Vacche magre al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. In ginocchio causa Covid-19. Atteso il bilancio

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Se è vero che lo Stato della Città del Vaticano è un fazzoletto di terra, nel quale il Sommo Pontefice svolge il suo magistero, è pur vero che all’interno del piccolo stato c’è un “grande impero”. Questo è rappresentato dai Musei Vaticani (Ville Pontifice di Castel Gandolfo annesse), conosciuti in tutto il mondo, dove all’interno della struttura cinquecentesca lunga sette km trovano dimora opere artistiche dal valore inestimabile (Cappella Sistina compresa).

La Scala del Bramante, Musei Vaticani.

Ma questo “grande impero” è off-limits, chiuso al pubblico per la seconda volta, come si legge nell’Avviso “ai gentili visitatori” del 4 dicembre, pubblicato sul sito dei Musei Vaticani: “In coordinamento con i provvedimenti varati dalle Autorità italiane per far fronte alla situazione sanitaria, i Musei Vaticani continueranno a rimanere chiusi al pubblico sino al 15 gennaio 2021 (compreso). È ugualmente prorogata la sospensione delle attività di interesse turistico, museale e culturale presso le Ville Pontificie di Castel Gandolfo. È previsto il rimborso diretto automatico per tutti i biglietti già acquistati per visite guidate o ingressi prenotati nel periodo di chiusura su indicato. Il visitatore non dovrà quindi procedere con una richiesta formale di rimborso” (QUI, QUI e QUI). Le opere restano di valore inestimabile, il danno economico appare incalcolabile.

Oltre al capitale artistico, nei Musei Vaticani esiste un capitale umano, composto da circa 700 dipendenti, che vi prestano la loro opera quotidiana. Ma già da tempo, causa Covid-19, sono dislocati presso altri servizi e amministrazioni dello Stato della Città del Vaticano. Sono impiegati, tra gli altri anche come uscieri, cassieri e facchini, ma c’è anche chi è di turno di riposo forzato a casa. La direzione dei Musei Vaticani, nonostante la chiusura, lascia pur sempre un servizio minimo attivo. Una squadra di circa 50 dipendenti, giornalmente sono presenti per il servizio ordinario e di manutenzione al complesso museale.

Però, il nodo critico resta quello economico e con le entrate azzerate da parte del botteghino e una buona parte dei 700 dipendenti lasciato “a casa” come da turnazione Covid-19 prevista. Cresce la preoccupazione per quanto riguarda il tema delle “ore non lavorate” dal personale, per le quali il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ne chiede la restituzione nei casi in cui non possano essere recuperate. Vi sono molteplici casi di dipendenti dei Musei Vaticano che devono rendere all’amministrazione. Conti alla mano, i periodi di servizio non espletati ammontano anche a 300/400 ore. Si avete letto bene, non è un errore di battitura. In alcuni casi i dipendenti dei Musei Vaticani, che hanno raggiunto la soglia della pensione, a causa delle ore non lavorate, al momento del congedo sono stati invitati a versare all’amministrazione – al fine di appianare le ore negative – anche cifre che ammontano a migliaia di euro, per poter andare in pensione serenamente.

Per il momento, i dipendenti dei Musei Vaticani continuano ad accumulare ore negative da restituire all’amministrazione, ma all’orizzonte del Governatorato SCV la soluzione al problema è lontana dall’essere approntata.

I Musei Vaticani, con una media di 5 milioni di visitatori annui, sono la principale fonte di introito economico dello Stato della Città del Vaticano. Ora, questo introito per la seconda volta causa Covid-19 è letteralmente azzerato. Questo fatto desta preoccupazione, soprattutto per il silenzio istituzionale che accompagna questo periodo.

In tema di zone off-limits causa Covid-19, nelle ultime ore si annovera anche la Presidenza del Governatorato nella quale oltre al Presidente Cardinale Giuseppe Bertello e alle suore del suo appartamento, sono risultati positivi tutti i dipendenti dell’Ufficio di Presidenza. Pare che la causa del contagio sia un dipendente dello stesso Ufficio di Presidenza, “poco attento” alle norme anti-Covid-19 e che abbia concesso al Sars-CoV-2 l’ingresso all’intera Presidenza.

La Lettera apostolica a forma di Motu proprio promulgato nel giorno di Santo Stafano protomartire (QUI e QUI), tra le altre disposizioni indica la via che conduce a un fondo sovrano centrale “Budget Generale della Santa Sede”, gestito dall’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, nel quale andranno tutte le donazioni anche quelle al Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Come da analisi attenta e arguta del sempre attento e preciso Andrea Gagliarducci su ACI Stampa del 28 dicembre, oltre ad attendere il bilancio dell’Obolo di San Pietro, si attende quello del Governatorato SCV, che resta non pubblicato ormai da anni. Inoltre, si cerca ancora di capire se tale riforma comprenderà anche altri fondi autonomi proprio come quello del Governatorato SCV, che è comprensivo dell’introito dei Musei Vaticani, che ormai sono fermi al periodo A.C. (Ante Covid-19), poiché al momento gli introiti sono azzerati.

Anche per lo Stato della Città del Vaticano questo 2020 è stato economicamente disastroso. Nella speranza che l’Anno Nuovo porti risoluzioni ai problemi terreni, il buon padre di famiglia e la buona madre di famiglia si rimboccano le maniche tutti i giorni, concedendosi ove previsto una passeggiatina con famiglia a Piazza San Pietro nelle ore concesse da Dpcm per ammirare albero e presepe, che nonostante la crisi anche quest’anno il Governatorato non si è fatto mancare.

Foto di copertina: Raffaello Sanzio, La Trasfigurazione, Pinacoteca Musei Vaticani.

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