In Italia il vaccino anti-Covid-19 scarseggia. Nei talk show e sui social tutto ridotto a risse da bar sull’obbligatorietà della vaccinazione (con minacce di ritorsioni)

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Nell’ambito della nostra copertura sulla vaccinazione anti-Covid-19 condividiamo l’articolo di Renato Farina su Libero quotidiano di oggi che tratta della corsa all’antidoto. Italia si trova fanalino di coda, incapace di fare iniezioni. Israele va come un treno, bene la Germania e la Danimarca. Invece, l’Italia col fiatone viene superata da Oman e Polonia. Arcuri come sempre scarica la responsabilità, in questo caso sulle Regioni, senza aver fornito loro i medici. I numeri ufficiali sono impietosi: il nostro Paese è tra i più lenti e finora ha immunizzato solo lo 0,05% della popolazione. Mancano 15mila operatori sanitari, ma il “governo” ha indetto il bando solo l’11 dicembre. In più, a infermieri e medici – gli eroi – offre la miseria di 1.800 euro. Conclusione? “Se va avanti così, la famosa immunità di gregge l’avremo a pecore morte”.
Lo conferma in un Tweet Nicola Porro, condividendo un articolo di Andrea Amata, che facciamo seguire: “Carenza di dosi, mistero sulle primule, ritardi e buchi organizzativi: siamo l’opposto di Israele quanto a efficienza nella somministrazione dei vaccini. Potrebbe finire malissimo”.
La seconda conferma sulla gravità della situazione viene data da Tito Boeri con un Tweet: “Oltre al ritardo con cui stiamo somministrando il vaccino inquieta il piano (o dir si voglia) di vaccinazione: se davvero si intende vaccinare 450.000 alla settimana con un richiamo ci vorranno 2 anni per vaccinare il 70% della popolazione italiana”.

La corsa all’antidoto
di Renato Farina
Libero, 2 gennaio 2021

La graduatoria dei vaccinati in Italia ci colloca in fondo alla scala internazionale. Una classifica umiliante. Non registra i sentimenti degli altri verso di noi, non misura il carattere degli italiani, ma fornisce dati che certificano il malfunzionamento del governo e dell’apparato pubblico nel contrasto alla pandemia in Italia. Siamo feriti. Ma le bende scarseggiano, e manca anche qualsiasi certezza su quando a ciascuno toccherà la possibilità di essere curato.

Perché altrove, va diversamente? Non è questione di orgoglio nazionale, o di rammarico per la figuraccia che compromette la nostra immagine. Al diavolo l’immagine, qui pesa la sostanza. Non si tratta di una competizione sportiva in cui è in gioco una medaglia per gli azzurri del calcio o per le fiorettiste della scherma: sui campi e sulle pedane, se si perde, poi c’è la rivincita. Il Covid non dà seconde chance. C’è in palio la pelle di tanta gente. A parte l’inefficienza documentata dalle cifre, a suscitare un minimo di sdegno dovrebbe essere la capacità di dissimulare e fingere soddisfazione da parte dei responsabili, siano essi i ministri Conte o Speranza, sia soprattutto il super-commissario Arcuri.

I numeri

Il sito internazionale Ourworldindata.org che raccoglie i dati forniti ufficialmente da ciascun Paese – come emerge dalla tabella che pubblichiamo – ci vede dietro non solo il fenomenale Israele, dove è stato vaccinato l’11,5 per cento della popolazione (un milione su nove milioni di residenti), ci situa anche alle spalle di Bahrein (3,45%), Gran Bretagna (1,47), Stati Uniti (0,84), dopo la Cina e il Canada, e fin qui c’era da aspettarselo. Ma siamo sugli ultimi gradini anche in Europa. Certo, l’Ue ha le sue colpe per la lentezza della sua tecno-burocrazia nel dare un via libera ai vaccini che è scientificamente ovvio, ma politicamente graduato per tutelare interessi nazionalistici. Infatti, tra i 27 ci sono performance di nazioni che filano a velocità supersoniche rispetto alla nostra. La Danimarca è allo 0,51% di immunizzati in tre giorni, la Germania allo 0,2, la Croazia allo 0,19, il Portogallo allo 0,16, la Polonia è a 0,13. E noi? 0,05!

Insomma, siamo dieci volte più lenti dei danesi, 4 dei tedeschi. Si tenga conto inoltre che questi dati si riferiscono, per i Paesi che abbiamo citato e che citeremo fra poco, al 30-31 dicembre o – in certi casi – addirittura al 22 dicembre, mentre il dato che riferiamo per l’Italia è quello di ieri. Il Capodanno è dappertutto, tranne che in Cina. La neve non è un’esclusiva della Val Padana. E allora?

Il governo tende come sempre a rimbrottare le Regioni. Tipo Lombardia e Veneto. E questo è incedibile. La sanità di queste Regioni è tra le più efficienti d’Europa, rientrando l’ordinario nelle discipline sotto la loro giurisdizione. Ma la pandemia è affare primariamente del governo centrale e dei suoi organi. Dunque la fonte delle iniziative, la progettazione e l’applicazione dei piani vaccinali è anzitutto affare centrale come la dislocazione delle risorse necessarie. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva infatti garantito: «L’acquisto sarà centralizzato e gestito dallo Stato», Ha detto che il 2 dicembre sarebbe stato pronto, e infatti le sue linee generali sono state votate in Parlamento. Fantastico. E invece che cos’è accaduto?

Occorrerebbero 15mila operatori (3mila medici e 12mila infermieri) capaci di iniettare e spiegare. Il bando di concorso è stato indetto l’11 dicembre non per la loro assunzione, ma per individuare 5 agenzie vincitrici dell’appalto che si sarebbero spartite 25 milioni. Non si poteva fare il tutto a settembre? Aspettavamo tutti il vaccino con ansia, si sarebbe dovuto fare come gli appalti dei comuni per la neve: in estate, anche se presumibilmente i fiocchi cadono in inverno. Invece questi geni che con la scusa dell’emergenza ci strizzano con i loro Dpcm non hanno pensato all’essenziale: a chi cioè dovesse maneggiare con competenza il siero.

Il bando dell’11 dicembre prevede un contratto di nove mesi. Costo per lo Stato totale per il personale poco più di 500 milioni. Costo mensile medio per lo Stato è di €. 3765 euro lordi al mese di costo aziendale, equivalenti a 45mila euro all’anno. Sia chiaro: non è il lordo dello stipendio, da cui decurtare semplicemente l’Irpef, ma comprende anche infatti i versamenti pensionistici, assicurativi, la quota di tredicesima e di liquidazione. In pratica, professionisti che rischiano la vita, con la prospettiva poi di essere lasciati a casa, avrebbero una paga media netta di circa 1800 euro. Medici e infermieri laureati! Dimenticavamo la gratifica. Conte e Arcuri faranno avere a costoro, vivi o morti, la qualifica di eroi. Hip hip hurrà. Se va avanti così, la famosa immunità di gregge l’avremo a pecore morte.

Ricordate Pertini?

A questo punto siamo in grado di dare un consiglio a chi organizza confronti tra esperti e opinionisti. Sembra che in Italia, ad accendere la tivù, la questione sia quella dell’obbligatorietà o meno del vaccino anti-Covid. Oggi è un lusso francamente prematuro. Se il vaccino manca, e latita pure chi te lo inietta, magari è meglio rinviare le risse a tempo debito. Ecco, cari colleghi e abili conduttori: girate i cannoni da un’altra parte. Sergio Mattarella, per ispirare fiducia verso la siringa, ha dichiarato a reti unificate, che si farà pungere quando verrà il suo turno. Campa cavallo.

Ci viene in mente un esempio, magari sopravvalutato: quello di Sandro Pertini. Nel novembre del 1980, pochi giorni dopo il terremoto in Irpinia, scosse l’Italia e unì i cittadini: invei contro i ritardi del governo. Quando ci vuole ci vuole.

Perché il piano vaccini è un flop annunciato
di Andrea Amata
Nicolaporro.it, 2 gennaio 2021

Sui vaccini si preannuncia l’ennesimo flop targato Conte-Arcuri. La penuria delle dosi è confermata anche dalle dichiarazioni del Capo di BioNTech Ugur Sahin: “Da soli non ce la facciamo a coprire il fabbisogno”. Il fondatore dell’azienda tedesca, in collaborazione con Pfizer, ci ha consegnato l’arma vaccinale per sconfiggere il virus, ma imputa alle flemmatiche procedure di approvazione europea dei vaccini la responsabilità di causare la carenza nelle forniture.

Così il Ceo di BioNTech: ”Al momento la situazione non sembra buona, si sta verificando una scarsità perché mancano altri vaccini approvati e dobbiamo colmare il vuoto con il nostro vaccino”. L’Agenzia europea per i medicinali non ha ancora approvato il vaccino di AstraZeneca su cui ha puntato l’Italia, mentre quello di Moderna dovrebbe essere autorizzato dall’Ema il 6 gennaio. Tuttavia, l’ok a Moderna ci consentirà di usufruire fino a marzo di 3,3 milioni di dosi al mese con l’impegno imponente di somministrare 100 mila vaccini al giorno. L’inoculazione di massa rischia di essere un traguardo proibitivo e destinato a infrangersi sugli scogli di una realtà immatura rispetto al titanico obiettivo numerico.

Tant’è che ad oggi le incognite operative sulla campagna di vaccinazione prevalgono sulle certezze: siamo all’oscuro sulle agenzie interinali preposte al reclutamento di medici e infermieri e sulle famose primule vige solo l’idea teorica, ma non la sua proiezione realizzativa. Si fantastica su impianti logistici a sagoma floreale per la vaccinazione senza una materializzazione progettuale. Sulla comunicazione si registra un ulteriore vuoto, mentre ci si incaglia su un dibattito surreale che riguarda l’obbligo o meno di vaccinarsi.

Basterebbe una trasparente campagna informativa sui benefici effetti e sui potenziali rischi per raggiungere un consenso informato, evitando di arrovellarsi in anacronistici provvedimenti coercitivi. Occorre velocizzare la macchina complessiva della vaccinazione, valutando anche le incognite sulla durata dell’immunità: il rischio è di gestire una situazione paradossale per cui avremo persone scoperte dalla protezione del siero, senza aver ricevuto neanche una dose, a cui si aggiungeranno i vaccinati ad inizio 2021 con l’antidoto che ha esaurito il suo effetto.

In base al sito di pubblicazione scientifica Our World in Data siamo agli ultimi posti per numero complessivo di vaccinazioni somministrate per ogni 100 persone sul totale della popolazione. Il primo paese è Israele che viaggia come un treno superveloce con un indice di 11,55 (più di un milione di dosi su una popolazione di circa 9 milioni), mentre l’Italia occupa gli ultimi posti con 0,05 (30 mila dosi su una popolazione di 60 milioni). Con queste premesse rischiamo di prorogare il raggiungimento dell’immunità di gregge e di “scarrellarci” dagli obiettivi dei paesi europei più virtuosi, posticipando la linea di arrivo alla primavera inoltrata del 2022. E noi ingenui pensavamo che il peggio fosse alle nostre spalle, ma con i giallorossi non c’è limite al peggio.

Andrea Amata, 2 gennaio 2021

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