Presentato il manifesto del Meeting di Rimini

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Essenzialità, semplicità e sintesi. Questi i tratti caratterizzanti del manifesto dell’edizione 2021 del Meeting per l’amicizia fra i popoli (20-25 agosto) in continuità con l’immediatezza e la duttilità visiva e comunicativa del Meeting 2020 Special Edition.

Con il titolo ‘Il coraggio di dire io’ il prossimo Meeting è un invito a riscoprire la consistenza e la grandezza della propria vita perché attraverso responsabilità, dialogo e creatività diventi sempre più piena e feconda, come ha sottolineato Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Inoltre il Meeting tornerà a svolgersi come tradizione nella Fiera di Rimini, che sarà predisposta a gestire l’afflusso del pubblico nel rigoroso rispetto delle norme per la prevenzione della diffusione del Coronavirus. Allo stesso tempo sarà potenziata l’infrastruttura digitale che ha permesso che l’edizione scorsa raggiungesse circa 3.000.000 persone collegate online sul sito, l’app, il canale Youtube e le emittenti televisive dei media partner SkyTg e Avvenire, e di altre testate, da Corriere Tv a Tv2000.

Inoltre il presidente Scholz ha sottolineato che “in questi giorni sta per uscire una nuova versione del sito della manifestazione www.meetingrimini.org ed è in fase di riprogettazione avanzata l’app ‘Meeting di Rimini’, disponibile per smartphone e tablet dotati dei sistemi operativi Android e iOS.

Non quindi un ritorno al passato, anche se continuerà ad essere un Meeting con convegni e spettacoli dal vivo, mostre (ne sono previste una decina) eventi per ragazzi e amanti dello sport, ma un Meeting che farà tesoro dell’anno ‘speciale’ 2020 per riproporsi in versione sia fisica sia digitale”.

Per quanto riguarda il titolo il presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz, ha sottolineato il meeting riparte dalle esperienze dello scorso anno: “Che l’edizione speciale del Meeting abbia potuto essere in un anno così drammatico un segno di speranza è stata una sorpresa che ci ha riempito di gratitudine: non era programmabile che così tante persone invitassero amici, conoscenti e sconosciuti a partecipare (in piccoli gruppi o in piazze organizzate nelle città) alle testimonianze e alle riflessioni, agli spettacoli e alle mostre che il Meeting voleva offrire, perché il bene e la bellezza potessero aprire nuovi orizzonti in un mondo che rischiava di chiudersi e di offuscarsi”.

Proprio da queste esperienze è nato il titolo della prossima edizione, ‘Il coraggio di dire io’: “Sono parole tratte dal diario del filosofo danese Søren Kierkegaard, che in quelle pagine riflette sull’incapacità diffusa di esprimere in modo personale le proprie convinzioni più profonde e la difficoltà di condividerle, che finisce per lasciare spazio ad una specie di indifferenza generale rispetto alle domande più importanti e più decisive per la vita di ognuno.

Queste considerazioni sono state riprese in diverse occasioni da don Luigi Giussani, che ha sempre sottolineato l’urgenza di cercare una consistenza del proprio ‘io’ per poter trovare un compimento della propria vita, una risposta al proprio desiderio di felicità, di bellezza, di giustizia. Per poter rendere la propria vita utile per tutti”.

In questo momento storico occorre affrontare le sfide in modo nuovo: “A maggior ragione ci è chiesto di rispondere con tutto noi stessi alle nuove sfide che incontriamo, di entrare in un dialogo costruttivo sulle domande esistenziali, sociali, culturali ed economiche che emergono con crescente urgenza, di creare nuove soluzioni e nuove proposte all’interno di uno scenario storico senza precedenti. Siamo arrivati ad un momento che ci toglie definitivamente l’illusione di poter vivere all’insaputa di noi stessi”.

Il presidente Scholz ha inoltre sottolineato che l’individualismo è incapace di pronunciare ‘io’: “E’ un paradosso, ma l’individualismo che ha segnato questa epoca, fino a sconfinare nel narcisismo, è nato proprio dalla incapacità di dire ‘io’, dal non voler riconoscere le relazioni che permettono all’io di conoscersi e di maturare. Dal non voler approfondire i rapporti che gli consentono di esprimersi attraverso i suoi talenti e di crescere rendendosi partecipe della vita degli altri”.

Solo chi ha coraggio scopre un desiderio: “E’ proprio la trascuratezza del nostro io che rende flebile la forza dell’entrare in rapporto con gli altri e con il mondo. Mentre il coraggio di dire ‘io’ ci permette di scoprire la potenza del desiderio di bene che alberga nel nostro cuore facendo nascere un vero senso di responsabilità, una capacità di dialogo intento a valorizzare il positivo, anche più nascosto, una creatività capace di rischiare insieme ad altri.

‘Il coraggio di dire io’ è la radice di una vita culturale ricca e profonda è la radice di una società civile in grado di ridare vigore ai corpi intermedi come forma di una condivisione libera e responsabile, unica alternativa ad una massa di individui senza personalità, governati da un potere sempre più personalistico.

Ed ha spiegato la scelta: “Ecco perché lo abbiamo scelto come titolo: è un invito a riscoprire la grandezza della propria vita, perché attraverso la responsabilità, il dialogo e la creatività diventi più piena e più ricca. E arricchisca la vita di tutti”.

(Foto: Meeting dell’Amicizia tra i popoli)

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