Australian Gate/Mediagate Vaticano. Il Papa rimprovera la comunicazione della Santa Sede, che svela dati riservati

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In un articolo precedente (Il Mediagate Vaticano. Il Papa richiama all’ordine i suoi “addetti stampa”. Ruffini e Tornielli non dormono sereni) abbiamo raccontato un fatto svelato da Dagospia e rilanciato da La Verità aumentando la posta, fornendone una prova piena e che quindi non può essere smentita, poiché c’è una email che attesta la “censura pontificia” applicata da ente della Santa Sede preposto alla comunicazione istituzionale. Chi ne è il responsabile, domanda La Verità. Tornielli? Ruffini? Vedremo se ci sarà dato di sapere con gli sviluppi del caso, con anche per questa risposta una prova certa.

Nel frattempo, l’analisi dei fatti che abbiamo svolta nell’articolo precedente, ci conduce ad un pensiero preciso. Se il Papa non è influenzabile dall’Espresso nel momento in cui caccia Becciu, non è influenzabile nemmeno da una email al momento che richiama Ruffini e Tornielli. Se Francesco ha richiamato i due boss della comunicazione istituzionale della Santa Sede, sicuramente oltre ai fatti specifici, ha anche altra valida motivazione.

Non facciamoci stordire da tutto il “chiasso” (non tutto il “chiasso” è buono e non sempre è buono), che vuole distogliere l’attento lettore dal cogliere le reali motivazioni della tirata di orecchie agli “addetti stampa” pontifici e proseguiamo con la analisi svolta nell’articolo citato.

Quindi, ci soffermiamo su un fatto, che poniamo in relazione con una domanda: perché Vatican News – house organ della Santa Sede – divulga in un articolo informazioni riservate uscite da un’inchiesta condotta da Asif (Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria, l’istituzione competente della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo) e il suo omologo Austrac (Australian Transaction Reports and Analysis Centre), scrivendo della presenza quantomeno sospetta di codici di flusso italiani, che vengono “confusi” con quelli vaticani da Austrac chiamando deliberatamente in causa l’Italia? Tale metodo è quantomeno contraddittorio, ma sicuramente evidenzia oltre lo stato comatoso, che ormai la comunicazione della Santa Sede sia anche alla deriva incontrollata.

Tre giorni prima dell’Udienza a Ruffini (e – a quanto pare – a Tornielli) avviene un fatto. Il 13 gennaio esce alle ore 14.30 un Comunicato della Santa Sede sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N.21, che segna finalmente una risposta ufficiale, fino a quel momento assente, da parte della comunicazione istituzionale della Santa Sede in merito allo scandalo da noi denominato “Australian Gate” [QUI, QUI e QUI].

Poi, in contemporaneo alle ore 14.30 su Vatican News esce un’articolo (anonimo, firmato “Vatican News”): “Le presunte transazioni del Vaticano in Australia: cifre errate”. “Si smonta il caso degli enormi trasferimenti finanziari che sarebbero partiti dalla Santa Sede verso l’Australia”.

Oltre a evidenziare la zappa sui piedi che l’house organ della Santa Sede masochisticamente si assesta da solo, ribadiamo che non soltanto la parola “presunte” fa ridere, ma non si smonta proprio nulla. Anzi, di fatto tre giorni dopo arriva il richiamo papale dei boss della comunicazione istituzionale della Santa Sede. Prendendo spunto dalle parole del Prefetto Ruffini, che “la stampa cattolica serve a difendere uno spazio di libertà nella verità”, già citato nell’articolo precedente, noi liberamente continuiamo ad integrare la nostra analisi dei fatti, sottolineando che la verifica congiunta tra Austrac e Asif sui dati di flusso di soldi tra il Vaticano e l’Australia, ha portato ad alcuni esiti. Che tali esiti, essendo la verifica ancora in corso, avrebbero dovuto essere tenuti riservati è evidente. Invece, Vatican News svela alcuni di questi dati nel citato articolo, che non appaiono nel Comunicato della Santa Sede e “prendendo tre piccioni con una fava” mette in grande imbarazzo tre stati sovrani nello stesso momento.

In nessun articolo della stampa anglosassone o europea [*] e in nessuna comunicazione ufficiale di Austrac emerge finora l’attribuzione al dato delle discrepanze di verifica dei flussi finanziari dallo Stato della Città del Vaticano verso l’Australia. Né il Comunicato della Santa Sede pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede [QUI], né Austrac parlano di flussi italiani, mentre per Vatican News una parte dei flussi attribuiti al Vaticano sono stati confusi con quelli italiani. Austrac ammette solo di aver sovrastimato massicciamente l’attribuzione del dato di flusso dal Vaticano e il Comunicato della Santa Sede parla solo di “ingente discrepanza”. Però, non hanno mai fatto nessun riferimento all’attribuzione del flusso di “ingente discrepanza”, che solo su Vatican News viene attribuita ad un codice di flusso italiano e quindi riconducibile allo Stato italiano.

Ponendo con devozione sotto la nostra lente l’articolo in questione, emerge che Vatican News è molto attenta al virgolettato attribuibile a comunicazioni ufficiali di Austrac. Ma stranamente, quando prosegue affermando che Austrac ha considerato come vaticani anche le operazioni con l’Italia, il virgolettato sparisce magicamente. Quindi, tale frase non è attribuibile ad Austrac. Allora, la domanda sorge spontanea: come fa Vatican News ad essere a conoscenza di questo particolare, che poi svela un dato sensibile, che chiama in causa l’Italia in maniera gratuita senza colpo ferire?

La nostra risposta – che resta un’ipotesi, ma forse non è tanto lontana dalla realtà – è che la comunicazione della Santa Sede ha avuto una confidenza da parte di Asif, che probabilmente pensava di parlare con interlocutori seri e riservati. Talmente riservati, che la confidenza è stata inserita in un articolo sul house organ della Santa Sede, oltretutto firmato “Vatican News”, quindi da attribuire direttamente al Direttore editoriale del Dicastero della Comunicazione della Santa Sede, Andrea Tornielli che ne è il responsabile editoriale, appunto.

“A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina” (Pio XI).

[*] A titolo di esempio: «La senatrice liberale Concetta Fierravanti-Wells ha chiesto all’amministratore delegato di Austrac Nicole Rose delle transazioni in ottobre, e una risposta alla sua domanda è stata fornita a dicembre. “La discrepanza nei dati si è verificata a causa di una serie di complessità e incongruenze in alcuni rapporti ricevuti da Austrac provenienti da istituzioni internazionali, relativi a dati di geocodifica incompleti”, afferma la lettera di Rose al comitato. “Ciò ha portato il sistema di Austrac ad attribuire una vasta serie di transazioni allo Stato della Città del Vaticano. I processi di garanzia della qualità di Austrac avrebbero dovuto identificare questo problema. “Austrac ha successivamente intrapreso una revisione dettagliata dei dati e messo in atto ulteriori processi di garanzia della qualità immediati [e]… sta anche valutando quali ulteriori processi e cambiamenti di governance dovrebbero essere implementati in futuro”» (The Guardian, 14 gennaio 2021).

Chissà perché poi le discrepanze accantonate sono sempre attribuite allo Stato della Città del Vaticano, strano eh? Ma dai!

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