I vescovi chiedono comunione per sanare le ferite

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Nel giorno in il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha rassegnato le dimissioni il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, ha aperto i lavori del Consiglio permanente in videoconferenza, chiedendo all’Italia di ricomporre le ‘fratture’ e ricordando la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:

“Il nostro compito di pastori oggi si configura anzitutto come opera di riconciliazione. In primo luogo fraterna, assumendo i panni della collaborazione e della solidarietà. Poi politica, ricucendo il tessuto sociale lacerato dalle fatiche economiche e sociali.

E ancora con la scienza, nel senso di un’acquisizione responsabile delle conquiste come reale contributo al benessere di tutti. Riconciliazione… E’ questa la strada che il Signore ci apre in questo tempo. E’ un dono da far fruttare con fraternità e solidarietà, per non lasciar cadere nel vuoto la Sua chiamata”.

Per il presidente della Cei la crisi è uno stimolo per riprendere il cammino, come ha indicato il papa per questo anno attraverso la famiglia e la paternità: “E’ l’orizzonte del nostro essere Chiesa quest’oggi, con amore e tenerezza nelle pieghe di vissuti lacerati dalla pandemia. Un orizzonte che, cinque anni fa, papa Francesco ha delineato nel Discorso che ci ha rivolto a Firenze, in occasione del V Convegno Ecclesiale Nazionale…

E’ una visione che ci deve liberare dall’angoscia o dalla paura di sbagliare. Dobbiamo metterci in cammino, con sguardo che punta oltre le emergenze del momento. Solo così il sogno può diventare realtà per le nostre comunità”.

Ed ha  richiamato il tema della ‘comunione e comunità’, approfondita nel cammino ecclesiale degli anni ’80: “Una più profonda comprensione del dono della comunione può accrescere, senza dubbio, in tutta la nostra Chiesa la grazia dell’unità vissuta nella carità e renderà credibile l’annuncio evangelico che essa è chiamata a portare. E’ il dinamismo della fede che trova risposta in comunità più giuste e solidali…

Con questo stesso spirito, che appartiene alla nostra storia, guardiamo al futuro, i cui contorni sembrano offuscati da questo complicato presente. La Chiesa, giova ricordarlo, non è di questa o di quell’altra parte. Quello che ci sta a cuore è il bene di ogni persona e di ognuno insieme agli altri, quello di cui c’importa è la vita delle persone, quello che sosteniamo è il nostro Paese”.

Riprendendo il tema del ‘Progetto culturale’ sviluppato a Firenze nel 2015, il card. Bassetti ha rivolto un appello all’Italia: “Auspichiamo che la classe politica collabori al servizio dei cittadini, uomini e donne, che ogni giorno, in tutta Italia, lavorano in operoso silenzio e che si giunga a una soluzione che tenga conto delle tante criticità.

Come pastori dobbiamo farci interpreti ed essere voce delle molteplici fragilità, perché nessuno sia lasciato solo. Inoltre i prossimi mesi, non dimentichiamolo, saranno cruciali per la ricostruzione del sistema-Paese. Un tema su cui intendiamo dare il nostro contributo progettuale…

E’ con amore alla persona, dunque, che evidenziamo, con una metafora medica, le varie fratture che la pandemia sta trasformando da isolate in associate, coinvolgendo tutti i legamenti che tengono uniti i nostri territori. Ecco, dunque, il dono della riconciliazione che c’impegna, come cristiani e cittadini, a una risposta di comunione e corresponsabilità”.

Innanzitutto occorre risanare la frattura sanitaria: “L’inizio di questo anno ha visto l’attenzione di tutti inevitabilmente rivolta ai vaccini anti-COVID. Molte voci diverse si sono levate, a volte in conflitto tra di loro, e nel rumore frastornante, amplificato dai vari media, si rischia di perdere l’orientamento.

Da credenti sappiamo che la risposta viene dal discernimento e, nell’attuarlo, siamo chiamati a due doveri, diversi ma complementari. In primo luogo, al dovere d’informarci per capire quello che succede: è importante poter disporre di tutte le informazioni possibili per fugare perplessità e preoccupazioni, così come è altrettanto essenziale saper distinguere tra una fondata ricerca scientifica e un’opinione frutto di una condivisione sui social network.

Il nostro secondo dovere ci viene dalla relazione con gli altri: tutto è connesso e il comportamento del singolo influisce sul bene della comunità. La responsabilità cristiana e civile di proteggere se stessi è intrinsecamente unita alla responsabilità verso gli altri. Oggi, grazie alla vaccinazione, vi sono i presupposti per far sì che un atto di protezione individuale possa divenire strumento di protezione collettiva”.

L’altra frattura da non trascurare è quella sociale: “Vi è una frattura sanitaria che è anche una frattura sociale. Ancora non possiamo trarre una valutazione conclusiva sulle conseguenze a lungo termine di ciò che sta accadendo, ma i dati diffusi devono interrogare le coscienze e allarmare le Istituzioni e le agenzie educative tutte: solitudine, isolamento sociale, aumento delle malattie legate al disagio mentale, impennata di suicidi. I giovani, gli anziani, le persone con disabilità, le persone vulnerabili sono le prime vittime di queste infermità dell’anima.

Per porre rimedio a queste situazioni purtroppo non c’è chimica che tenga. E’ necessario sviluppare un vaccino per la salute della mente o, come l’ha chiamato il Santo Padre, un vaccino per il cuore, i cui elementi costitutivi siano principi veramente attivi e vitali, come il rispetto, la gratitudine, l’altruismo, l’empatia, il sapere, il conoscere… I loro effetti, una volta entrati nel nostro animo, aumentano la capacità relazionale del prendersi cura di sé e degli altri”.

La terza frattura riguarda le nuove povertà: “Se non s’interviene efficacemente sul sovraindebitamento di famiglie e imprese, cadute per la prima volta a causa della pandemia nella condizione di debitori insolventi, si amplificheranno le già drammatiche condizioni per il ricorso all’usura e l’accesso della Criminalità organizzata nei tessuti economici e sociali…

Occorre disegnare nuovi strumenti e soluzioni sostenibili e innovative dal punto di vista sociale e mettere in campo azioni di prossimità alle situazioni di fragilità economico-finanziaria, attraverso le quali intercettare i soggetti in difficoltà, ascoltarli e aiutarli a compiere le scelte giuste ai primi segnali di allarme senza attendere inerti l’aggravarsi della situazione.

Si tratta di azioni da realizzarsi a livello capillare sul territorio da Istituzioni, Terzo Settore, parrocchie supportate dalle Caritas e dalle Fondazioni Antiusura, perché nessuno sia lasciato solo di fronte allo sconvolgimento psicologico, economico e spirituale che tutto ciò provoca e per evitare che a farsi prossime siano le organizzazioni criminali”.

Infine la pandemia ha causato anche una frattura generativo: “Stiamo riconoscendo quanto le realtà educative abbiano bisogno di essere sostenute dalla collaborazione di tutti. Al nostro impegno educativo servono sguardi in avanti, creatività, progettualità. Non pensiamo astrattamente ai bambini, alle famiglie, ai giovani…

Operiamo con loro. Invitiamoli a mettersi in gioco, a elaborare idee e progetti per scuole più inclusive, per parrocchie più vive, per percorsi di catechesi rinnovati. Non limitiamoci a mettere in evidenza alle nuove generazioni le fatiche, indiscutibili, di questi giorni, ma aiutiamoli a leggere in profondità quanto stanno vivendo.

Riconosciamo la loro resilienza, comunichiamo loro la convinzione che anche questo è un tempo prezioso per imparare gli elementi essenziali della vita umana. Anche questo è un tempo per crescere, per apprezzare la vita, per prenderci cura di essa, per costruire futuro. Non è tempo perduto, se è tempo di semina e di costruzione”.

In conclusione il presidente della Cei ha invitato le comunità cristiane a ‘prendersi’ cura: “Questo sarà possibile se si terrà lontano ogni rischio di autoreferenzialità ecclesiale, per incarnare sempre meglio uno stile di cura, che il tratto materno delle comunità cristiane ha come prerogativa singolare.

In tal senso è decisivo che si continuino a mettere in atto azioni ecclesiali che facciano maturare quella comunione dinamica che dà forma a una Chiesa sinodale. In essa tutti i battezzati sono soggetti responsabili di una parola e di gesti capaci di dire il Vangelo a partire dalla molteplicità delle condizioni di vita nelle quali si esprime l’esistenza di ciascuno”.

(Foto: Cei)

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