Niente più fila per i bollettini postali. Si pagano in Vaticano, con gli assegni

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I bollettini di conto corrente italiani potranno essere pagati alle Poste Vaticane. Il servizio di pagamento sarà attivo dal prossimo 7 gennaio. I pagamenti dei bollettini postali italiani si potranno effettuare presso gli sportelli della Posta Centrale Vaticana, della succursale della Guardia Svizzera in Piazza San Pietro e della Succursale dei Musei Vaticani. È una e-mail delle Poste Vaticane, inviata a tutti gli enti interessati, a dare la notizia. Si tratta di un’attività che non rientra nello spettro delle normative antiriciclaggio e un’attività che non solleva questioni di riciclaggio.

 

Si potranno utilizzare sia i bollettini premarcati con codice a barre, sia quelli “bianchi” compilati dall’utente, e il costo del servizio sarà di 1,50. “Nel rispetto delle normative vigenti – si legge nell’e-mail – l’importo massimo di ogni bollettino non potrà superare € 1.499,99. Il pagamento in contanti è consentito fino a € 999,99, da intendersi come somma dei singoli bollettini. Per importi superiori, è ammesso il pagamento con bancomat (al momento sono accettati solo i bancomat emessi dallo IOR) o tramite assegno circolare intestato alle Poste Vaticane”.

Riguarda dunque anche le Poste Vaticane il blocco di tutti i pagamenti elettronici attraverso i Pos e il circuito mondiale delle carte di credito dello Stato di Città del Vaticano, effettuato da Bankitalia a seguito di una ispezione . Un blocco dovuto a un “problema tecnico” – come ha spiegato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede – che riguarda “il fornitore del servizio”, la Deutsche Bank Italia, che ha operato “senza la necessaria autorizzazione”. Deutsche Bank Italia gestisce sin dal 1997 i Pos dello Stato di Città del Vaticano. Al tempo, era diversa la normativa antiriciclaggio (delineata da una legge del 1991, la 197, che era stata successivamente aggiornata con il decreto 153 del 1997) ed è plausibile che per aprire dei Pos in uno Stato estero la Deutsche Bank Italia abbia pensato di doversi riferire alle normative dello stesso paese, e non a quelle italiane.

L’ispezione di Bankitalia – risalente al 2010, quando tra l’altro è cominciato il percorso verso la piena trasparenza finanziaria della Santa Sede – ha invece voluto chiarire che Deutsche Bank Italia è un soggetto di diritto italiano, e quindi vigilato dalla Banca d’Italia. La Deutsche Bank Italia ha dunque provveduto a chiedere l’autorizzazione. Ma questa è stata negata. Il motivo? Il fatto che la Città del Vaticano è considerata dall’Italia “Paese extracomunitario non equivalente” ai fini di vigilanza e di riciclaggio, cosa tra l’altro che è stata sottolineata da molte fonti “finanziarie” e “anonime” che hanno spiegato la vicenda a quanti hanno scritto della notizia in questi ultimi due giorni.

Non si sa ancora quando il problema tecnico dei Pos sarà risolto. Alcuni dicono che tutto dovrebbe risolversi già entro la settimana, altri sostengono che ci vorrà più tempo. Il problema tecnico riguarda però Deutsche Bank, e non il Vaticano.

Il tutto, insomma, sarebbe molto lontano dallo scatenare un ulteriore “affaire” nelle finanze vaticane. Anzi. Le ultime modifiche alla normativa antiriciclaggio – di cui korazym.org ha dato ieri notizia – sembrano rappresentare un ulteriore passo avanti della Santa Sede nel percorso della piena trasparenza finanziaria, in vista dell’adesione dell’AIF al Gruppo Egmont, la rete globale delle Unità di Informazione Finanziaria. Con due modifiche alla legge antiriciclaggio, dunque, la Santa Sede ha reso ancora più aperto e trasparente il suo sistema finanziario. Le modifiche – votate dalla Pontificia Commissione dello Stato di Città del Vaticano lo scorso 14 dicembre e in vigore dal 17 dicembre – permettono all’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana di stipulare protocolli di intesa con analoghe autorità di altri Stati senza il nulla osta della Santa Sede e rende più ampio lo spettro dello scambio internazionale di informazioni, non limitato alle sole transazioni sospette, ma più in generale alla prevenzione e alla lotta del riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

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