Nel ricordo dei martiri bulgari

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Lunedì 1 febbraio, presso la basilica di san Bartolomeo all’Isola Tiberina, il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha presieduto la celebrazione eucaristica votiva dei Beati Martiri della Bulgaria, promossa dall’Ambasciata di Bulgaria presso la Santa Sede. Il motivo della scelta di questa data è che l’1 febbraio 1945 sono stati condannati a morte 2618 persone da una ‘Corte popolare’ e la sera stessa del 1 febbraio sono state eseguite esecuzioni capitali su qualche centinaio di persone, tra cui i tre reggenti, Membri del Parlamento, ufficiali dell’esercito, professori universitari e molti religiosi ortodossi ed altri.

La Basilica di San Bartolomeo conservava le reliquie di tre dei quattro Beati martiri bulgari, i tre Padri Assunzionisti – Pavel Dzidzov, Kamen Vichev e Josafat Scisckov, tutti  condannati a morte e fucilati nella prigione di Sofia nel 1952. Con il dono da parte del Superiore Generale dei Passionisti  si è aggiunta anche la reliquia del quarto beato martire, il vescovo passionista di Nicopoli, mons. Eugenio Bossilkov: si tratta di una parte della camicia che i carcerieri restituirono alla sorella del presule, che andava a portargli il cibo in prigione, comunicandogli la morte del fratello.

Con il card. Sandri hanno concelebrato i superiori generali dei Passionisti e degli Assunzionisti, e circa una decina di sacerdoti: il rito è stato animato dai canti di alcuni studenti del Pontificio Istituto di Musica Sacra e il servizio liturgico e diaconale a cura degli studenti della Comunità di Sant’Egidio. Il Rettore della Basilica, don Angelo Romano, all’inizio del rito ha portato il saluto a tutti i presenti, dopo quello dell’Ambasciatore di Bulgaria presso la Santa Sede, S.E. Bogdan Patashev.

Nell’omelia il card. Sandri ha sottolineato il significato della testimonianza: “Questo giorno ci fa sentire la forza della comunione e della testimonianza, l’intrecciarsi di una celebrazione civile con la dimensione della fede: le vittime infatti appartenevano a diversi gruppi sociali e religiosi, eppure la violenza cieca li prese di mira tutti insieme. Furono condannati e persero la vita ufficiali dell’esercito, professori universitari, molti religiosi non solo ortodossi”.

Ha ricordato l’accanimento di un regime contro i credenti: “Il totalitarismo si accanì contro la dignità inviolabile dell’uomo e l’anelito più profondo del suo cuore, quello della libertà, cercando di sopprimerlo soffocandolo con una ideologia che tentava di eliminare Dio per sostituirlo con il suo sistema di pensiero e di azione…

Con il loro martirio hanno testimoniato che i cattolici, bizantini e latini, oggi come allora, sono e vogliono essere veramente figli della Bulgaria, cittadini esemplari che contribuiscono alla sua crescita e al bene comune, accanto ai fratelli della Chiesa Ortodossa, ai Musulmani, agli Ebrei e agli uomini e donne di buona volontà”.

Ed ha sottolineato il valore della loro testimonianza: “Il valore della loro vita non è stato cancellato dalla violenza che li ha colpiti, anzi è brillato ancora più alto come le stelle nel firmamento: una luce non orgogliosa, ma che gioisce nel venire condivisa…

Il compimento della loro attesa era la nascita di Cristo, e per i testimoni della fede come quelli che ora celebriamo la perfezione del dono di sé si è compiuta una volta per tutte versando il sangue, ma si compie ogni giorno in noi quando ne sappiamo raccogliere l’eredità, vivendo per grazia all’altezza della loro testimonianza”.

Riprendendo il Vangelo del giorno il card. Sandri ha concluso l’omelia con l’invito ad essere saldi nella fede: “Insieme però, di non lasciare che il lavacro battesimale che un giorno tutti ci ha rinnovato, scorra via da noi senza trasformarci ogni giorno sempre più a immagine di Cristo, che ci ha creati e redenti.

Solo così, saremo capaci di rimanere vincitori di fronte alle antiche e nuove ideologie che anche nel mondo di oggi sfigurano il volto dell’altro trasformandolo da fratello in nemico, ergono muri, generano divisione, lasciando alla fine l’uomo più solo e il suo cuore più povero”.

(Foto: Congregazione per le Chiese orientali)

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