Mons. Marconi: Natale è festa per tutti

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“Ci è stato dato un figlio. Si sente spesso dire che la gioia più grande della vita è la nascita di un bambino. E’ qualcosa di straordinario, che cambia tutto, mette in moto energie impensate e fa superare fatiche, disagi e veglie insonni, perché porta una grande felicità, di fronte alla quale niente sembra che pesi. Così è il Natale: la nascita di Gesù è la novità che ci permette ogni anno di rinascere dentro, di trovare in Lui la forza per affrontare ogni prova. Sì, perché la sua nascita è per noi: per me, per te, per tutti noi, per ciascuno”.

Così papa Francesco nella notte di Natale ed il vescovo di Macerata, mons. Nazareno Marconi, nell’omelia ha raccontato ai fedeli il giorno di Natale, che cambiò la storia: “La mattina inoltrata del giorno di Natale si svegliarono insonnoliti, groppa a groppa, dentro la stalla di Betlemme ormai vuota. L’asino e il bue ci misero un poco a rendersi conto che quella mattina nessuno era venuto all’alba per condurli al lavoro”.

Una giornata vista dall’asino e bue: “Quella si presentava come una strana e davvero imprevista giornata di festa. D’altra parte anche la notte era stata strana e così piena di imprevisti che i due non avevano neppure avuto modo di presentarsi… Mentre parlava sentì una fitta di dolore al groppone e si ricordò perché la notte prima aveva maledetto quel falegname, quando lo aveva svegliato e spinto in fondo alla stalla, per fare un po’ di posto a sua moglie che stava per partorire”.

Ed ha raccontato la gioia degli animali alla nascita del Salvatore: “Era un asino simpatico ed ambedue si fecero una sonora risata, che la gente avrebbe scambiato per un raglio e un muggito, ma era una risata. Perché quei due erano, nel fondo del cuore, davvero felici di tutto quello che avevano vissuto.

La luce, il primo vagito del Bambino, poi il canto dal cielo che sembrava di angeli, la venuta dei pastori e poi, chiamata da loro, della gente semplice di Betlemme. Così: chi di giorno aveva chiuso la porta in faccia a Maria e Giuseppe, in quella notte luminosa, vergognandosi un poco, aveva aperto le braccia e portato un dono. Chi un pane, chi un panno morbido per avvolgere il Bambino. Addirittura c’era anche chi aveva dato un po’ di fieno alle due bestie e aveva riempito di acqua pulita il secchio della stalla”.

Ed ha raccontato la nascita di Gesù: “Poi se ne erano andati portando con loro Maria, Giuseppe ed il Bambino a cui, con la buona volontà di tutti, avevano trovato una piccolo alloggio. Sembrava che quella nascita avesse reso tutti più buoni”.

Insomma la nascita di Gesù ha portato una novità: “Forse sarà che sono un somaro – disse l’asinello di Nazareth –, ma la gente non è cattiva. Solo che quando corrono come matti da un posto all’altro, o vivono sempre curvi sotto il peso della vita, finiscono come noi: sbattono schiena contro schiena ma non si guardano negli occhi.

E’ per questo che non vedono la fatica e la sofferenza dell’altro. Ed il bue, scuotendo la testa, pensò che in tutto il mondo proprio a lui doveva capitare come compagno di stalla un asino filosofo… ma tutto sommato poteva andargli peggio”.

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