La speranza per il futuro dei cristiani nel mondo (e del Cristianesimo) è in mani ortodosse russe

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La Chiesa ortodossa russa – per voce diplomatica del Presidente del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca, Sua Eminenza Hilarion Alfeev, Metropolita di Volokolamsk – il 22 dicembre scorso ha invitato le principali confessioni cristiane ad unirsi nella lotta alla persecuzione cristianofoba, che sta scuotendo l’Africa. Lo riferisce oggi il giornalista Emanuel Pietrobon su InsideOver, il sito d’informazione dedicato agli esteri del Giornale diretto da Alessandro Salusti.

Il Metropolita Hilarion.

Un’alleanza per aiutare i cristiani perseguitati in Africa
di Emanuel Pietrobon
Inside the news Over the word, 3 gennaio 2020


L’Africa è il continente in cui il cristianesimo si sta espandendo a maggiore velocità, ed è anche teatro di gravi persecuzioni che, spesso, passano in sordina, poiché surclassate dalla visibilità asimmetrica che tende a porre più enfasi su quanto accade fra Medio Oriente e resto dell’Asia. Nella sola Nigeria, culla di Boko Haram, si stima che negli ultimi vent’anni siano stati trucidati almeno 100mila cristiani.

La Chiesa ortodossa russa, per voce del Metropolita Hilarion, ha invitato le principali confessioni cristiane ad unirsi nella lotta alla persecuzione cristianofoba che sta scuotendo l’Africa.

La proposta del Patriarcato di Mosca

La proposta di dar vita ad un’alleanza internazionale di natura pan-cristiana è stata lanciata il 22 dicembre dal Metropolita Hilarion, Presidente del Dipartimento per le Relazioni Esterne del Patriarcato di Mosca. Il chierico-diplomatico, fra i presenti alla video-conferenza internazionale “Sulla situazione dei Cristiani in Africa”, ha preso la parola per spiegare che “[oggi] l’epicentro della persecuzione dei cristiani si è spostato in Africa, dove i nostri fratelli e le nostre sorelle vengono perseguitati e uccisi ogni giorno e in numeri crescenti per il loro credo”.

La situazione, ha sottolineato Hilarion, è particolarmente grave in Nigeria, dove “i terroristi stanno distruggendo interi villaggi cristiani, e perseguitando i loro abitanti su basi religiose”. La soluzione ai mali e alle sofferenze che stanno sperimentando i seguaci di Cristo potrebbe essere rappresentata da “un’alleanza di tutte le forze interessate, primariamente le Chiese e le organizzazioni cristiane”.

L’obiettivo iniziale, propedeutico alla costituzione di un’alleanza, dovrà essere lo “scambio regolare di informazioni su quanto sta accadendo e, soprattutto, la creazione di condizioni che permettano di far sentire la voce della sofferenza dei cristiani in Africa”. Hilarion, infine, ha invitato i partecipanti “a riflettere su come combinare i nostri sforzi nell’implementazione di iniziative umanitarie congiunte nel continente africano”.

Il Medio Oriente come modello

Hilarion ha spiegato che un’unione degli attori cristiani per l’Africa può e potrebbe fare la differenza. In Medio Oriente, ad esempio, ha fatto notare il chierico-diplomatico, “grazie al supporto esterno cristiano, la vita dei siriani cristiani sta tornando alla normalità, con infrastrutture, scuole, chiese e monasteri che stanno venendo ricostruiti”.

Il lento ma progressivo ritorno alla normalità in Siria, ed anche in Iraq, è stato permesso in larga parte dal patto siglato fra patriarcato di Mosca e Vaticano per la protezione dei cristiani in Medio Oriente. Cattolici e ortodossi russi hanno contribuito fisicamente ed economicamente alla ricostruzione postguerra e all’invio di carichi umanitari, sullo sfondo del crescente impegno verso la questione mostrato da alcuni governi, come quelli di Ungheria e Polonia.

Il modello Medio Oriente, basato sulla congiunzione degli sforzi di Chiese, governi e organizzazioni non governative, spesso e volentieri interagenti tra loro, potrebbe essere esportato in Africa e ivi riadattato per soddisfare le richieste di aiuto dei cristiani e supportare la stabilizzazione dell’intero continente, il cui percorso verso la crescita e lo sviluppo è rallentato dalla storica presenza a macchia d’olio di guerre civili e conflitti tribali ed interetnici dalle venature religiose.

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