Il “Servitore delle Istituzioni” Dott. Domenico Giani alla guida della ENI Foundation e la campagna “Non siete soli”

Condividi su...

Il Dott. Domenico Giani (Arezzo, 16 agosto 1962), fino al 14 ottobre 2019 Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile e Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, dal 1° ottobre 2020 è il Presidente della ENI Foundation. La Fondazione è nata nel 2006 con l’obiettivo di dare risposte con progetti umanitari ai bisogni della società nei Paesi del mondo in cui la multinazionale italiana dell’energia opera, per migliorare la capacità dell’ENI di dare risposte coerenti ed efficaci alle aspettative della società civile. La Fondazione ha il sogno di migliorare la vita della gente: assistere chi ha bisogno, proteggere la salute, promuovere l’educazione scolastica, favorire la cultura, rispettare l’ambiente, sviluppare la ricerca scientifica e tecnologica. La Fondazione crede di poterci riuscire.

Dott. Domenico Giani in una foto recente.

La nomina di Domenico Giani a Presidente della ENI Foundation ha premiato il prestigio di un grande uomo, che nella sua carriera ha intessuto una rete internazionale di rapporti che risulta fondamentale in questo nuovo incarico. Intervistato da Gianni Cardinale per il quotidiano Avvenire ha raccontato il lavoro che sta svolgendo, in particolare con la campagna “Non siete soli”. Si tratta di “un progetto intrapreso insieme alla Comunità di Sant’Egidio e Coldiretti – ha spiegato Giani – che prevede la consegna di 20mila pacchi alimentari a domicilio ad anziani over 80 soli e indigenti, tra le fasce di popolazione maggiormente colpite dalla pandemia. Il progetto durerà cinque mesi. La prima consegna si è svolta durante le feste di Natale, le prossime si effettueranno a febbraio e poi a marzo-aprile.

Dott. Domenico Giani, nella foto istituzionale della ENI Foundation.

“La Fondazione – ha spiegato il Presidente Giani, “ha grandi progetti in tutto il mondo avendo sempre a cuore il servizio alla persona, soprattutto mamme e bambini, con una visione nuova del mondo e della difesa dell’ambiente che è quella di Eni a cominciare, naturalmente, dal campo dell’energia e del grande percorso di decarbonizzazione che stiamo compiendo. Nel corso del 2020 è stato concluso un progetto per promuovere la cultura agroalimentare e sanitaria in Myanmar. Ci sono attualmente iniziative di sostegno alle popolazioni in Africa e sono allo studio progetti in Messico in una regione particolarmente povera del Paese, e in altre zone dell’Africa e dell’Asia”.

Conosco Domenico Giani dal 1993 (e mi ricordo ancora bene la circostanza, nel Santuario francescano de La Verna), prima che è entrato in servizio in Vaticano. Mi onoro di aver avuto con lui strettissimi rapporti di lavoro nel corso di vent’anni, durante tutte il suo servizio nella Gendarmeria, dal 1999 al 2019. Ci lega un’amicizia fraterna e stima reciproca.

Laureato con lode in pedagogia con indirizzo sociopsicologico presso la facoltà di Magistero di Arezzo dell’Università degli Studi di Siena e in Scienze della Sicurezza Economico-finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata, Giani è stato professore a contratto presso la Facoltà di Scienze dell’Investigazione dell’Università dell’Aquila, collaborando nel tempo con la cattedra di psicologia sociale delle Università di Siena ed Urbino.

Ha prestato servizio come sottufficiale e, per alcuni anni, come ufficiale della Guardia di Finanza. Distaccato poi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha operato nel SISDE, allora parte dei servizi di informazione e sicurezza italiani. È stato comandante di una sezione di polizia giudiziaria presso la Procura della Repubblica, svolgendo anche le funzioni di pubblico ministero in udienza, e ha ricoperto incarico dirigenziale presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nel settore della protezione tecnologica e organizzativa, con particolare riferimento alla sicurezza dei soggetti esposti a rischio.

Attivo anche nel mondo del volontariato, a seguito dei suoi studi Giani ha collaborato a ricerche e tenuto alcuni seminari di psicologia sociale nelle università di Arezzo e Urbino ed è stato professore a contratto presso la Facoltà di Scienze dell’Investigazione dell’Università dell’Aquila.

Il 12 gennaio 1999 è entrato nell’allora Corpo di Vigilanza dello Stato della Città del Vaticano e ne viene nominato Vice Ispettore Generale Vicario. Il 3 giugno 2006 Giani sostituisce Camillo Cibin sia come Ispettore Generale del Corpo (che nel 2002 aveva mutato il suo nome in Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano) sia come Direttore dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile, che coordina anche i Vigili del Fuoco, costituita da Giovanni Paolo II sempre nel 2002. Quale Direttore, era membro del Comitato di Sicurezza Finanziaria, istituito con un Motu Proprio da Papa Francesco, e Focal Point per la Santa Sede dell’OSCE.

Giani è stato artefice di un radicale cambiamento del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, puntando a un ammodernamento di tecniche, mezzi e procedure, nonché al miglioramento professionale dei gendarmi vaticani. Sono stati approntati a tal fine dei corsi di formazione e addestramento in collaborazione con le strutture del Gruppo di Intervento Speciale (GIS) dell’Arma dei Carabinieri in Italia e del Federal Bureau of Investigation (FBI) negli Stati Uniti d’America. Grazie a ciò, fu istituito un Gruppo di Intervento Rapido (GIR) per contrastare eventuali azioni ad alto rischio, compresi attacchi terroristici mirati alla persona del Pontefice e un’Unità Antisabotaggio. Sotto il comando di Giani, lo Stato della Città del Vaticano è entrato a far parte dell’Interpol in occasione dell’Assemblea generale tenutasi a San Pietroburgo il 7 ottobre 2008.

Nel corso del suo Comando del Corpo della Gendarmeria ha curato il coordinamento e gli aspetti di sicurezza del Santo Padre e del territorio dello Stato della Città del Vaticano de delle zone extraterritoriali, nonché quelli riguardanti gli oltre 80 viaggi apostolici a fianco di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, le visite pastorali in Italia con questi pontefici e la gestione di grandi eventi (i funerali di Giovanni Paolo II, i periodi di Sede Vacante e del Conclave negli anni 2005 e 2013, il Giubileo straordinario della Misericordia, ecc.).

Domenico Giani è stato insignito di cinque onorificenze pontifici (Commendatore dell’Ordine di San Gregorio Magno, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Silvestro Papa, Commendatore dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Medaglia commemorativa dell’LXXX Anniversario di fondazione dello Stato della Città del Vaticano, Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano), otto della Repubblica italiana, dieci straniere e tre dinastiche (tra cui Commendatore di Merito con Placca del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio).

Il 14 ottobre 2019 Domenico Giani ha presentato le sue dimissioni dalle sue funzioni vaticani, prontamente accettate da Papa Francesco (ne parliamo nella Postilla a conclusione di questo articolo). “Dimissioni piuttosto sui generis”, le ha definito Gianni Cardinale in occasione dell’intervista per Avvenire.

“Sui generis”, innanzitutto perché nel Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede che annunciava le dimissioni di Giani, si ricordava che il Papa aveva “espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un’espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero petrino e alla Santa Sede”. Nel comunicato della Sala Stampa si affermava inoltre che “il comandante Giani, pur non avendo alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro”, inteso per garantire maggiore serenità a chi conduce le indagini giudiziarie sul caso 60SA, l’acquisizione da parte della Segreteria di Stato del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra.

“Sui generis”, anche perché le dimissioni di Giani erano accompagnate e seguite da molteplici gesti di stima da parte del Pontefice e della Santa Sede. In primis, la visita del 15 ottobre 2019 di Papa Francesco nell’abitazione familiare di Giani, presso il Palazzo San Carlo attiguo al Domus Sanctae Marthae nella Città del Vaticano, per confermare l’apprezzamento già manifestato all’ex Comandante della Gendarmeria e soprattutto alla sua famiglia, intrattenendosi a lungo con la moglie e la figlia (il figlio vive negli Stati Uniti), di cui Vatican News ha informato: “Nella visita serale a casa di Giani, alla fine della prima giornata da ex Comandante, il Santo Padre ha usato nuovamente parole chiare per l’esempio dato al Corpo della Gendarmeria e non solo, nei venti anni trascorsi al servizio di tre Pontefici”.

Poi, ci fu l’intervista rilasciata ad Alessandro Gisotti per i media vaticani (pubblicata il 16 ottobre 2019 su Vatican News e in prima pagina sull’Osservatore Romano): “Giani: grato per aver potuto servire il Papa con onore fino all’ultimo. Il Comandante della Gendarmeria, Domenico Giani, sottolinea ai media vaticani la gratitudine al Papa per il servizio che ha potuto svolgere in questi anni in Vaticano”. Cosa pensa del servizio di cui ha bisogno il Papa lo dice nella risposta all’ultima domanda di Gianni Cardinale (Come vede quanto sta accadendo in Vaticano?): “Il Papa continua la sua riforma con fermezza non disgiunta dalla carità, ma senza cedere a pulsioni giustizialiste, ed in questo necessita sempre di collaboratori leali che agiscano con criteri di verità e giustizia“.

Quindi, il 30 ottobre 2019 il conferimento della più alta onorificenza che la Santa Sede riserva ai laici, di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Piano.

Infine, nell’intervista ad Avvenire Giani racconta della lettera autografa che Papa Francesco gli ha inviato in risposta ad una sua missiva scritta al termine del mandato: “Una lettera «al caro fratello dottor Domenico Giani» in cui con parole affettuose e non di circostanza mi rinnova la sua riconoscenza e la sua stima”. Giani svela l’esistenza di questa lettera affettuosa del Santo Padre come il secondo dei due gesti che più gli hanno rincuorato nell’anno appena archiviato, mentre il primo era l’incontro, ad un anno esatto dalla fine del suo mandato alla Santa Sede, con il Presidente Sergio Mattarella al Quirinale, “che è stato il gesto di un padre, solenne e allo stesso tempo semplice”.

Ora il Comandante Giani, dopo una vita passato al servizio della Repubblica italiana con una lunga esperienza nella Guardia di Finanza e nell’intelligence operando in delicati settori tecnico- operativi – e dello Stato della Città del Vaticano, dal 1° ottobre è Presidente di ENI Foundation. In precedenza si era parlato di un suo impegno all’ONU: “Certamente è il sogno di qualsiasi servitore delle istituzioni, e ancor di più per un cattolico, poter mettere a frutto i propri talenti per occuparsi di temi importanti e decisivi per il futuro dell’umanità nelle Organizzazioni promosse dal più alto consesso internazionale. Ma non ci sono state le condizioni. Ho avuto colloqui con aziende internazionali e gruppi italiani. Alla fine c’è stato questo incontro con l’Eni ed è arrivata la proposta di guidare la Fondazione che si occupa di progetti umanitari in Africa, Asia e negli altri Paesi in cui l’azienda opera”.

Sul perché di questa scelta dice: “Credo che la mia esperienza professionale – nelle istituzioni dello Stato italiano e nel servizio reso al Papa e alla Santa Sede – e anche la mia storia personale nell’ambito del volontariato – penso all’attività svolta nelle Misericordie, con l’Associazione Rondine e alle tante iniziative intraprese durante il mio mandato nella Gendarmeria – abbiano contribuito a far maturare questa proposta”. “L’Eni – che è la più grande azienda italiana – è da sempre abituata a parlare con i fatti: credo di poter dire che anche la mia storia personale è stata un susseguirsi di fatti, nel servizio alle Istituzioni. Così era ovvio che la prima uscita fosse consecutiva ad un fatto e non ad un annuncio”.

Come ha preso la sua famiglia questo cambio di vita? gli chiede Gianni Cardinale: “Quando l’allora vescovo di Arezzo, padre Flavio Carraro, mi chiese di entrare al servizio della Santa Sede mi spiegò che non si trattava di un mio servizio personale ma una vocazione, una chiamata, che riguardava tutta la mia famiglia. Ed è stato così. Certamente le dimissioni improvvise sono state vissute con dolore. Che non hanno toccato il senso di una storia che ci ha educati e formati. Né la riconoscenza riguardo ai Papi che abbiamo servito: San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Resto profondamente legato alla Chiesa e sono uomo delle istituzioni”.

Domenico Giani ha sempre saputo coniugare il ruolo professionale con l’impegno relativo agli ambiti di volontariato, di interesse sociale, civile e umanitario. Ha iniziato, adolescente, a fare volontariato presso la Misericordia di Arezzo (le Misericordie – nate a Firenze nel 1200 – sono la più antica associazione di volontariato della storia), di cui tuttora è presidente dei probiviri. È stato Responsabile dei Volontari della Croce Rossa Italiana del Comitato di Genova dal 1983 al 1987 e infine incaricato dei rapporti internazionali della Comunità Giovanile del Sacro Cuore di Arezzo. Cofondatore, è tuttora membro dell’Associazione “Rondine, Cittadella della Pace”, un’organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto.

Nel 2005 nella Repubblica Centrafricana, considerato lo stato più povero del mondo, ha attivato una sinergia con la Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite (MINUSCA), l’Alto rappresentante dell’ONU in Centrafrica, il Nunzio Apostolico a Bangui e la Comunità di Sant’Egidio, ottenendo una tregua che ha permesso la visita del Papa che proprio a Bangui, la capitale, desiderava aprire la Porta Santa nell’Anno Santo della Misericordia.

Nel 200° anniversario della Fondazione del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano ha invitato Claudio Baglioni, che da molti anni con la fondazione O’Scià promuove il dialogo interculturale, l’integrazione e la solidarietà tra ogni popolo, razza ed etnia, ad offrire un concerto nell’aula Nervi che ha permesso di raccogliere, in una sola sera 1.500.000 di euro, poi ripartiti per l’ospedale pediatrico di Bangui e per le popolazioni terremotate del Centro Italia.

Ha costituito la “Fondazione San Michele Arcangelo”, che si è adoperata in diversi progetti di carità, come la costruzione di un ospedale in Kenia, la collaborazione con l’AVSI per il progetto Ospedali Aperti in Siria; quello con la Comunità Giovanni XXIII contro la tratta di esseri umani, altri progetti con la Comunità di Sant’Egidio per le varie emergenze; con l’Associazione Rondine Cittadella della Pace per borse di studio a favore di giovani provenienti da Paesi in conflitto; con la Fondazione Santina Onlus per un progetto nel carcere di Acapulco e la creazione di pozzi di acqua nel Kurdistan iracheno, con il CUAMM (Medici con l’Africa, organizzazione italiana che si spende per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane).

Postilla

Domenico Giani fuori dallo Stato della Città del Vaticano, alla guida della ENI Foundation costruisce un mondo migliore. Colui che l’ha tradito in Vaticano nessuno lo cerca. Si ipotizza che il traditore è persona delle Istituzioni

É il 2 ottobre 2019, quando una “Disposizione di servizio” (un documento per definizione riservato, a solo uso interno, non destinata alla divulgazione) a firma del Comandante del Corpo della Gendarmeria vaticana con protocollo e sigla Prot. N. 47.277/sds, raffigurante le foto segnaletiche di cinque dipendenti della Santa Sede (quattro funzionari della Segreteria di Stato e il Direttore dell’AIF), sospesi dal servizio e indagati dalla Magistratura vaticana nel caso 60SA (l’acquisizione da parte della Segreteria di Stato del palazzo al numero 60 di Sloane Avenue a Londra) esce sull’Espresso, creando scandalo e gettando ombre sulla figura del Comandante Dott. Domenico Giani.

Chi ha passato all’Espresso questo documento riservato, ha commesso un illecito e reato penale, previsto dalle norme dello Stato della Città del Vaticano sulla riservatezza e gestione dei documenti di Stato.

Ad uno sguardo più approfondito di chi ha una speciale devozione alla lente, tutto ciò porta a pensare ad un complotto architettato contro il Dott. Domenico Giani. Alla luce di quanto accaduto poi al Cardinale Angelo Becciu, con una copia anticipata dell’Espresso in mano al Papa il 24 settembre 2020 alle ore 18.02 dentro la Domus Sanctae Marthae al momento della cacciata, ci fa pensare alle menti raffinatissime, che con maestria e opera di manovalanza di bassa lega, hanno presentato la suddetta “Disposizione di servizio” del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano all’Uomo che Veste di Bianco per quello che non è, cioè, come un atto illecito del Comandante. Poiché quel documento non è altro che una normale nota di servizio per i Gendarmi Vaticani, le Guardie Svizzere e i superiori debitamente informati su quanto disposto dai Magistrati d’Oltretevere. Ma il tutto viene preconfezionato e presentato a Francesco come un gesto sconsiderato e illegittimo da parte del Comandante Giani. Il risultato è, che il Papa non possa fare altro che pensare che si tratta di un “peccato mortale”, venendo condotto abilmente fuori strada delle reali motivazioni in merito alle foto segnaletiche presenti nella “Disposizione di servizio”, che ritraggono i volti delle persone oggetto delle restrizioni indicati, disposte dai Magistrati vaticani. Se c’è un peccato mortale, è l’indebito, illecito e penalmente rilevante passaggio del documento a firma di Domenico Giani all’Espresso. Detto questo, anche il caso Giani, come il caso Becciu, va definito il caso L’Espresso.

La “Disposizione di servizio” – ripetiamo, emanata ad uso interno, certamente non per essere divulgata – che il Comandante Giani invia per gli opportuni adempimenti, è una normalissima informativa di servizio interna, che come di consueto viene redatta con nomi, cognomi e fotografie, e inviata al personale di servizio interessato per gli opportuni controlli di frontiera e di transito dello Stato della Città del Vaticano.

Questi controlli di frontiera e di transito devono essere effettuati inevitabilmente “de visu”. Va considerato, che presso Santa Sede e Stato della Città del Vaticano lavorano circa 4.000 dipendenti effettivi in servizio e circa 15.000 sono le tessere dei servizi economici attive, che sono valide anche per l’accesso allo Stato ai fini sanitari degli assistiti Fondo Assistenza Sanitaria-FAS, personale in pensione compreso. Dunque, è impensabile che una Guardia Svizzera o un Gendarme Vaticano possa svolgere un servizio di controllo di frontiera e transito, senza avere una foto che ritrae la persona soggetta alla restrizione indicata nell’informativa, nella fattispecie disposta dai Magistrati vaticani che informano della sospensione dal servizio dei soggetti indicati e la possibilità di accesso al territorio dello Stato della Città del Vaticano (ed eventualmente le zone extraterritoriali) solo ed esclusivamente per alcuni servizi specifici indicati.

Nell’immediato veniva chiesta a Giani di svolgere una fantomatica indagine per fuga di documenti, all’esito della quale il responsabile ne avrebbe risposto al cospetto del Pontefice. Visto che dall’indagine – sempre che ci sia stata – non è venuto a galla nulla, la testa di Giani è saltata, ma dai!

Il Dott. Domenico Giani ormai è fuori dal Vaticano e se non tutti i mali vengono solo per nuocere, sta costruendo un mondo migliore alla Presidenza e guida di ENI Foundation. Se lo sporco e corrotto sistema di falsari – che ha cercato di eliminare anche il Cardinale Angelo Becciu – resta ancora attivo e se le menti raffinatissime con la bassa manovalanza sono ancora al loro posto, cercando di destabilizzare il Papato e la Chiesa Cattolica Romana, è pacifico che le carte riservate, dopo la cacciata di Giani, sono continuate ad uscire dal Vaticano per colpire a sua volta Becciu. Solo dopo le inchieste di Libero quotidiano tutto si è apparentemente fermato, ma il complotto dei falsari è svelato.

Essendo consapevoli che il lupo perde il pelo senza mai perdere il vizio, noi non abbandoniamo la devozione e non abbassiamo la guardia.

Nel frattempo auguriamo al Comandante Giani di continuare ad essere un umile servitore nell’immensa vigna del Signore, come ha sempre mostrato di essere in modo esemplare. Difetti umani permettendo, come vale per tutti noi. “Qui sine peccato est vestrum primus lapidem mittat” (Vangelo secondo Giovanni 8,3).

Free Webcam Girls
151.11.48.50