Da Gerusalemme un invito a non temere

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‘Non temete’ è la rassicurazione dell’Angelo, che annuncia ai pastori la nascita di Gesù; ed è la stessa frase del patriarca di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, che nel messaggio invita a non rinunciare alla gioia, nonostante la situazione:

“Sono certo che avremmo voluto celebrare in maniera assai diversa questo Natale e avremmo voluto che la città di Betlemme risuonasse, come sempre in questo periodo dell’anno, di gioia e di festa in tutte le sue vie, e soprattutto per i nostri bambini”.

Però, causa pandemia, il patriarca sottolinea la situazione in Terra Santa: “Ma non è così. Tutto è ridotto al minimo essenziale e non vi è nulla del clima di festa che solitamente caratterizza questo periodo: sono scomparsi i pellegrini, che portano a Betlemme da tutto il mondo la loro gioia per la nascita del Salvatore, e che portano anche il sorriso in tante famiglie, che ora, invece, sono senza lavoro da diversi mesi; non possiamo ritrovarci numerosi in comunità per le celebrazioni liturgiche; non abbiamo potuto riunirci con i diversi gruppi che in questo periodo organizzano feste e incontri… insomma, abbiamo un Natale di basso profilo, da dimenticare”.

Quindi vivere senza paura è una grande sfida: “Sì, è un’enorme sfida vivere senza paura nel nostro mondo, un mondo che con le sue dinamiche non cessa di alimentare tanta ansia. Gli occhi del corpo vedono tutte le ragioni della paura”.

Però occorre andare oltre queste ‘sensazioni’ corporali: “Tuttavia, gli occhi dello Spirito vedono i segni che Dio fornisce all’uomo: i segni della Sua presenza, della Sua forza nascosta e del Suo Regno che appaiono dentro di noi quando Gli lasciamo posto. E quali sono i segni che ci rassicurano che davvero il Signore sta per inaugurare il Suo Regno?

Non avremo grandi ed eclatanti prove. Non avremo segni straordinari. Non apparirà nulla che sconvolga il mondo a prova dell’evento. Il Regno di Cristo Signore non ha nulla a che fare con il potere di Cesare Augusto, o con manifestazioni potenti e visibili di forza. Non così viene il Regno. Un bambino in una mangiatoia, ecco il segno dell’inizio del nuovo Regno”.

Ed ecco che il coraggio dei pastori capovolge il mondo: “La paura ci impedisce di aprirci e così diventiamo sterili, invece di rispondere alla nostra chiamata a diventare portatori di Dio. I pastori del Vangelo hanno accolto l’invito dell’angelo e si sono messi in cammino per vedere e riconoscere in quel segno, nel bambino posto in una mangiatoia, il Cristo Signore.

Gesù è venuto per capovolgere i nostri pensieri, per sorprendere le nostre aspettative, per scuotere la nostra esistenza… per risvegliarci dall’illusione che tutto è noto, tutto è sotto controllo, che lo sconforto è l’unica risposta logica alla triste realtà del nostro mondo”.

L’importante è lasciarsi guidare dallo Spirito di Dio: “Lasciamoci guidare dallo Spirito, per riconoscere ancora una volta, nonostante tutto, nella verità della nostra realtà, il segno della Sua presenza.

Dobbiamo deciderci: se limitarci a guardare alla nostra realtà del mondo di oggi, spaventato e governato dalle sue logiche di potere, o saper scrutare oltre e, con gli occhi dello Spirito, riconoscere la presenza del Regno in mezzo a noi. Se lasciare spazio alla frustrazione e alle fatiche del mondo, o farci capaci, nonostante tutto, di gioia e amore”.

Ed ha invitato i credenti a diventare ‘segno’: “Noi stessi siamo chiamati a diventare a nostra volta un segno. Solo quello che i nostri occhi vedono è ciò che la nostra vita può concretamente annunciare. Guardare la realtà con gli occhi dello Spirito, significa avere una vita ricca di Spirito e perciò feconda.

Se decidiamo di fare Natale anche quest’anno, è perché crediamo che Lui sia nato e sia presente. Allora tocca a noi diventare il segno della grande gioia che da questo fatto deriva, la gioia dell’Emmanuele, Dio con noi, e diventarne testimone”.

Ed il Custode di Terra Santa, p. Francesco Patton, augura che Natale faccia comprendere la Salvezza: “Grazie a Dio non è vuota la grotta della natività, perché la comunità cristiana locale, nonostante le terribili difficoltà economiche che sta attraversando, continua a vivere nella città in cui Gesù è nato e continua anche a celebrare con gioia e con speranza la nascita del Bambino venuto a salvarci…

Tutti noi ricordiamo che, sentito l’annuncio dell’Angelo, i pastori furono i primi a venire ad adorare il Salvatore. Poi, dopo qualche tempo, come racconta l’evangelista Matteo, vennero i Magi. Questi saggi partiti dall’Oriente rappresentano tutti noi, tutta l’umanità”.

Gesù aspetta di essere accolto: “Anche oggi il Bambino Gesù continua a rendersi presente: nel bimbo che chiede di poter nascere, nel vecchio messo da parte, nell’ammalato privo di compagnia, nel forestiero esiliato, nel povero emarginato, in ogni piccolo e scartato della società.

In questo tempo di sofferenza, di incertezza, di solitudine e angoscia, a ciascuno di voi e alle vostre famiglie, agli ammalati e a chi si prende cura di loro, giunga dalla Grotta di Betlemme l’annuncio che riporta gioia e pace dentro le nostre case, speranza dentro i nostri cuori e salvezza nel mondo intero”.

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