, 3 February 2021

The AFP has completed analysis of the financial intelligence provided by AUSTRAC in relation to payments from the Vatican to Australia.
No criminal misconduct has been identified to date.
If the AFP receives additional information from Australian or international partners it will be reviewed accordingly.

“Nessuna condotta criminale nei pagamenti dal Vaticano all’Australia”
La conclusione in un breve comunicato della Polizia Federale Australiana
Vatican News, 3 febbraio 2021


L’Australian Federal Police non ha identificato alcuna condotta criminale nei pagamenti arrivate in Australia dal Vaticano. Lo dichiara un brevissimo comunicato pubblicato sul sito della Polizia federale.
“L’AFP – si legge nel testo della nota – ha completato l’analisi delle informazioni finanziarie fornite dall’AUSTRAC in relazione ai pagamenti dal Vaticano all’Australia. Finora non è stata identificata alcuna condotta criminale. Se l’AFP riceverà ulteriori informazioni da partner australiani o internazionali, queste saranno riviste di conseguenza”.
Come si ricorderà, lo scorso 13 gennaio Australian Transaction Reports and Analysis Centre (AUSTRAC), organismo di vigilanza finanziaria australiano, aveva divulgato attraverso il sito web del quotidiano “The Australian” un comunicato dove si ammetteva di aver massicciamente sovrastimato il flusso dei trasferimenti di denaro avvenuti tra Vaticano e Australia.
Era stato proprio l’AUSTRAC, negli ultimi mesi del 2020, ad affermare che negli ultimi sei anni risultassero inviate dal Vaticano in Australia somme di denaro pari a 1,4 miliardi di euro (2,3 miliardi di dollari australiani), per un totale di circa 47.000 singoli trasferimenti. Una cifra enorme, apparsa subito irreale, sia come quantità di denaro sia come numero di operazioni, in quanto assolutamente non compatibile con le movimentazioni della Santa Sede. Nel comunicato dei giorni scorsi AUSTRAC correggeva enormemente al ribasso quelle stime affermando che non erano 1,4 miliardi di euro con 47.000 transazioni finanziarie negli ultimi sei anni, ma 6 milioni di euro per 362 transazioni.
Le verifiche, richieste dalla Santa Sede, e compiute da AUSTRAC congiuntamente con ASIF, l’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria vaticana, avevano riportato i numeri alle loro corrette dimensioni. E la cifra reale, informava un comunicato della Santa Sede, “è riconducibile, tra l’altro, ad alcuni obblighi contrattuali e all’ordinaria gestione delle proprie risorse”.
Ora la Polizia Federale australiana afferma che dalle analisi delle transazioni non è emersa alcuna condotta criminale.

Australian police find no crime in Vatican money transfers
The Associated Press, 3 February 2021


CANBERRA, Australia (AP) — Australian police said Wednesday they found no evidence of criminal misconduct in money transfers from the Vatican that a financial agency mistakenly inflated by almost $1.8 billion and fueled corruption speculation.
Australian Federal Police investigated the transfers to Australia that the country’s financial intelligence agency, Austrac, reported to the Senate in December amounted to $1.8 billion over six years.
Austrac last month revealed it had vastly overstated the sums, blaming the miscalculation on a computer coding error. The Vatican said transfers to Australia since 2014 amounted to $7.35 million and were for legitimate expenses including running its embassy and contractual debts.
Police said they had completed their analysis of the Austrac information.
“No criminal misconduct has been identified to date,” a police statement said.
Austrac’s inflated figures had fueled media speculation that money from the Holy See had helped influence the Australian criminal prosecution of Cardinal George Pell, who was convicted and then acquitted of historic child sex abuse.

Australian federal police find no criminal misconduct in mysterious Vatican transfers
by Hannah Brockhaus
Catholic News Agency, 3 February 2021


Rome Newsroom, Feb 3, 2021 / 05:00 am MT (CNA).- The Australian Federal Police said on Wednesday that it had found no evidence of criminal misconduct in its investigation into money transfers from the Vatican to Australia.
Australian authorities have been investigating the suspicious payments, equivalent to about $7.4 million, for several months.
The federal police (AFP) said in a statement on Feb. 3 that “no criminal misconduct has been identified to date.”
“If the AFP receives additional information from Australian or international partners it will be reviewed accordingly,” it said.
Local media reported last month that investigators had been unable to account for around $1.9 million in transfers from the Vatican to Australia, but that $5.4 million had been identified as being used for legitimate expenses, such as travel, wages, and pension payments.
A week before that, on Jan. 13, Australia’s financial crime watchdog said that it had vastly overestimated the Vatican transfers, attributing the miscalculation to a “computer coding error.”
According to The Australian newspaper, the Australian Transaction Reports and Analysis Centre (AUSTRAC) informed Australia’s Senate that it had discovered the mistake after it launched a “detailed review” of its initial finding that around $1.8 billion had been transferred from the Vatican to Australia in about 47,000 separate transfers since 2014.
Working with the Vatican’s Supervisory and Financial Information Authority (ASIF), AUSTRAC found that there were only 362 transfers from the Vatican to Australia between 2014 and 2020, amounting to $7.4 million.
The agency also concluded that over the past six years there were 237 transfers totaling $20.6 million in the other direction: from Australia to the Vatican.
The Vatican issued a statement on Jan. 13 acknowledging AUSTRAC’s error, and stating that the $7.4 million in payments “is attributable, among other things, to a number of contractual obligations and the ordinary management of resources.”
Reports of suspicious money transfers from the Vatican to Australia date back to October when Italian media reported that an alleged transfer was part of a dossier being compiled by Vatican investigators and prosecutors against the Italian Cardinal Angelo Becciu.
During an Australian Senate committee hearing on Oct. 20, AUSTRAC chief executive Nicole Rose was asked about allegations that Church funds had been sent to Australia at Becciu’s behest to influence Cardinal George Pell’s trial on charges of sexual abuse.
Rose told the Legal and Constitutional Affairs Legislation Committee that “AUSTRAC has looked into the matter and we’ve provided information to the AFP [Australian Federal Police] and to Victoria Police.”
Becciu resigned from his curial position and gave up his rights as a cardinal on Sept. 24, reportedly in connection with multiple financial scandals dating back to his time as the second-ranking official at the Vatican’s Secretariat of State.
He has repeatedly denied any wrongdoing or attempt to influence the trial of Cardinal George Pell, the former prefect of the Vatican Secretariat for the Economy, which began in 2018.

Pell e i bonifici in Australia, chiusa l’inchiesta: nessun illecito
I trasferimenti finanziari avevano generato il sospetto di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell. Ma la polizia di Canberra non ha rivelato nessuna condotta criminale

di Paolo Rodari
La Repubblica, 3 febbraio 2021


Città del Vaticano – La Polizia federale australiana ha completato l’esame dei dati finanziari riguardanti i pagamenti giunti dal Vaticano. Nessun illecito è emerso. Lo fa sapere in un comunicato la stessa polizia australiana che ha chiuso quindi le indagini.
Non è stata riscontrata una condotta criminale sui trasferimenti finanziari che avevano generato sospetti di riciclaggio e di un tentativo di pilotare il processo per pedofilia a carico del cardinale George Pell.
La Polizia federale australiana ha dichiarato di “non aver identificato fino a oggi una cattiva condotta criminale”, completando l’analisi delle informazioni sui trasferimenti fornite dall’agenzia dall’Austrac, l’ente statale di controllo per i reati finanziari, riguardo al trasferimento dalla Città del Vaticano all’Australia di 2,3 miliardi di dollari australiani (oltre 1,4 miliardi di euro), in più di 400 mila transazioni.
L’Austrac aveva ammesso il mese scorso di aver commesso un errore nel calcolare l’importo totale trasferito dal Vaticano a causa di un guasto al computer. L’importo rivisto al ribasso è di 9,5 milioni di dollari australiani (6 milioni di euro), ben al di sotto dei 2,3 miliardi 1.454 milioni di euro) inizialmente calcolati.
I bonifici verso l’Australia a quanto pare non sono all’ordine del giorno delle indagini svolte dalla Santa Sede in merito alla compravendita dell’immobile di Londra per la quale è indagato il cardinale Angelo Becciu. Questi è indagato per offesa al Santo Padre, peculato, abuso d’ufficio e interesse privato.

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