Nuova campagna #StopAborto di Pro Vita & Famiglia. Censura degli squadristi antidemocratici del partito della morte. Non siamo stati abortiti e #RestiamoLiberi

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«“Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto”. Torna con questo messaggio la campagna in difesa della vita nascente di Pro Vita & Famiglia, che è partita mercoledì 20 gennaio da Roma mediante numerosi camion vela e a seguire in tutta Italia. Con questi cartelloni si vuole mandare un messaggio chiaro: non esiste il diritto di uccidere una persona umana!»: così la nota della onlus pro vita già promotrice della campagna #dallapartedelledonne contro la pillola abortiva Ru486 che tanto ha fatto scalpore e sollevato diverse polemiche da parte di chi non vuole accettare la scienza e la verità [Ru486. Centinaia di manifesti choc di Pro Vita & Famiglia a Roma, Milano e in numerose altre città: «Prenderesti mai del veleno?» – 10 dicembre 2020].   

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«Ogni anno vengono praticati in Italia circa 80 mila aborti. Ma l’aborto danneggia le donne. Il danno può essere a livello mentale, emotivo, psichico, ma anche gravemente fisico con infezioni ed emorragie e persino la morte. Il tutto avviene in un quadro dove cresce la percentuale di medici che aderiscono allo strumento dell’obiezione di coscienza, oggetto di ricorrenti attacchi. Come ha dichiarato l’ex presidente della SIGO, il Dott. Nicola Surico, “far abortire una donna è un lavoro che non piace a nessuno e si tratta pur sempre di interrompere una vita, e questo pesa”. Una questione che mai è stata affrontata seriamente. E che è ora di rendere nota e pubblica», ha dichiarato il Presidente Toni Brandi. «L’aborto è l’uccisione di un bambino. Sia pur piccolo, allo stato embrionale, fin dal momento del concepimento c’è un essere umano unico e irripetibile, nel grembo della madre», ha concluso il Vicepresidente Jacopo Coghe.

Il miracolo della vita.

Manifesti choc aborto. Pro Vita & Famiglia: «Non prendiamo ordini dal Pd»

«Non prendiamo ordini dal Pd! Con un post tipico di un regime dittatoriale, il Partito di Nicola Zingaretti ha contestato i nostri manifesti collocati su vele, inerenti alla campagna #stopaborto, affermando che noi mortifichiamo i diritti e continuiamo a colpevolizzare le donne. Fateci capire: bisogna essere tutti per l’aborto e ignorare la soppressione di un essere umano? Ma non vi rendete conto che siete qui ad attaccarci solo perché la vostra mamma non vi ha abortito?», ha dichiarato Toni Brandi, Presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, associazione promotrice della campagna choc per la Vita.

«Siete voi che decidete le donne che possono parlare e quelle che non possono farlo? Perché chi non è a favore dell’aborto – ha continuato e concluso Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia onlus – non deve avere il diritto di esprimere la propria opinione? E vi dà fastidio se una donna cambia idea e accoglie la vita? E meno male che si chiama Partito “Democratico”. Non abbiamo bisogno della vostra autorizzazione per avere il nostro spazio di libertà né gli italiani sono tenuti a prendere direttive dalla Direzione nazionale del Pd. Rivendichiamo il nostro diritto a manifestare liberamente il nostro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione come ci autorizza l’art.21 della Costituzione e anche la legge».

La censura della Cirinnà. Il Partito Democratico che decide le donne che possono parlare e quelle che non possono farlo

«La cultura e il partito della morte – fingendosi cultura dei diritti, quelli del più forte – cercano di nuovo di togliere la parola a chi obietta. Così nel momento in cui Pro Vita & Famiglia lancia una campagna – pienamente legittima e giusta anche politicamente, nel momento in cui si piange la denatalità nel nostro Paese – contro l’aborto, il PD e le sue più esilaranti comparse, come Monica Cirinnà, chiedono provvedimenti di censura all’agonizzante gestione comunale Raggi. Sempre il solito giochetto: i diritti valgono solo se sono i miei e quelli dei miei amici, gli altri devono tacere. Come sono silenziosi i diritti dei bambini soppressi nel ventre della loro madre, a decine di migliaia, ogni anno. Ma quelli non votano, quindi non contano, per Cirinnà & C.
Non si vede che cosa ci sia di becero, in questa vicenda, se non il tentativo di censura della simpatica gattara della giunta comunale Rutelli, il momento più alto, se possiamo dire, della sua carriera politica. E non vediamo che cosa ci sia di sbagliato nella frase, ovvia per chiunque abbia un minimo di razionalità, riportata sulla fotografia. Non è vero? Dimostratelo, con i ragionamenti e i fatti, non con la censura. Usuali squadristi antidemocratici» (Marco Tosatti – Stilum Curiae, 25 gennaio 2021).

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