Milano ha ricordato il beato Ferrari

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L’arcivescovo di Milano e metropolita di Lombardia, mons. Mario Delpini, insieme ad altri 17 vescovi tra ambrosiani, lombardi e pastori legati alla vita e alla missione episcopale del beato card. Andrea Carlo Ferrari, deceduto il 2 febbraio 1921, di cui ieri è stata fatta memoria, come ha affermato l’arciprete della cattedrale, mons. Gianantonio Borgonovo, nel saluto iniziale:

“Vedere i Vescovi della Regione Ecclesiastica Lombarda in questa occasione è un momento carico di profonda valenza simbolica. Pur nell’austerità di questo nostro tempo, sentiamo il dovere di esprimere vera gioia.

Una gioia evangelica, per il totale riconoscimento di un vero profeta e discepolo del Signore, incompreso e misconosciuto in vita e, ora, maestro ammirato come intelligente anticipatore di quanto il Concilio Vaticano II avrebbe solennemente proclamato. Definito da san Giovanni XXIII un autentico santo, molto prima del 10 maggio 1987, data della sua beatificazione”.

Dopo la proclamazione delle Letture, tratte dal Lezionario dei Santi per un vescovo della Chiesa milanese, l’omelia, per la quale mons. Delpini dice di aver preso spunto sostando presso l’altare che conserva le spoglie del beato, si fa quasi dialogo diretto con il predecessore:

“Forse, temevo, avrà una parola di rimprovero per me e per la mia timidezza nel contrastare il male. Lui che ha tanto spesso denunciato l’immoralità dilagante, la stampa anticlericale, l’emarginazione della religione dalle scuole, la corruzione dei giovani, forse mi rimprovererà perché non sono, non siamo abbastanza decisi e determinati nel contrastare con la parola e con l’intraprendenza i mali che inquinano le anime e la vita della nostra società. Invece il beato card Ferrari non mi ha parlato di questo”.

Ed invece il beato gli ha raccontato in cosa consiste il ministero vescovile: “Se considero il ministero del Vescovo e la missione della Chiesa, se voglio dire una parola che raccolga la mia lunga, impegnativa, tribolata ed entusiasmante esperienza di pastore di questa santa Chiesa che ho amato con tutte le mie forze, io suggerisco di cercare di essere amabile.

L’amabilità che Paolo raccomanda agli Efesini e la descrive come umiltà, dolcezza, e magnanimità. Cercate voi tutti figlioli e anche tu, mio indegno successore, di essere amabili. Siate amabili nelle parole: non parole dure, ma accoglienza benevola, non rimproveri aspri, ma inviti accorati, non reazioni aggressive, ma risposte gentili”.

Lui che ha vissuto ai tempi della ‘spagnola’ ha chiesto di fidarsi di Dio: “Se vi trovate in un tempo tribolato per la pandemia, come è successo a me durante gli anni delle guerra e nella epidemia della spagnola, non preoccupatevi solo di voi stessi, siate amabili e solleciti nel prestare aiuto e nella prossimità a chi soffre di più…

Quando avvertire il disprezzo di chi vi ritiene insignificanti, non affannatevi a dimostrare quanto siete importanti per la società, siate amabili, continuate a fare bene il bene, a credere nella verità amabile di cui dovete essere testimoni e a dimostrare l’amabilità della verità”.

Davanti alle insidie del mondo il beato Ferrari chiede di non arrabbiarsi e di conservare la fede: “Quando sentite lo strazio degli abbandoni e avvertite i danni della corruzione che insidia anche il popolo di Dio e rovina i giovani, non arrabbiatevi, non deprimetevi, continuate a essere amabili, a stare in mezzo al popolo, a salutare con affetto anche chi vi ignora, a soccorrere con generosità anche coloro che vi hanno fatto del male e si trovano nel bisogno.

Quando siete circondati da pretese impossibili e non potete rispondere in modo adeguato ai bisogni, non scoraggiatevi, non lasciatevi prendere da una improduttiva frenesia, continuate a fare amabilmente quello che potete e fidatevi di Dio”.

Ed ha chiesto di cercare l’unità nella Chiesa: “Se si creano divisioni, non pensate di risolvere i problemi con la durezza dell’autorità: piuttosto cercate di attirare tutti all’unità con l’invito amabile: un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione: un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo.

Se avete l’impressione di essere incompresi e di trovare ostacoli, diffidenze, resistenze proprio là dove vi sembrerebbe giusto trovare una facile intesa e una pronta disponibilità, non lasciatevi troppo ferire, continuate a essere amabili, a spiegarvi con semplicità, a soffrire senza far soffrire”.

Nel pomeriggio mons. Delpini aveva inviato un video messaggio per la celebrazione della memoria della deportazione dal binario 21 di Milano, a cui ha partecipato la senatrice a vita Liliana Segre: “Sarebbe meglio trovare lacrime per piangere e condividere la memoria dolorosa di chi ha vissuto il dramma irrimediabile.

Mi è chiesto di inviare un messaggio ai presenti a questo evento, ma sarebbe meglio riuscire a portare un messaggio a coloro che ignorano questo luogo e questa storia; che vivono questi giorni tribolati troppo preoccupati per sé, senza lasciarsi toccare dalla compassione, dalle domande, dagli allarmi che percorrono la terra.

Sarebbe meglio imparare e insegnare a pregare ancora, perché il Dio d’Israele, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo si riveli misericordioso e potente, anche lui straziato e sdegnato per il fratello che uccide il fratello e si riveli sapiente e principio di sapienza, per seminare ancora speranza nei giorni dei suoi figli”.

(Foto: Diocesi di Milano)

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