Papa Francesco al ‘Te Deum’ ringrazia Dio per la misericordia

Condividi su...

Questo pomeriggio all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana, il card. Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, ha presieduto i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, seguito dall’esposizione del Santissimo Sacramento, il tradizionale canto dell’inno ‘Te Deum’ a conclusione dell’Anno civile e la Benedizione Eucaristica, che ha letto l’omelia di papa Francesco, costretto a riposo dalla sciatalgia, tantoché domani non celebrerà la santa messa, presieduta dal card. Pietro Parolin, ma pronuncerà solo l’Angelus.

Nell’omelia preparata papa Francesco ha chiesto se si può rendere grazie nella sofferenza: “Potrebbe sembrare forzato ringraziare Dio al termine di un anno come questo, segnato dalla pandemia. Il pensiero va alle famiglie che hanno perso uno o più membri; pensiamo a coloro che sono stati malati, a quanti hanno sofferto la solitudine, a chi ha perso il lavoro”.

Davanti a tali situazioni il papa ha avvertito a non avere fretta nel trarre le conclusioni: “Non dobbiamo avere fretta di dare risposta a tale interrogativo. Ai nostri ‘perché’ più angosciosi nemmeno Dio risponde facendo ricorso a ‘ragioni superiori’. La risposta di Dio percorre la strada dell’incarnazione, come canterà tra poco l’Antifona al Magnificat: ‘Per il grande amore con il quale ci ha amati, Dio mandò il suo Figlio in una carne di peccato’.

Un Dio che sacrificasse gli esseri umani per un grande disegno, fosse pure il migliore possibile, non è certo il Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo. Dio è padre, ‘eterno Padre’, e se il suo Figlio si è fatto uomo, è per l’immensa compassione del cuore del Padre. Dio è Padre ed è pastore, e quale pastore darebbe per persa anche una sola pecora, pensando che intanto gliene restano molte? No, questo dio cinico e spietato non esiste”.

Dio invece è Padre misericordioso: “Il buon samaritano, quando incontrò quel poveretto mezzo morto sul bordo della strada, non gli fece un discorso per spiegargli il senso di quanto gli era accaduto, magari per convincerlo che in fondo era per lui un bene. Il samaritano, mosso da compassione, si chinò su quell’estraneo trattandolo come un fratello e si prese cura di lui facendo tutto quanto era nelle sue possibilità.

Qui, sì, forse possiamo trovare un ‘senso’ di questo dramma che è la pandemia, come di altri flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà, di affetto”.

Ed ha chiesto di ringraziare Dio per gli avvenimenti belli: “Rendiamo grazia a Dio per le cose buone accadute nella nostra città durante il lockdown e, in generale, nel tempo della pandemia, che purtroppo non è ancora finito. Sono tante le persone che, senza fare rumore, hanno cercato di fare in modo che il peso della prova risultasse più sopportabile.

Con il loro impegno quotidiano, animato da amore per il prossimo, hanno realizzato quelle parole dell’inno Te Deum: ‘Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre’. Perché la benedizione e la lode che Dio più gradisce è l’amore fraterno”.

Ha ringraziato coloro che, in questo anno trascorso, si è trasformato in ‘buon samaritano’: “Gli operatori sanitari (medici, infermiere, infermieri, volontari) si trovano in prima linea, e per questo sono in modo particolare nelle nostre preghiere e meritano la nostra riconoscenza; come pure tanti sacerdoti, religiose e religiosi, che si sono prodigati con generosità e dedizione.

Ma stasera il nostro grazie si estende a tutti coloro che si sforzano ogni giorno di mandare avanti nel modo migliore la propria famiglia e a coloro che si impegnano nel proprio servizio al bene comune. Pensiamo ai dirigenti scolastici e agli insegnanti, che ricoprono un ruolo essenziale nella vita sociale e che devono affrontare una situazione molto complessa.

Pensiamo anche con gratitudine ai pubblici amministratori che sanno valorizzare tutte le buone risorse presenti nella città e nel territorio, che sono distaccati dagli interessi privati e anche da quelli del loro partito. Perché? Perché cercano davvero il bene di tutti, il bene comune, il bene a partire dai più svantaggiati”.

Tutto questo bene verificatosi in questo anno si è realizzato grazie alla misericordia di Dio: “Come è possibile allora che tante persone, senza altra ricompensa che quella di fare il bene, trovino la forza di preoccuparsi degli altri?..  In fondo in fondo, anche se loro stesse non ci pensano, le spinge la forza di Dio, che è più potente dei nostri egoismi.

Per questo, questa sera diamo lode a Lui, perché crediamo e sappiamo che tutto il bene che giorno per giorno si compie sulla terra viene, alla fine, da Lui, viene da Dio. E guardando al futuro che ci attende, nuovamente imploriamo: ‘Sia sempre con noi la tua misericordia, in te abbiamo sperato’. In te è la nostra fiducia e la nostra speranza”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50