Papa Francesco: la Sacra Scrittura è un tesoro per la preghiera

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Al termine dell’udienza generale di oggi, svoltasi sempre in streaming dal Palazzo Apostolico, papa Francesco ha ricordato le vittime della Shoah: “Oggi, anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, si celebra la Giornata della memoria. Commemoriamo le vittime della Shoah e tutte le persone perseguitate e deportate dal regime nazista. Ricordare è espressione di umanità.

Ricordare è segno di civiltà. Ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e di fraternità. Ricordare anche è stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta, incominciando da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finiscono per distruggere un popolo e l’umanità. State attenti a come è incominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità”.

Ed ai fedeli polacchi ha ricordato la passione educativa di sant’Angela Merici: “Oggi celebriamo la memoria liturgica di Sant’Angela Merici, fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola. Dalla sua spiritualità sono fiorite numerose Congregazioni di Orsoline, presenti anche in Polonia.

Ispirata dalla Parola di Dio, sant’Angela desiderava che le suore, dedite senza riserva a Dio e ai poveri, assumessero con coraggio il lavoro educativo tra i bambini e i giovani. Raccomandava: ‘Tenete l’antica strada (…) e fate vita nuova!’. Sul suo esempio, auspico che la lettura quotidiana della Sacra Scrittura vi aiuti a testimoniare con gioia la vostra fede”.

Comunque nell’udienza odierna papa Francesco ha affermato che la Sacra Scrittura è un enorme tesoro, che deve essere fruito nella preghiera: “Le parole della Sacra Scrittura non sono state scritte per restare imprigionate sul papiro, sulla pergamena o sulla carta, ma per essere accolte da una persona che prega, facendole germogliare nel proprio cuore. La parola di Dio va al cuore”.

Riprendendo il n^ 2653 del Catechismo della Chiesa cattolica papa Francesco ha ribadito che la preghiera è un dialogo con Dio: “Quel versetto della Bibbia è stato scritto anche per me, secoli e secoli fa, per portarmi una parola di Dio. E’ stato scritto per ognuno di noi. A tutti i credenti capita questa esperienza: un passo della Scrittura, ascoltato già tante volte, un giorno improvvisamente mi parla e illumina una situazione che sto vivendo”.

Il Vangelo odierno è molto chiaro: “Ma bisogna che io, quel giorno, sia lì, all’appuntamento con quella Parola, sia lì, ascoltando la Parola. Tutti i giorni Dio passa e getta un seme nel terreno della nostra vita. Non sappiamo se oggi troverà un suolo arido, dei rovi, oppure una terra buona, che farà crescere quel germoglio. Dipende da noi, dalla nostra preghiera, dal cuore aperto con cui ci accostiamo alle Scritture perché diventino per noi Parola vivente di Dio. Dio passa, continuamente, tramite la Scrittura”.

Con la preghiera il credente diventa ‘tabernacolo’ di Dio: “Attraverso la preghiera avviene come una nuova incarnazione del Verbo. E siamo noi i ‘tabernacoli’ dove le parole di Dio vogliono essere ospitate e custodite, per poter visitare il mondo.

Per questo bisogna accostarsi alla Bibbia senza secondi fini, senza strumentalizzarla. Il credente non cerca nelle Sacre Scritture l’appoggio per la propria visione filosofica o morale, ma perché spera in un incontro; sa che esse, quelle parole, sono state scritte nello Spirito Santo, e che pertanto in quello stesso Spirito vanno accolte, vanno comprese, perché l’incontro si realizzi”.

Quindi leggere la Bibbia è una grazia: “Noi, dunque, leggiamo le Scritture perché esse ‘leggano noi’. Ed è una grazia potersi riconoscere in questo o quel personaggio, in questa o quella situazione.

La Bibbia non è scritta per un’umanità generica, ma per noi, per me, per te, per uomini e donne in carne e ossa, uomini e donne che hanno nome e cognome, come me, come te. E la Parola di Dio, impregnata di Spirito Santo, quando è accolta con un cuore aperto, non lascia le cose come prima, mai, cambia qualcosa. E questa è la grazia e la forza della Parola di Dio”.

Poi ha spiegato la necessità della ‘lectio divina’: “La tradizione cristiana è ricca di esperienze e di riflessioni sulla preghiera con la Sacra Scrittura. In particolare, si è affermato il metodo della ‘lectio divina’, nato in ambiente monastico, ma ormai praticato anche dai cristiani che frequentano le parrocchie.

Si tratta anzitutto di leggere il brano biblico con attenzione, di più, direi con ‘obbedienza’ al testo, per comprendere ciò che significa in sé stesso. Successivamente si entra in dialogo con la Scrittura, così che quelle parole diventino motivo di meditazione e di orazione: sempre rimanendo aderente al testo, comincio a interrogarmi su che cosa ‘dice a me’.

E’ un passaggio delicato: non bisogna scivolare in interpretazioni soggettivistiche ma inserirsi nel solco vivente della Tradizione, che unisce ciascuno di noi alla Sacra Scrittura”.

Attraverso la ‘lectio divina’ avviene il dialogo con Dio: “E l’ultimo passo della lectio divina è la contemplazione. Qui le parole e i pensieri lasciano il posto all’amore, come tra innamorati ai quali a volte basta guardarsi in silenzio. Il testo biblico rimane, ma come uno specchio, come un’icona da contemplare. E così si ha il dialogo”.

Con la preghiera la Parola di Dio si incarna nella quotidianità: “Così la Parola di Dio si fa carne (mi permetto di usare questa espressione: si fa carne) in coloro che la accolgono nella preghiera.

In qualche testo antico affiora l’intuizione che i cristiani si identificano talmente con la Parola che, se anche bruciassero tutte le Bibbie del mondo, se ne potrebbe ancora salvare il ‘calco’ attraverso l’impronta che ha lasciato nella vita dei santi”.

Quindi il cristiano deve essere obbediente e creativo: “Obbediente, perché ascolta la Parola di Dio; creativo, perché ha lo Spirito Santo dentro che lo spinge a praticarla, a portarla avanti… Le Sacre Scritture sono un tesoro inesauribile. Il Signore ci conceda, a tutti noi, di attingervi sempre più, mediante la preghiera”.

(Foto: Santa Sede)

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